Articolo a cura di Sofia Lo Mascolo e Agnese Polenghi – partecipanti di Be A Change Maker III

"Comprendere l’impatto delle nostre scelte come consumatori e consumatrici in termini di diritti umani e protezione ambientale mi ha aperto gli occhi". "Il consiglio per i miei e le mie coetanee è continuare a informarsi e non vergognarsi di difendere le proprie idee e battersi per cambiare abitudini e narrazioni legate alla giustizia sociale e ambientale". Sono queste alcune delle testimonianze raccolte terza edizione di Be A Change Maker #GreenerFuture, il percorso formativo gratuito rivolto a 30 giovani tra i 18 e 34 anni.

D'altronde secondo un sondaggio condotto da WeWorld in cinque paesi (Italia, Austria, Grecia, Ungheria e Slovenia) nell’ambito del progetto YouLead, i cambiamenti climatici e la situazione economica e occupazionale sono a pari merito la seconda maggiore preoccupazione dei e delle giovani per il futuro dopo la povertà e la fame. E non hanno torto: l’Osservatorio Italiano Imprese e Diritti Umani di Avanzi – Sostenibilità per Azioni ha riscontrato violazioni dei diritti umani nel 53% delle imprese con una politica di Due Diligence, che dovrebbe promuovere una condotta responsabile delle aziende nella mitigazione e prevenzione del proprio impatto negativo sui diritti umani e l’ambiente lungo tutta la catena del valore.

La giustizia sociale e ambientale, soprattutto nell’ecosistema delle imprese e delle filiere produttive agroalimentare e tessile, è stata protagonista della terza edizione di Be A Change Maker #GreenerFuture, il percorso formativo gratuito rivolto a 30 giovani tra i 18 e 34 anni e articolato in cinque incontri che si sono svolti a Porta Pratello, Bologna, tra gennaio e marzo 2024. Attraverso interventi teorici da parte di esperti, esperte, professionisti e professioniste del settore e laboratori per l’elaborazione di iniziative sociali, il percorso ha avuto come obiettivo lo sviluppo di competenze analitiche e progettualità per sostenere l’attivismo giovanile e promuovere modelli di sviluppo sostenibile.

Il percorso

Guidati dalla metodologia dell’Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG), un processo formativo volto a favorire la consapevolezza e l’attivismo per la costruzione di un mondo più giusto e sostenibile, gli appuntamenti di Be A Change Maker hanno coinvolto diversi ospiti. In particolare, Margherita Romanelli, Advocacy Coordinator and Programme Strategist di WeWorld, Francesca Bongiovanni della già citata Avanzi; Marco Omizzolo, sociologo di Eurispes, Università di Roma “La Sapienza”, Tempi Moderni; Pierpaolo Lanzarini della rete Campi Aperti; Camilla Serlupi, Programme Officer di WeWorld, Francesco Verdolino della Campagna Abiti Puliti; Manuela Sfrondrini della cooperativa GOEL, Erica Scigliuolo, Communication Specialist di WeWorld, la giornalista de L’Espresso Chiara Sgreccia e l’attivista Ingegnere Energetico ed Podcast Host di News dal Pianeta Terra Giovanni Mori. Menzione d’onore per Giuseppe Nigro, progettista sociale di Ashoka Italia, che ha curato i workshop per lo sviluppo di iniziative sociali e sostenibili, ma anche allo staff di WeWorld che ha seguito passo a passo Be A Change Maker: Lucia Imbriaco, Marta Bandoni e Antonio Owusu.

La componente laboratoriale ha avuto l’obiettivo di sviluppare competenze professionali e trasversali per agenti attivi del cambiamento, stimolare la leadership e il lavoro di gruppo, familiarizzare con il lessico dell’innovazione sociale e con gli strumenti di progettazione e design sociale. Attraverso un percorso che è partito dall’individuazione di un problema sociale e si è strutturato in varie tappe – mappatura e analisi degli stakeholder, elaborazione di vision e mission, sviluppo di modelli di social business –, i e le partecipanti hanno avuto occasione di lavorare in gruppo per la co-creazione di progetti di imprenditoria sociale.

