In Italia, quasi 3 donne e minori su 10 vivono in aree dove l'accesso ai diritti fondamentali è gravemente limitato.

Non si tratta di un caso isolato, ma la conseguenza di barriere strutturali che continuano a colpire soprattutto donne, bambini e bambine, negando loro sicurezza, opportunità e diritti fondamentali. Ancora oggi, donne e minori restano ai margini di un sistema costruito intorno a un unico modello dominante: quello dell’uomo adulto. Un sistema che non solo perpetua la disparità di genere e generazionale, ma rafforza anche le disuguaglianze sociali, rendendo il cambiamento più urgente che mai.

In questa quarta edizione del WeWorld Index Italia, approfondiamo questi temi e molto altro. Il rapporto offre una panoramica sulle condizioni di vita di donne e minori nel nostro Paese, analizzando la protezione, l’attuazione e le violazioni dei loro diritti in diversi ambiti, tra cui educazione, salute, economia, società, ambiente e cultura. L’Indice, costruito aggregando tre Sottoindici (Contesto, Minori e Donne) per un totale di 15 dimensioni e 30 indicatori, classifica le 21 regioni italiane su una scala da 0 a 100 in base al punteggio raggiunto.

I dati parlano chiaro: nessuna regione italiana raggiunge un livello avanzato o forte nell’implementazione dei diritti umani. Solo la Provincia Autonoma di Trento si attesta su un livello moderato, con un punteggio di 67,3 su 100. Il quadro che emerge dall’Indice è allarmante:

  • le disuguaglianze restano profonde;
  • le opportunità non sono accessibili a tutte le persone;
  • troppo spesso, i diritti fondamentali vengono ancora negati, soprattutto a donne e minori.

In Italia conta ancora dove nasci e dove vivi

I risultati del WeWorld Index delineano un quadro contrastante delle regioni: mentre alcune aree mostrano progressi significativi, altre continuano a manifestare gravi disuguaglianze.

  • Le prime cinque posizioni della classifica sono dominate dalle regioni del Nord e del Centro: oltre alla Provincia Autonoma di Trento in prima posizione, troviamo il Friuli-Venezia Giulia (64,9), la Valle d’Aosta (63,6), l’Emilia-Romagna (63,6) e la Toscana (63,3).
  • In fondo alla classifica troviamo tutte regioni del Sud: Puglia (con un punteggio di 43 su 100), Basilicata (42,4), Calabria (41,8), Campania (39,4) e Sicilia (38,3). Le regioni del Sud continuano a rimanere indietro nell’attuazione dei diritti fondamentali, come educazione e salute di bambini e bambine, e affrontano gravi difficoltà anche sotto il profilo economico e della partecipazione politica delle donne.

Questo divario geografico riflette una questione di giustizia sociale e parità di genere e generazionale. Nascere in una regione piuttosto che in un’altra in Italia condiziona aspetti come l’accesso all’educazione e al mercato del lavoro, la salute e l'aspettativa di vita: significa avere opportunità drasticamente diverse, con ripercussioni che si aggravano nel tempo. Il divario tra Nord e Sud rimane una questione irrisolta, che non riguarda solo la qualità della vita oggi, ma condiziona il diritto al futuro delle nuove generazioni e la libertà delle donne, ostacolando il pieno esercizio dei loro diritti.

Le donne restano il gruppo sociale più marginalizzato

Nonostante lievi miglioramenti, il Sottoindice delle Donne continua a registrare il punteggio più basso, fermandosi a 42,4 su 100. Questo dato evidenzia come le donne restino il gruppo sociale in condizioni di maggiore vulnerabilità e marginalizzazione a livello nazionale, con un rischio più alto di subire violazioni dei diritti umani.

  • Le opportunità economiche per le donne in Italia restano un punto critico, soprattutto nel Sud e nelle Isole, dove il divario occupazionale supera il 25%: le regioni con la disparità più alta sono la Puglia, con il 27,3%, la Campania con il 26,9%, e a seguire la Basilicata, la Sicilia e la Calabria, con un punteggio poco sopra il 24%.
  • La maternità continua a influenzare le opportunità economiche delle donne: il tasso di occupazione delle donne con almeno un figlio o una figlia tra 0 e 5 anni è del 73% rispetto a quello delle donne senza figli o figlie. Nelle Isole, questa percentuale scende al 61,2%, evidenziando un divario ancora marcato.

Questa disparità non riguarda solo l’accesso all’occupazione, ma anche la scarsa valorizzazione del lavoro femminile e le difficoltà nel conciliare carriera e vita privata. In molte aree d’Italia, soprattutto al Sud, genere e maternità rappresentano ancora ostacoli significativi per la crescita professionale e l’accesso a ruoli di leadership.

