Nel 2020, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 9 settembre “Giornata Internazionale per la tutela dell'educazione dagli attacchi armati”. La giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione mondiale sulle condizioni di vita di milioni di bambini/e che vivono in Paesi colpiti da guerre e conflitti armati, e, in generale, promuovere e salvaguardare il diritto all’Educazione, senza discriminazioni. 

Per valutare, monitorare e contrastare l’impatto che i conflitti armati hanno sulla vita dei/lle più giovani, le Nazioni Unite hanno individuato sei gravi violazioni: l’uccisione e la menomazione di bambini e bambine; il loro reclutamento come soldati; la violenza sessuale; il rapimento; la negazione dell’accesso ai servizi umanitari, e gli attacchi contro scuole e ospedali. Tutte queste azioni limitano e impediscono, direttamente e indirettamente, le possibilità educative di bambini e bambine. 

In particolare, nelle zone di conflitto, le scuole possono venire attaccate, saccheggiate e utilizzate per scopi militari; al personale scolastico, agli studenti e alle studentesse viene impedito di accedere alle strutture, alle classi e, quindi, all’apprendimento; bambini e bambine possono essere reclutati come aiutanti o soldati dei gruppi armati. Gli scontri, inoltre, possono far scoppiare o acuire crisi economiche, forzare gli e le abitanti a emigrare, peggiorare l’adeguatezza e l’accesso ai servizi sanitari, incidendo fortemente sulla qualità dell’educazione. 

Inoltre, gli ostacoli a un'educazione sicura e di qualità si ripercuotono su tutta la comunità: l’educazione, infatti, è un fattore di empowerment sociale e comunitario, poiché sviluppa le competenze, i valori e gli atteggiamenti che consentono ai cittadini e alle cittadine di condurre una vita soddisfacente, prendere decisioni informate e partecipare attivamente alla vita sociale, politica ed economica. In questo senso, la scuola, cuore dell’educazione, è un contesto di fondamentale importanza, uno spazio che si apre alla comunità, garantendo trasmissione di conoscenze e buone pratiche tra generazioni. 

Il continente africano è il più colpito da conflitti armati: attualmente, in 12 Paesi ci sono attacchi terroristici e/o guerre civili, che coinvolgono forze locali, nazionali e straniere. Nel 2021, l’Africa ha registrato il numero più alto di bambini che vivono in zone di conflitto, per un totale di circa 180 milioni. In Libia la guerra civile agita il Paese dal 2011, nella Repubblica Centrafricana dal 2004, nella Repubblica Democratica del Congo i conflitti tra gruppi armati risalgono alla fine del Novecento, come nei Paesi del Sahel, mentre in Somalia gli scontri tra le forze federali e Al-Shabaab vanno avanti dal 2006. I conflitti attuali, che spesso hanno origine nelle violenze della colonizzazione e nei processi di decolonizzazione, sono oggi lotte per il potere e per le risorse tra fazioni contrapposte, che hanno delle gravi ripercussioni sulla qualità e l’accesso all’educazione di migliaia di bambini e bambine, e, di conseguenza, sul benessere delle loro comunità. 

In Africa, sono circa 2milioni i bambini/e che non vanno a scuola a causa di conflitti armati 

A livello globale, 1 bambino/a su 4 che necessita di aiuto umanitario vive in Africa. In totale, 1milione e 900mila bambini e bambine vedono negato il proprio diritto all’educazione a causa di situazioni di violenza e insicurezza intorno e nelle scuole in Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Niger e Nigeria. 

Secondo l’UNICEF, nel 2019, nei Paesi dell’Africa Centrale e Occidentale, le scuole costrette a chiudere a causa dei conflitti erano 9.272, impedendo l’accesso all’istruzione a 1.91 milioni di bambine/e e l’insegnamento a 44mila insegnanti. Nella regione, 40.6 milioni di bambini/e non vanno a scuola.  

Sempre nel 2019, erano 4 milioni i bambini e le bambine rifugiati/e, e 7 milioni gli e le sfollati/e interni a causa di violenze, conflitti, povertà, cambiamento climatico e crisi economica. Costretti a fuggire dalle proprie case, bambini, bambine e adolescenti devono affrontare numerose sfide per tornare a studiare o, se mai hanno frequentato la scuola, per iniziare a farlo nel loro nuovo ambiente. Inoltre, l’Africa sub-sahariana, la zona maggiormente colpita da conflitti armati, presenta le percentuali più alte di bambini/e e adolescenti che non vanno a scuola: il 60% dei giovani tra i 15 e i 17 anni, 1 bambino/a su 5 tra i 6 e gli 11 anni e il 30% tra i 12 e i 14.  

Altri indicatori per monitorare l’impatto dei conflitti sul diritto all’Educazione sono il numero di bambini e bambine reclutati/e dai gruppi armati e le scuole attaccate. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riporta che, nel 2022, su 9 Paesi attualmente in conflitto, ci sono stati 416 attacchi alle scuole e 3544 bambini/e sono stati reclutati dai gruppi armati. 