Le iniziative si sono collocate in diverse sfumature dell’ampio spettro della sostenibilità ambientale e sociale. Dalla filiera agroalimentare, con RUCoLA - la Rete Unita Contadina Locale Attiva volta alla creazione di un’economia di relazione e solidarietà tra consumatori/consumatrici e produttori e produttrici e programmi di formazione e sensibilizzazione per la cittadinanza - e FALENA (FArmers for Liberty & Empowerment of womeN in Agriculture) per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne migranti in agricoltura attraverso un supporto psicologico, economico e legale, fino all’ambito tessile con Eternal Threads, una piattaforma ideata per garantire strumenti che facilitino l'attuazione di comportamenti d'acquisto etici, promuovendo una cultura del riciclo e del riutilizzo. Non è mancata l’attenzione alle problematiche giovanili: il progetto Inizial-MENTE è stato pensato per porre rimedio al fenomeno del burnout giovanile grazie alla promozione di una cultura della salute mentale e a collaborazioni multi-stakeholder, mentre La Tana nasce come spazio multidisciplinare finalizzato a decostruire la mascolinità tossica in età pre-adolescenziale e adolescenziale attraverso la promozione di modelli espressivi e relazionali sani attraverso attività di svago, formazione e ascolto che coinvolgano diversi attori sociali.

La provenienza da background diversi, dalla cooperazione internazionale alla comunicazione e dall’architettura e alla giurisprudenza, ha favorito l’interazione e il confronto tra esperienze e proposte accomunate da un profondo senso di ingiustizia nei confronti del mondo in cui viviamo, ma anche una spinta all’azione e una prospettiva generazionale nella ricerca di soluzioni efficaci a problemi di giustizia sociale e ambientale.

Risultato ed esperienza a Bruxelles

I progetti elaborati durante il percorso sono stati presentati il 13 marzo a Bruxelles nell’ambito dell’evento #GreenerFuture – Navigating green, blue, and socially just transition – the way forward. L’incontro, culmine del progetto Greener Future finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Erasmus+, ha riunito 8 giovani provenienti quattro paesi europei (Italia, Spagna, Belgio e Danimarca), tra cui due portavoce di questa edizione di Be A Change Maker, Erika e Federica.

Nel corso dell’evento lə partecipantə hanno presentato le idee di imprenditoria sociale che hanno sviluppato, confrontandosi e offrendosi a vicenda dei feedback costruttivi, e partecipato a seminari sui temi della giustizia sociale e ambientale con relatorə di spicco provenienti da istituzioni europee ed enti del Terzo Settore, tra cui Margherita Romanelli, Advocacy Coordinator di WeWorld, e Pietro Francesco De Lotto, Presidente della Consultative Commission on Industrial Change, European Economic and Social Committee.

Il confronto tra giovani ed esperti del settore e il lavoro collettivo di persone che vogliono contribuire alla creazione di un mondo più giusto è il senso della “constructive hope”, il messaggio finale lasciato dall’evento. Si tratta, in sintesi, di trovare un significato nelle azioni proprie e altrui attraverso la relazione e credere nel loro potenziale di cambiamento, affinché il senso di impotenza che domina le nuove generazioni possa lasciare spazio ad una rabbia produttiva e a una speranza costruttiva, che motivi le persone a contribuire con ottimismo alla creazione di un futuro migliore, senza mai sentirsi sole.

Come osserva Federica, “Si stanno muovendo tante persone e tante realtà diverse in tutto il mondo per salvare la Terra e le persone più in difficoltà. Nonostante la fatica e le difficoltà ad affrontare queste tematiche nella vita vera, è sempre bello ricordarsi che non siamo soli e sole e che tante persone desiderano un mondo diverso da questo. A volte si perde un po’ la speranza.”