  • La partecipazione politica femminile è ancora molto bassa: segnale non solo di una persistente marginalizzazione, ma anche di un indebolimento del processo democratico. Quando le decisioni politiche non tengono conto di tutte le prospettive, comprese quelle femminili, il risultato è una governance frammentata e distante dalle reali necessità della società.

I minori sono lasciati indietro

I risultati del Sottoindice dei Minori mostrano come i diritti dei minori siano garantiti a un livello base, appena sufficiente. Ancora una volta, le prime posizioni nella classifica sono dominate dalle regioni del Nord e del Centro Italia.

  • La dimensione Istruzione presenta i punteggi più bassi: La Provincia Autonoma di Trento, in cima alla classifica, presenta un punteggio di 68,6 su 100, mentre la media nazionale si attesta al 58,7.

Questo mette in luce le fragilità del sistema educativo italiano, dove la scarsità di investimenti nelle strutture scolastiche, le disuguaglianze tra i vari territori e la difficoltà di garantire pari opportunità, a prescindere dal contesto di provenienza, rappresentano sfide sempre più urgenti.

  • La salute dei minori è a rischio: si distingue al primo posto la Provincia Autonoma di Trento (85,8 punti su 100), superando di quasi 44 punti il Piemonte (41,9 punti), nell’ultima posizione.

Nonostante l’Italia disponga di un sistema sanitario pubblico universalistico, gli investimenti sempre più ridotti, l’aumento dei servizi privati, la carenza di personale medico e le disuguaglianze regionali rendono l’assistenza sanitaria meno efficace e capillare, creando disservizi e disparità nell’accesso alle cure.

Un Paese (non) a misura di famiglie

La famiglia è il centro della società, eppure in Italia troppe famiglie faticano ad accedere a servizi essenziali, a un lavoro dignitoso e all’assistenza sanitaria. Sebbene il dibattito pubblico e politico ne esalti l’importanza, le politiche restano lontane dalla realtà. Oggi le famiglie hanno molteplici configurazioni, ma il welfare continua a basarsi su un solo modello. Il risultato? Promesse disattese, sostegni frammentati e un sistema che non risponde ai bisogni reali.

L’edizione 2025 del WeWorld Index Italia affronta un nodo cruciale: come costruire un Paese davvero a misura di famiglie. Presentiamo questo rapporto per evidenziare un grande assente nelle politiche italiane: una nuova visione della paternità e una genitorialità davvero condivisa. L’Italia è ancora un Paese modellato sugli uomini, ma paradossalmente non a misura di padri. Il ruolo paterno resta marginalizzato, privo di strumenti che favoriscano un equilibrio tra lavoro e cura, mentre il carico familiare continua a pesare in modo sproporzionato sulle donne. Se vogliamo davvero mettere la famiglia al centro, dobbiamo partire da qui: un welfare equo e politiche che riconoscano e sostengano tutte le forme di famiglia, senza lasciare nessuno indietro.

Per questo, è necessario un intervento che tenga conto di:

  • Famiglie al plurale. In Italia, esistono molteplici configurazioni familiari – omogenitoriali, monoparentali, con o senza figli, e con background migratorio – ma molte di queste incontrano ostacoli nel riconoscimento dei diritti. Le coppie omogenitoriali non hanno accesso pieno all'adozione, mentre le famiglie con background migratorio affrontano barriere burocratiche e culturali. Per un cambiamento vero, serve una politica che tuteli tutte le famiglie e superi i pregiudizi culturali.
  • Un welfare strutturale, non emergenziale.  Il welfare italiano non può più basarsi su soluzioni frammentarie come i "bonus", che accentuano le disuguaglianze. È necessario investire in servizi pubblici accessibili, favorendo la condivisione del lavoro di cura e garantendo opportunità concrete per le persone in condizioni di maggiore fragilità, creando un sistema equo e intergenerazionale.

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  • Parità dei generi nella cura e nel lavoro.  L'Italia deve promuovere un mercato del lavoro che concili carriera e vita privata. Attualmente, le donne lasciano il lavoro più frequentemente dopo la maternità, e la partecipazione femminile al lavoro è più bassa rispetto ad altri Paesi europei. È fondamentale migliorare le opportunità di carriera per le donne e incentivare la partecipazione dei padri alla cura domestica. Nonostante i progressi, l’Italia resta un Paese che non riconosce pienamente il ruolo dei padri, e superare le barriere culturali e normative è essenziale per un equilibrio reale tra lavoro e vita privata.

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Solo così si potrà costruire un’Italia dove tutte le famiglie abbiano piena cittadinanza, sia possibile costruire un futuro sostenibile dal punto di vista sociale ed economico, e il benessere e i diritti di ogni persona siano realmente garantiti. Solo così si potrà costruire un paese a misura di famiglie.