Inoltre, in un contesto di crisi, le bambine sono 2.5 volte più a rischio di dover abbandonare la scuola dei bambini. Da un lato, infatti, vi è culturalmente una maggior propensione a sacrificare la loro istruzione; dall’altro, le bambine sono più colpite da forme di violenza di genere, come i matrimoni precoci forzati. Nelle situazioni di violenza, povertà e insicurezza causate dai conflitti armati, si ricorre maggiormente ai matrimoni precoci forzati per far fronte alla difficoltà economiche e sostenere la famiglia. In alcuni casi, i matrimoni assumono anche una funzione protettiva, ovvero per salvare le ragazze dallo sfruttamento fisico e sessuale. Per potersi sposare ed eventualmente avere una gravidanza, queste sono però costrette a lasciare la scuola. Nei Paesi dell’Africa Centrale e Occidentale, 4 ragazze su 10 si sposano prima dei 18 anni. 

WeWorld insieme ai bambini e alle bambine per un’educazione di qualità 

Siamo in prima linea per proteggere e promuovere il diritto all’educazione in contesti di crisi e conflitti armati. In Africa, siamo presenti in Libia, Niger, Mali, Burkina Faso e nella Repubblica Democratica del Congo, dove agiamo su diverse dimensioni connesse al diritto all’educazione: la salute, l’insicurezza alimentare, la violenza e l’accesso all’istruzione di bambini e bambine, in particolare per i gruppi maggiormente marginalizzati. 

Il nostro impegno continua con la partecipazione a ChildFund Alliance, un gruppo di 11 organizzazioni che supporta bambini, bambine e loro famiglie a contrastare la povertà e a poter sviluppare tutto il proprio potenziale. 

Leggi anche: WeWorld e ChildFund Alliance  

Inoltre, facciamo parte della coalizione “Campagna Globale per l’Educazione”, una rete di associazioni della società civile, educatori/trici, insegnanti, ONG e sindacati, che ha lo scopo di mobilitare idee e risorse, e fare pressione sulla comunità internazionale e sui governi affinché si impegnino per il raggiungimento degli obiettivi della “The Education for All-Fast track Initiative" (EFA-FTI), una partnership globale, coordinata dall’UNESCO, che vuole garantire un’educazione di qualità a tutti i bambini e le bambine del mondo. 

Per questo motivo, insieme alle organizzazioni parte della Campagna Globale per l’Educazione in Italia, abbiamo chiesto all’Italia di impegnarsi a proteggere e promuovere il diritto all’Educazione anche in contesti di emergenza e crisi protratte, attraverso un primo contributo di almeno 15M€ (3,75M€ all’anno) totali per i prossimi 4 anni a Education Cannot Wait

Education Cannot Wait è il fondo globale delle Nazioni Unite per l’educazione nelle emergenze e nelle crisi protratte. Solo nel 2021, ECW ha raggiunto 3,7 milioni di bambini, bambine e adolescenti in 32 Paesi colpiti da crisi (di cui il 48,9% ragazze).  

Leggi anche: Educazione in emergenza  

Per approfondire: WeWorld Index 2022. 

Per approfondire: Emorragia educativa in Burkina Faso. Il Burkina Faso conta quasi la metà delle scuole chiuse dell’Africa centrale e occidentale 

Come proteggere l'educazione dai conflitti armati? 

I conflitti armati rappresentano una barriera per il futuro di migliaia di bambini e bambine. In questi contesti, il loro diritto a un’educazione di qualità, le loro opportunità di crescita e formative e le loro capacità sono fortemente minacciate. Per questo motivo, è necessario che tutti gli attori implicati, a livello locale, nazionale e internazionale, agiscano per promuovere e proteggere la loro educazione. 

WeWorld, insieme a ChildFund Alliance, ha, quindi, individuato alcuni possibili interventi: 

  • La comunità internazionale dovrebbe lavorare per mantenere e implementare gli impegni relativi alla protezione dei bambini e alla diminuzione di armi e munizioni, nonché aumentare e sostenere la cooperazione internazionale nei contesti di crisi, operando per terminare i conflitti armati e proteggere l’educazione dei/lle bambini/e; 
  • I governi nazionali dovrebbero investire su un'adeguata valutazione del rischio per le scuole e le strutture educative, così come sulla capacità di rispondere rapidamente alle emergenze. In particolare, queste misure dovrebbero essere inserite all’interno della pianificazione del settore educativo, in collaborazione con bambini/e, giovani, insegnanti e comunità, in modo da soddisfare le loro esigenze
  • Le parti coinvolte nei conflitti dovrebbero aumentare i propri sforzi nell’assicurare che i bambini/e ricevano supporto umanitario, e inserire la protezione dei/lle bambini/e all’interno dei processi di pace
  • La giurisdizione criminale internazionale dovrebbe chiedere l’avvio di procedimenti penali contro i presunti autori di gravi violazioni nei confronti dei/lle bambini/e in conflitto, e il risarcimento per i/le bambini/e vittime di violenze

Infine, è necessario che tutti gli attori internazionali, nazionali e locali investano nella protezione e nella promozione del diritto all’Educazione in contesti di emergenza e crisi protratte. Per questo motivo, WeWorld, insieme alle organizzazioni italiane della Campagna Globale per l’Educazione, chiede all’Italia di contribuire economicamente al fondo delle Nazioni Unite “Education Cannot Wait”, per assicurare a bambini e bambine nelle zone di conflitto un accesso sicuro e adeguato a un’educazione di qualità.