Il racconto del dibattito multistakeholder organizzato in occasione delle finali nazionali del contest Exponi le Tue Idee, competizione educativa di dibattiti delle Università.

Secondo un recente sondaggio che abbiamo svolto i giovani italiani individuano in imprese e i governi i primi a dover intervenire per affrontare l’impatto del cambiamento climatico. Solo dopo si pensa sia un dovere dei singoli cittadini”. Con queste parole Margherita Romanelli ha aperto “Diritti umani, sociali e ambientali nelle filiere produttive”, il dibattito multistakeholder organizzato in occasione delle finali nazionali del contest Exponi le Tue Idee, competizione educativa di dibattiti delle Università, che ha coinvolto nel corso dell’anno accademico più di cento studenti e studentesse da 7 atenei italiani (leggi di più).  

Ad intervenire anche Federico Oliveri, ricercatore dell’associazione Tempi Moderni, Università di Pisa e di Camerino, curatore della ricerca WeWorld-Tempi Moderni “Lo sfruttamento lavorativo nelle campagne toscane: una prospettiva intersezionale di genere”. La ricerca, disponibile da agosto sul sito WeWorld, è frutto di una collaborazione instaurata da diversi anni con Marco Omizzolo, presidente di Tempi Moderni, sociologo e ricercatore Eurispes che da vari anni si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni, sul lavoro e sulla criminalità organizzata, in particolare sul lavoro gravemente sfruttato in agricoltura con riferimento ai lavoratori stranieri. Nel 2022 WeWorld ha già pubblicato una ricerca a cura di Marco Omizzolo sullo sfruttamento lavorativo nella zona dell’Agro Pontino (leggi di più). 

Spiegare la complessità dei fenomeni di sfruttamento a un pubblico giovane è di vitale importanza per le attività di sensibilizzazione che portiamo avanti per una giustizia sociale a ambientale: studenti e studentesse che consumano beni di prima necessità come quelli alimentari, ma che sono sempre più attenti a un consumo etico; giovani già in età lavorativa, o che in un futuro molto prossimo cercheranno un lavoro - dignitoso e senza sfruttamenti. “Quando ci interfacciamo al fenomeno dello sfruttamento dobbiamo parlare di intersezionalità – ha spiegato il ricercatore Oliveri:  il genere ha un ruolo fondamentale che si interseca con la vulnerabilità che deriva dalla classe sociale-economica della persona sfruttata. Oggi Lo sfruttamento non è un fenomeno legato all’arretratezza culturale, ma un sistema strutturato che riguarda anche le eccellenze, come la produzione agricola toscana. Spesso è mascherato perché le persone hanno contratti e buste paghe ma di fatto, quello che succede sul campo, non corrisponde: minacce e violenze, anche sessuali, non si evincono dai contratti ma è difficile convincere una persona sfruttata e vulnerabile a denunciare o condividere la propria storia. In quelle che abbiamo intercettato la scelta di migrare è anche una scelta di emancipazione: molte donne sono partite per ribellarsi alle dinamiche di genere che le volevano sposate e a casa. Chi vuole sfruttare, sfrutta anche la voglia di emanciparsi e a parità di lavoro le donne guadagnano meno.  

Quello del mercato del cibo è dunque un problema reale con cui fare i conti. Lo ha sottolineato anche Cècile Michel, Secretariat Officer del Milan Urban Food Policy Pact del Comune di Milano che per prevenire perdite economiche e sprechi alimentari ha elaborato nel 2015 una politica alimentare. Un esempio di buona pratica portata avanti nel territorio è quella delle mense scolastiche: “Milano Ristorazione prepara oltre 85mila pasti al giorno per le mense scolastiche. Per realizzarli abbiamo introdotto criteri sostenibili e questo fa sì che si abbia un potere più ampio rispetto alla singola iniziativa del cittadino: abbiamo un impatto certificato sulla riduzione delle emissioni ed inoltre – grazie anche ai sacchetti salvamerenda con cui i bimbi possono conservare e portare a casa quello che non mangiano – l’istituzione si fa promotrice di abitudini sane e sostenibili”.  

Quando si parla di imprese e diritti umani, il cibo non è l’unico settore che bisogna analizzare. “Quello dei diritti umani e delle imprese è un tema complicato che non si risolve con un unico approccio – spiega Davide Dal Maso, Partner e fondatore di Avanzi - Sostenibilità per azioni – Ogni filiera ha delle dinamiche particolari ed è sbagliato pensare che riguardi esclusivamente una questione di logiche di mercato. Anche nel settore dei diamanti c’è lo sfruttamento, eppure il loro costo non è mai sceso. È per questo che le aziende dovrebbero adottare un approccio basato sulla due diligence”. Quello della corporate sustainability due diligence – ovvero la dovuta diligenza delle imprese sui temi della sostenibilità – è un tema attuale che vede WeWorld impegnata in prima linea su più fronti (leggi di più) e che vincolerebbe le aziende a rispettare i diritti umani e l’ambiente lungo le catene di approvvigionamento globali. Serve una legge europea sulla corporate sustainability due diligence, che l’obiettivo di imporre a tutte le aziende – dai giganti dei combustibili fossili e dell’agro-business, a quelli della moda e dell’hi-tech – di dotarsi di politiche e comportamenti efficaci nel garantire che i diritti umani e gli ecosistemi non siano violati né dalle operazioni da loro direttamente intraprese, né all’interno delle lunghe catene di fornitura di cui si avvalgono a livello globale.  

Per creare massa critica attorno al tema della due diligence, abbiamo coinvolto attivamente anche numerosi giovani, con attività di capacity building e l’organizzazione di occasioni concrete per far sentire la loro voce: un esempio è il percorso di policy e attivismo Be A Change Maker (qui info: https://www.weworld.it/news-e-storie/news/be-a-change-maker-giovani-attivisti-motori-di-cambiamento) “Grazie al percorso con WeWorld ho avuto la possibilità di andare al Parlamento Europeo per proporre le nostre richieste sul tema – ha raccontato Emma Baldi, Youth Ambassador per WeWorld, Dottoranda in International and Public Law, Ethics and Economics for Sustainable Development (LEES), Università degli Studi di Milano -  Un’esperienza importante che ha permesso di portare le voci dei giovani alle istituzioni, che così sembrano più vicine. Spesso si pensa che essere attivisti sia qualcosa di straordinario con manifestazioni che danno nell’occhio. In realtà per essere cittadini consapevoli e partecipi può bastare anche poco, adottando uno stile di vita più sostenibile. Le forme di attivismo sono tantissime, a che fare ricerca è attivismo. Ognuno può cercare il suo modo per esserlo”. 

L’evento è stato promosso dai progetti #OurFoodOurFuture, Together, e in piena sinergia con gli obiettivi educativi del programma nazionale di dibattiti Exponi le tue idee!

Il fatto che numerosi progetti hanno voluto sostenere le attività di Exponi le tue idee! è la dimostrazione di quanto sia importante la metodologia del dibattiti in senso educativo”: ha concluso Stefano Piziali, responsabile Programmi Italia e Europa di WeWorld.