Fare rete per fare meglio

Sembra evidente che a spingere i e le partecipanti a intraprendere questo percorso sia stato indubbiamente l’interesse verso i temi trattati, il desiderio di approfondirli tramite le voci di chi lavora attivamente sul campo e la volontà di acquisire competenze concrete nel settore, ma, in prima battuta, anche con un certo senso di impotenza nei confronti della realtà con cui si interfacciano quotidianamente. Da un lato l’ostilità del mondo del lavoro in cui molti e molte di loro stanno muovendo i primi passi, dall’altro abitudini orientate sempre più al consumismo e sempre meno alla partecipazione rischiavano di generare l’impressione di star portando avanti una battaglia contro i mulini a vento.

Se questa edizione di Be A Change Maker dovesse essere riassunta in una sensazione, sarebbe l’acquisita consapevolezza di non essere soli e sole contro l’indifferenza. L’aspettativa, in generale confermata, era quella di trovare persone che condividessero ideali e pratiche quotidiane ancora troppo poco diffuse e troppo spesso stigmatizzate: scelte di vita più sostenibili, da un’alimentazione più vegetale a consumi più attenti all’equità lungo la filiera, per cinque sabati tra gennaio e marzo sono diventate la normalità - o quantomeno un auspicio per il futuro.

  • In questo percorso ho potuto acquisire uno spirito critico e una consapevolezza maggiore rispetto a questi temi e dinamiche. Comprendere l’impatto delle nostre scelte come consumatori e consumatrici in termini di diritti umani e protezione ambientale mi ha aperto gli occhi e spinto ad agire nella vita quotidiana, intraprendendo studi universitari in materia e attivandomi più concretamente, senza avere paura di esprimere il mio pensiero.
    Agnese partecipante della III edizione di Be A Change Maker

Parlando di futuro, ciò che resta è in primis una rete di persone che in soli cinque incontri sono diventate un gruppo coeso, animato dalla rinnovata convinzione che ogni azione possa fare la differenza e ogni voce conti. Le strade dei 30 giovani che hanno partecipato, nella speranza di incrociarsi ancora e spesso, hanno un orizzonte comune di partecipazione attiva, studio, sensibilizzazione e scelte etiche nella propria vita quotidiana. Da chi ha intrapreso un percorso di studi a chi ha scelto di indirizzare la propria carriera verso aziende e professioni legate al mondo ESG, il filo rosso che continuerà a legarli e legarle sarà la volontà di fare la propria parte nella costruzione di un mondo più equo e sostenibile come parte di una collettività che si muove in sinergia.

  • Il consiglio per i miei e le mie coetanee è continuare a informarsi e non vergognarsi di difendere le proprie idee e battersi per cambiare abitudini e narrazioni legate alla giustizia sociale e ambientale. Più ne parliamo, più la mettiamo in pratica, più entrerà a far parte della normalità. Al tempo stesso, non bisogna pretendere la perfezione da sè. È legittimo confrontarsi se ci si sente abbastanza informate o informati o cambiare le proprie abitudini poco per volta: è meglio fare qualcosa che non fare niente. Non siate indifferenti e soprattutto non vivetela come un dovere, ma come il diritto alla sopravvivenza del nostro pianeta e delle generazioni presenti e future. Rivendichiamolo!
    Sofia partecipante della III edizione di Be A Change Maker

Attivismo giovanile: prossime attività

Be A Change Maker è un percorso che consideriamo continuativo, e che quindi per noi non è concluso: ci impegniamo per dare un sostegno costante e concreto alla voce dell’attivismo giovanile sui temi della giustizia sociale e ambientale. Vogliamo offrire uno spazio di espressione e azione, individuale e collettivo, dal livello locale fino a quelli Europeo ed internazionale. Per questo continueremo a proporre a giovani changemakers nuovi occasioni di scambio e opportunità di formazione e azione, a partire dal WeWorld Festival di Milano (17-19 maggio 2024) con Chiacchierata Attivista, un momento di dibattito pubblico tra autorità locali, società civile, giovani attivisti/e, per parlare collettivamente di partecipazione e giustizia sociale e ambientale, con incontri con attivisti da tutto il mondo, a partire da Patrícia Krinsi Atikum Pankararé, attivista indigena brasiliana per i diritti della natura e tanto altro.

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