Lavoro che discrimina: i risultati del sondaggio WeWorld-Ipsos

Il WeWorld Index 2025 presenta anche i risultati di un’indagine esclusiva realizzata in collaborazione con Ipsos, che esplora l’impatto del mercato del lavoro sulla conciliazione tra vita privata e famiglia, e le persistenti disuguaglianze di genere. Il sondaggio, condotto nel 2024 su un campione di 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni, o offre uno spunto cruciale per comprendere le sfide di genere ancora presenti nel mercato del lavoro italiano.

Ostacoli all’occupazione e alla conciliazione vita-lavoro

  • Lavoro agile: Il 64% del campione non ha accesso a forme di lavoro flessibile. Tra coloro che possono usufruirne, quasi 1 uomo su 4 (23%) non ne fa mai uso, rispetto al 14% delle donne.
  • Colloqui di lavoro: Le donne sono più spesso sottoposte a domande inappropriate, come la pianificazione di una gravidanza (44%, +22 punti rispetto agli uomini) o una gravidanza in corso (25%). Gli uomini, invece, si trovano più spesso a rispondere a domande sul loro stato di salute (35%) o sull’appartenenza sindacale (31%).

Il nostro impegno: Portiamo al centro chi è ai margini

In Italia, come dimostrato dal nostro WeWorld Index, molte persone continuano a vivere in condizioni di marginalità e vulnerabilità. I luoghi in cui nasciamo e cresciamo influenzano enormemente le nostre opportunità, limitando l'accesso all'educazione, alla salute, al lavoro e, più in generale, alla mobilità sociale. Questo genera un divario sempre più ampio, non solo tra le generazioni, ma anche tra i generi.

Tuttavia, le disuguaglianze non dipendono solo dalla geografia. Esistono infatti dei “margini sociali” legati a fattori come la condizione economica, il genere, l’età e altri fattori identitari. Spesso, le periferie sociali e geografiche si sovrappongono, creando una situazione di doppia marginalizzazione che rende ancora più difficile uscire da questo ciclo di vulnerabilità.

Da oltre 50 anni, WeWorld è in prima linea in Italia e in oltre 25 paesi nel mondo per difendere i diritti delle persone in condizioni di maggiore vulnerabilità e contrastare le disuguaglianze. Il nostro obiettivo è portare al centro chi si trova ai margini, geografici e sociali, adottando un approccio sensibile alla parità dei generi e alla giustizia intergenerazionale. Vogliamo superare modelli maschio-centrici e patriarcali e costruire una società a misura di tutte le persone.

In Italia, siamo presenti nelle periferie delle grandi città – come Milano, Bologna e Napoli – e in altri territori considerati fragili e marginalizzati. Lavoriamo fianco a fianco con chi affronta quotidianamente discriminazioni, con l’obiettivo di abbattere le barriere che limitano l'accesso ai diritti fondamentali, all'educazione, al lavoro e alla partecipazione sociale.

Nei nostri Spazi Donna, accogliamo donne in condizioni di vulnerabilità e le accompagniamo in un percorso di autonomia, sia personale che sociale, offrendo loro sostegno, strumenti e opportunità per riprendere in mano la propria vita. Grazie al supporto di operatrici esperte, tra cui operatrici antiviolenza specializzate, ogni donna intraprende un percorso di crescita, emancipazione e autodeterminazione. Siamo radicate nel territorio, lavorando attraverso meccanismi di referral che ci permettono di entrare in contatto con chi ha bisogno di supporto, e collaboriamo attivamente con le istituzioni per garantire un intervento coordinato. Il nostro lavoro si concentra sull'emersione, la prevenzione e la fuoriuscita dalla violenza, offrendo alle donne gli strumenti necessari per ricostruire la loro vita e affermare i propri diritti.

Spazi Donna WeWorld

Con il programma Frequenza 200, ci impegniamo a contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, offrendo opportunità a minori che vivono in contesti a rischio, per garantirne i diritti e il benessere. Vogliamo anche amplificare le voci delle giovani generazioni, sostenendo il loro nuovo protagonismo e incoraggiando una partecipazione attiva alla costruzione di un futuro più equo. In questo contesto, sfidiamo le dinamiche di adultismo che spesso marginalizzano le loro opinioni e aspirazioni, promuovendo modelli educativi innovativi che superano i confini della scuola tradizionale. Il nostro impegno è quello di creare spazi in cui bambini, bambine e giovani possano essere protagonisti e protagoniste del loro processo di crescita, in grado di esprimere liberamente le proprie idee e contribuire alla creazione di un mondo più equo e giusto.

Diritti ai margini. Rimettere al centro il futuro di bambini/e e adolescenti delle periferie italiane

Lavoriamo affinché il luogo di nascita, il genere, l’età o qualsiasi altro fattore identitario non siano mai un ostacolo, ma diventino la base su cui costruire una società basata su politiche sensibili al genere e alle generazioni, capace di mettere al centro i diritti e le esigenze di tutte le persone, senza esclusioni.