Le testimonianze di chi fugge dalla guerra in Siria arrivano nel cuore di Bologna. GVC lancia la campagna “Quello che ho visto”, frutto della collaborazione con l’artista Stefano Ricci che animerà via Indipendenza con un racconto scandito in 25 tavole illustrate capaci di proiettare i passanti nelle esistenze di chi vive in sospeso tra la guerra e la sopravvivenza, in Libano, paese che accoglie oltre un milione di rifugiati siriani. Qui, nella Valle della Bekaa, grazie al sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, GVC garantisce percorsi di formazione e avviamento professionale sia per i rifugiati siriani che per i libanesi affinché, attraverso la condivisione della ricerca di un lavoro, si possano prevenire gli scontri sociali. “E’ stato un viaggio pieno di senso rispetto a quello che sta succedendo in Europa. In Libano, un abitante su tre è un rifugiato siriano. Quello che è accaduto in Siria ci riguarda profondamente – racconta Stefano Ricci -. Ho cercato di creare un racconto intimo che accompagni i passanti che attraversano la città in una dimensione in cui il tempo si dilata e si fa emotivo ma è pur sempre uno spazio politico: è una sfida di umanità, un dialogo uno a uno”.

Photo credit: Michele Lapini

Ormai, in Siria, si contano le case rimaste in piedi. Maan vive ancora lì, tra le macerie. Arrivato nel campo di Raas Baalbek, in Libano, fa la conta delle abitazioni. “Solo la tua è caduta!” annuncia a uno dei suoi nipoti che ha due bambini in braccio e uno che gli tira la cintura. Tutti, però, sorridono perché hanno imparato ormai a convivere ogni giorno con gli effetti della guerra. Nato su un affluente dell’Assi, il fiume ribelle che scorre al contrario, il campo in cui sopravvivono sessanta persone in undici tende è per l’artista Stefano Ricci anche un luogo di inedite corrispondenze e di miraggi. O almeno così gli è sembrata la grande mano sulla tenda costruita con i resti di una pubblicità murale sulla cui porta è apparsa Nayfi, la donna più anziana del campo. “Prima che cominciasse la guerra, stavamo molto bene ma quando si sono messi a combattere nel nostro villaggio abbiamo resistito un anno e poi siamo dovuti andare via. Eravamo contadini, avevamo molta terra, le mucche. Abbiamo perso tutto. Siamo scappati con i vestiti che avevamo indosso. Nient’altro. Nient’altro” si legge in una delle 25 tavole illustrate da Ricci che fino al 15 ottobre saranno affisse sotto i portici di Via Indipendenza a Bologna, per iniziativa di GVC e CHEAP.

Photo credit: Michele Lapini

“Io non ho paura delle persone. Mi fido” racconta Ricci. Per questo consegna ai passanti le storie di persone come Mohannad che è scappato a 16 anni da Aleppo e che ora lavora come parrucchiere in Libano ma nella sua terra ha visto morire molti amici. Eppure, nei campi la vita continua a nascere, anche se un’intera generazione conviverà per sempre con traumi indelebili, come sarà per Wassim. “Abbiamo bevuto insieme due arak e siamo stati in silenzio un bel po’. A un certo punto ha rotto il silenzio e mi ha detto: sai, c’era questo mio amico – ricorda Ricci - e puntandosi l’indice sulla fronte e il pollice sulla testa ha fatto uno schiocco con la lingua”. Era il rumore del proiettile che gli aveva portato via in un solo momento l’amico. “Siamo ormai abituati a vedere immagini di persone che muoiono e il nostro grado di empatia sta diminuendo – denuncia Ricci-. Wassim, però, raccontando, ha fatto esistere quell’attimo anche per me”.

Photo credit: Michele Lapini

L’obiettivo di GVC e CHEAP è quello di fare in modo che tutti coloro che attraverseranno il centro di Bologna possano andare oltre l’assuefazione e l’indifferenza, immergendosi in una serie di affissioni nel paesaggio urbano che scardinano i riferimenti urbani - chiarisce Flavio Tieri di GVC, che ha curato il coordinamento del progetto e della campagna -. Al posto della pubblicità, sulle bacheche dei muri, ci saranno le pagine di un viaggio che porta sino in Libano e in Siria”. 

Sul sito gvc-italia.org/quellochehovisto/ sarà possibile richiedere le illustrazioni di Stefano Ricci e seguire la campagna #quellochehovisto.