

Secondo i risultati del sondaggio “Le imprese tra tutela dei diritti umani e ambientali e competitività” promosso da noi insieme a Mani Tese nell’ambito della Campagna Impresa2030 e ad ASviS e realizzato a settembre dall’istituto di ricerca sociale e di mercato SWG, in Italia le persone ritengono fondamentale che le imprese adottino comportamenti responsabili sia nel rispetto dell’ambiente che nella tutela dei diritti umani.
L’85% delle persone intervistate ritiene che le grandi imprese, europee e non, debbano essere obbligate per legge a prevenire danni a persone, ambiente e clima, anche se questo comporta maggiori costi.
L’84% chiede che le aziende vigilino su tutta la catena del valore, assumendosi la responsabilità anche per le violazioni di filiali, partner e subfornitori. È il caso dello sfruttamento in agricoltura o nelle filiere della moda, dove recenti inchieste hanno coinvolto grandi marchi come Loro Piana, Valentino e Armani.
Il 79% si dichiara favorevole a piani obbligatori di riduzione delle emissioni di CO₂ e di contrasto al riscaldamento globale, una posizione condivisa anche da oltre il 70% di chi si colloca a destra o centrodestra.
Il sondaggio evidenzia inoltre che le persone di religione cattolica, praticanti o meno, mostrano un favore superiore alla media per una maggiore regolamentazione delle imprese. Nelle regioni del Nord-Est, area a vocazione produttiva, il consenso risulta ancora più alto. Particolarmente sensibili al tema sono anche le fasce d’età comprese tra i 25 e i 34 anni e quelle di adulti over 55.
“A livello europeo e italiano stiamo assistendo a un progressivo smantellamento delle regole sulla sostenibilità costruite negli ultimi anni attraverso processi democratici e consultazioni pubbliche. Ora si sta tentando di cancellare direttive già approvate, come quella sul Dovere di Diligenza delle Imprese, senza consultare i cittadini. Per questo abbiamo deciso di far sentire la loro voce con questo sondaggio” – dichiara Margherita Romanelli di WeWorld, co-portavoce della Campagna Impresa 2030.
Il rischio, sottolinea Romanelli, è che il pacchetto Omnibus attualmente in discussione in Europa, nato con l’obiettivo di semplificare, finisca in realtà per spingere verso la deregolamentazione in nome della competitività. Ma tre persone su quattro affermano chiaramente che non può esserci competitività senza tutela dei diritti umani, dell’ambiente e senza contrasto al cambiamento climatico.
“Un altro dato significativo è che solo il 34% di chi ha risposto al sondaggio pensa che le autorità pubbliche stiano facendo abbastanza per obbligare le grandi aziende a ridurre il loro impatto negativo sui diritti umani e sul clima. Un dato che evidenzia una crescente consapevolezza tra i cittadini sulla necessità di un'azione più incisiva da parte delle istituzioni” – aggiunge Elisa Lenhard di Mani Tese, coordinatrice della Campagna Impresa 2030.
“L’Istat segnala che le imprese italiane che hanno scelto la sostenibilità migliorano la competitività e la produttività, contrariamente a quanto alcuni sostengono” – commenta Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. “La doverosa semplificazione degli adempimenti amministrativi delle imprese europee, anche per la rendicontazione di sostenibilità, non può trasformarsi in una deregulation che ridurrebbe la spinta all’innovazione e alla transizione verso un modello produttivo più sostenibile, in linea con quanto prevede il Trattato dell’Unione europea”.
L’immagine che emerge è quella di un Paese ampiamente concorde: l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale né arrecare danno alla dignità umana e all’ambiente, come sancisce l’articolo 41 della Costituzione.
I dati dell’indagine rappresentano un segnale inequivocabile alle forze politiche in vista dei negoziati sul pacchetto UE per la sostenibilità d’impresa (con voto in commissione JURI e in plenaria al Parlamento Europeo previsti a ottobre).
I risultati del sondaggio vengono presentati in due appuntamenti. Il primo si è svolto il 23 settembre a Bruxelles, nel corso di un evento al Parlamento Europeo organizzato con la CGIL e la campagna Abiti Puliti.
Il secondo è previsto per il 25 settembre con un evento online promosso da ASviS in occasione del decimo anniversario dell’adozione dell’Agenda 2030 da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La nostra azione
In queste settimane ci impegniamo a portare gli importanti dati del sondaggio all’attenzione di numerosi europarlamentari italiani, istituzioni e policy makers.
Le prossime settimane sono cruciali per mettere al centro un’idea di società in cui il benessere e la dignità delle persone, il futuro delle prossime generazioni sono prioritari rispetto gli interessi di pochi soggetti, come prevede la Costituzione italiana agli articoli 9 e 41.
WeWorld continuerà a lavorare per assicurare giustizia climatica e ambientale attraverso la salvaguardia della CSDDD e delle numerose attività di sensibilizzazione portate avanti grazie alle campagne europee #RebootFood e The Pickers.
Puoi leggere la nostra posizione sulla Direttiva Omnibus I e gli impatti sul settore agro-alimentare qui: Rilancio o regressione: i rischi di Omnibus I per il settore agroalimentare | Pubblicazioni - WeWorld
È possibile richiedere approfondimenti e interviste scrivendo a Greta Nicolini, Responsabile Ufficio Stampa di WeWorld, all’indirizzo e-mail greta.nicolini@weworld.it. Se interessati/e a contribuire alla campagna, scrivici a educazione@weworld.it.