Il problema della violenza contro le donne non è un’emergenza estemporanea, ma una questione strutturale che pervade l’intera società, ancora profondamente condizionata da matrici di stampo tradizionalista e patriarcale. Solo cambiando il modo in cui si considera la violenza possiamo davvero pensare di contrastarla.
WeWorld da più di 10 anni lavora in Italia per contrastare il fenomeno della violenza maschile contro le donne combinando l’intervento di empowerment sul territorio, per ridare vita e indipendenza alle donne, a due strumenti fondamentali: prevenzione e sensibilizzazione, che includono campagne di sensibilizzazione nazionale, attività di advocacy e ricerca.
Nel 2021, WeWorld ha realizzato l’indagine “La cultura della violenza” da cui emerge che 1 donna su 3 non riconosce le forme più subdole di violenza. Nonostante in questi 10 anni, anche grazie al lavoro di realtà come la nostra, il problema della violenza sulle donne sia entrato nel nostro immaginario collettivo e si abbia maggior consapevolezza del problema e del suo sommerso, tanto c’è ancora da fare. Prima di tutto nel riconoscere che la violenza non è solo quella fisica ma ci sono forme molto più sottili e altrettanto gravi.
L’indagine nasce con l’obiettivo di misurare, da un lato la percezione delle cause della violenza sulle donne in Italia, dall’altro per fotografare il grado di consapevolezza del fenomeno tra le donne stesse e in particolare quanto siano ancora diffusi, anche in modo inconsapevole, diverse forme di violenza e molestie, così come gli stereotipi di genere, anche sui bambini. Aspetti chiave che evidenziano come sia ancora forte la cultura patriarcale in Italia, con stereotipi di genere che creano i presupposti per una cultura della violenza e sopraffazione così pervasiva da essere data a volte per scontata dalle donne stesse.
Mentre è universalmente riconosciuto che la violenza fisica sulle donne, fino alle estreme conseguenze del femminicidio, è reato, non si può dire lo stesso per tutte quelle forme di violenza invisibile (psicologica ed economica, ad esempio) che si basano su un modello di prevaricazione maschile e che restano più difficili da riconoscere.
Hihglights della ricerca
- Meno del 40% delle donne è consapevole di aver subito almeno una volta nella vita una qualche forma di molestia.
- Circa il 70% delle lavoratrici dichiara di aver subito una forma di discriminazione in ambito lavorativo; il 40% ha subito una forma di violenza e/o controllo in una relazione sentimentale/familiare, oltre il 50% da sconosciuti con il catcalling.
- Tra coloro che hanno dichiarato precedentemente di non aver mai ricevuto molestie: 1 donna su 3 dichiara, successivamente, di aver subito almeno una forma di violenza/controllo all’interno di una relazione sentimentale/familiare e 2 su 10 ne dichiarano almeno tre.
- Più̀ del 50% delle donne ha subito catcalling almeno una volta nella vita. Ma oltre 1 su 3 precedentemente risponde di non aver mai subito una molestia.
- Il 70% delle donne vede nella cultura patriarcale e maschilista la causa più̀ importante dalla violenza sulle donne, mentre 3 uomini su 10 individuano ancora nelle donne, che provocano e che umiliano, le cause della violenza.
Contrastare e prevenire il fenomeno della violenza richiede innanzitutto una maggiore e migliore comprensione dello stesso e per farlo è fondamentale andare alla radice dei meccanismi che ne stanno alla base, che perpetuano gli stereotipi di genere e le asimmetrie sociali. La consapevolezza della gravità del fenomeno e del suo radicamento culturale ci spinge a ritenere prioritario un cambiamento profondo nella (e della) nostra società ed è qui che un’organizzazione come la nostra può fare la differenza.
Il nostro lavoro sul territorio si concretizza con gli Spazi Donna WeWorld, oggi presenti in 7 città (Milano, Bologna, Brescia, Roma, Napoli, Pescara e Cosenza): un servizio gratuito di ascolto e sostegno dedicato alle donne con fragilità che vivono le periferie delle grandi città. Sono spazi aperti a tutte le donne che sentono il bisogno di orientamento e supporto, sia psicologico, pedagogico, alla genitorialità, lavorativo o altro. Qui le donne accedono per chiedere aiuto per qualsiasi fragilità e iniziano con noi un percorso di empowerment che ha l’obbiettivo di portarla a una nuova conquista di autonomia: economica, personale e psicologica. Alcune delle donne che vengono nei nostri Spazi all’inizio non sono perfettamente consapevoli di essere vittime di violenza. Gli episodi di violenza fisica, quando sporadici, vengono minimizzati e spesso rimossi, mentre la violenza psicologica non considerata tale.
Parlare della violenza sulle donne e delle sue tante forme è già un modo per contrastarla. Attraverso la campagna #UnRossoAllaViolenza realizzata insieme a Serie A daremo un simbolico cartellino rosso a ogni forma di violenza: fisica, psicologica, economica. Anche quella che si nasconde dietro alla scusa del “complimento” - come il cat calling (fischi, gesti e commenti non richiesti sul corpo) – dietro alle discriminazioni che riguardano il linguaggio o ancora nelle chat tra amici, ad esempio con la condivisione di materiale intimo non autorizzato.
Si tratta di molestie che hanno conseguenze sulla vita e sulla libertà delle donne, dal vestiario che scelgono al modo in cui decidono di spostarsi fuori casa, e se uscire di casa. Insieme vogliamo dare un segnale per abbattere tutte le discriminazioni di genere.
Aiutaci anche tu e pubblica la tua foto con il segno rosso, simbolo della campagna, con #UnRossoAllaViolenza.
Scopri tutti gli eventi organizzati da WeWorld per migliorare l'assistenza legale alle donne vittime di violenza e sensibilizzare il pubblico sul tema.