WeWorld è presente in Burkina Faso dal 1985. In oltre 40 anni siamo intervenuti in diverse zone del paese per garantire cibo e salute, attraverso il coinvolgimento di associazioni e comunità, contribuendo al loro consolidamento e rafforzamento.

Dopo la crisi alimentare del 2012, che ha aggravato la situazione del Paese portando a una riduzione della produzione agricola e un aumento del costo dei prodotti alimentari di base, ci siamo concentrati contro la malnutrizione, specie quella infantile.

Il Burkina Faso, infatti, registra tra i tassi di malnutrizione cronica più elevati dell'Africa e del mondo, ne soffrono il 15% dei bambini al di sotto dei 5 anni. A causa di pratiche alimentari inadeguate, i bambini sono affetti da un deficit cronico di micronutrienti causa di gravi ritardi nella crescita fisica ed intellettuale.

La malnutrizione cronica dipende da una complessità di cause, per questo è necessario un approccio integrato che agisca sull’emergenza ma costruisca le capacità di soluzione nel lungo termine.

  • 15 % bambini che soffrono di malnutrizione cronica
  • 38 mila famiglie che hanno ricevuto cash transfer

Il nostro intervento

Per far fronte a questa emergenza, abbiamo avviato diversi interventi, in particolare:

  • formazione del personale medico-sanitario locale;
  • realizzazione di campagne nei villaggi per curare i bambini malnutriti;
  • costruzione di nuovi centri sanitari destinati alla cura dei bambini più gravi e delle loro mamme.

Per le famiglie più vulnerabili, inoltre, abbiamo garantito assistenza economica attraverso cash o voucher alimentari, utili strumenti per sostenere piccoli commercianti e agricoltori locali.

A fronte di questo impegno, nel 2017 WeWorld è stata nominata “Cavaliere dell’Ordine del merito” dalla Gran Cancelleria del Governo burkinabè, come riconoscimento per l’impegno volto a rafforzare la resilienza delle comunità  più vulnerabili e a garantire la sicurezza alimentare nelle regioni del Nord e del Sahel.

La crisi umanitaria del 2019

La recente instabilità politica ha aggravato la situazione del Paese, specie a causa delle continue incursioni dei gruppi armati radicali nel Nord del paese.  

Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che la crisi nel Paese ha coinvolto 2.2 milioni di persone e che 1.2 milioni necessitano di assistenza alimentare. La maggior parte degli sfollati interni si trova proprio al Nord del paese, al confine tra Mali e Niger, dove i centri nutrizionali e le scuole chiudono mentre il personale fugge. Molti sono rifugiati presso familiari che a stento potranno sostenere una famiglia altrettanto numerosa a cui dare almeno acqua e cibo. 

A questa crisi si aggiunge la grave siccità, causata dall’impatto dei cambiamenti climatici sempre più grave nell’Africa subsahariana. Per la popolazione di queste regioni, che nell’80% dei casi vive grazie all’agricoltura e all’allevamento, questa situazione provoca povertà, insicurezza alimentare e malnutrizione, sia acuta che cronica, soprattutto nei bambini. Si stima infatti che in vista della stagione di magra - tra giungo e agosto 2020 - 1,8 milioni di persone avranno bisogno di assistenza alimentare.  

La nostra risposta

In questo contesto, e di fronte alla crisi delle regioni del nord, abbiamo attivato degli interventi per il rafforzamento delle comunità vulnerabili nelle province di Soum e Loroum, al confine con il Mali.  

Il nostro intervento si traduce nel garantire i bisogni primari della popolazione attraverso: prevenzione della malnutrizione; promozione della coltivazione e del consumo di prodotti locali, come ad esempio farine fortificate e la moringa come integratore alimentare; miglioramento dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici nei centri di salute. 

Al programma hanno avuto accesso quasi 3.000 famiglie tra le più vulnerabili. Grazie al meccanismo del cash transfer hanno ricevuto mensilmente e per 16 mesi una somma compresa tra 15 e 30 euro con cui acquistare cibo e far fronte alle spese più urgenti e necessarie. 

Le famiglie sono state inoltre sostenute e seguite per avviare o rafforzare attività generatrici di reddito e per migliorare le capacità di produzione agropastorale, in modo che possano diventare fonti di sussistenza sicure. Inoltre, il programma prevede un impegno con le autorità locali, sostenute al fine di rafforzare le loro capacità di gestione delle crisi. 

Le attività previste dal Programma - finanziato dall’Unione Europea e realizzato in consorzio con altre Ong - sono rivolte soprattutto ad aumentare le capacità di resilienza della popolazione che vive in questa area, coinvolgendo direttamente 160.000 persone - pari al 43,4% degli abitanti di questa zona del Paese - tra le quali 70.000 sono donne e bambini sotto i 5 anni. 368.000 persone sono beneficiari indiretti, grazie al programma che prevede un accesso facilitato ai servizi di base come acqua e servizi igienici, presente in 6 comuni delle provincie coinvolte. Il sostegno delle famiglie è affiancato dalla costruzione di infrastrutture che contribuiscono a migliorare le condizioni di vita di tutte le comunità.