Recessioni economiche, la pandemia da COVID-19, crisi climatiche sempre più gravi e frequenti, conflitti armati e crescenti disuguaglianze sono solo alcune delle molte crisi che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Queste sfide globali, che influenzano ogni aspetto della nostra vita, hanno effetti devastanti soprattutto su quelle persone che si trovano in condizioni di vulnerabilità, esponendole a un rischio maggiore di violazione dei diritti umani.
I diritti, le opportunità e il futuro delle persone non dovrebbero dipendere da fattori come genere, età, disabilità, appartenenza etnica o provenienza geografica. Oggi, tuttavia, alcune identità sociali più di altre sono colpite da disuguaglianze e discriminazioni particolarmente gravi. A rischiare di rimanere indietro, intrappolate nell’immobilità sociale, sono soprattutto le nuove generazioni - intese come le generazioni future, quelle che verranno - per le quali risulta sempre più difficile immaginare un domani.
Per questo vogliamo mettere le giovani e le nuove generazioni al centro della costruzione di un domani più giusto, in cui nessuna persona sia lasciata indietro, iniziando già oggi.
Ma oggi le nostre società sono costruite solo a misura degli adulti dimenticando che, per definizione, il futuro appartiene alle nuove generazioni. In WeWorld lavoriamo ogni giorno per un mondo in cui bambine, bambini e adolescenti vengano riconosciuti come pieni soggetti di diritto, e le loro voci vengano ascoltate perché in grado di esprimere bisogni, paure e aspirazioni. In questo contesto di poli-crisi, le politiche nazionali e internazionali adottate finora si sono dimostrate inadeguate, e il rischio di privare le giovani generazioni del loro futuro non è mai stato così concreto. Oggi più che mai dobbiamo impegnarci per garantire i loro diritti umani, incluso il loro diritto ad avere un futuro.
Perché parlare di diritto al futuro?
Per noi, discutere di diritto al futuro non significa necessariamente riconoscerlo come un diritto umano dal punto di vista giuridico (come avviene, ad esempio, per il diritto alla libertà individuale e all’educazione), ma guardare al presente e al futuro con una visione del tutto nuova e più lungimirante, che permetta alle nuove generazioni di poter usufruire dello stesso tipo di risorse e godere degli stessi diritti delle generazioni attuali.
Il concetto di diritto al futuro sta attirando sempre più l’attenzione della comunità internazionale: il dibattito incorpora concetti e principi fondamentali per la salvaguardia dei diritti umani, e si concentra su come i diritti di bambine, bambini e giovani di oggi siano prerequisiti fondamentali per costruire comunità resilienti di fronte alle minacce presenti e future.
Per noi il diritto al futuro è da intendersi come il diritto degli individui e delle comunità, presenti e future, e in particolare di bambine, bambini e giovani, di vivere e fare parte di un mondo che offra opportunità eque e sostenibili per la loro crescita, il loro benessere e il loro sviluppo. Il nostro invito, dunque, è di considerare la complessità e l’interconnessione delle sfide che le presenti e le future generazioni devono e dovranno affrontare, per costruire un nuovo patto sociale intergenerazionale.
Il concetto di diritto al futuro non è (ancora) giuridicamente riconosciuto, ma può essere ricavato da diversi strumenti internazionali, che negli anni hanno progressivamente adottato una prospettiva orientata al domani: prima fra tutti la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, conosciuta anche come CRC (ONU, 1989).
Partendo dalla CRC e analizzando la letteratura e le politiche internazionali in materia di sviluppo, diritti umani e diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, abbiamo identificato cinque elementi fondamentali da cui poter derivare la nostra concezione di diritto al futuro.
Questi cinque pilastri sono:
- Lo sviluppo sostenibile (sustainable development): che fonda il patto tra generazioni sul principio di garantire un pianeta sano e sicuro non solo per chi lo abita oggi, ma soprattutto per chi lo abiterà domani.
- La giustizia intergenerazionale (intergenerational justice): che riconosce l’importanza di correggere le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità e ai diritti tra le diverse generazioni.
- Le capacitazioni (capabilities): un concetto che sottolinea come non sia sufficiente che i diritti umani siano garantiti, ma che questi debbano essere concretamente esercitati e tradotti in azioni. Questo significa fare in modo che tutte le persone possano diventare agenti del proprio cambiamento, per costruire il domani che desiderano.
- La capacità di aspirare (capacity to aspire): che implica il poter proiettare i propri desideri e le proprie aspirazioni nel futuro. In una società costruita ancora solo a misura degli adulti – che non erediteranno il mondo di domani - è fondamentale ribaltare la prospettiva: è dalle aspirazioni di bambini, bambine e giovani che dobbiamo partire per immaginare, ancora prima di costruire, il futuro.
- La partecipazione di bambine, bambini e adolescenti (child and youth participation): sia civica che politica, oltre a essere un principio sancito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (art. 12), favorisce la loro autonomia e il loro sviluppo, e deve essere integrata in ogni processo decisionale e politico per costruire un domani a misura delle persone che lo abiteranno.
Il futuro visto dagli occhi delle giovani generazioni
Riconoscere, prima ancora di garantire, il diritto al futuro delle giovani e nuove generazioni non vuole essere una provocazione, ma un tentativo di guardare al patto sociale da un nuovo punto di vista: le bambine e i bambini di oggi erediteranno il mondo di domani, e dovranno affrontare le conseguenze delle scelte fatte oggi.
Lavoriamo ogni giorno perché la voce di bambine, bambini e giovani sia ascoltata e valorizzata. Crediamo che il diritto al futuro sia un punto di partenza imprescindibile per promuovere e garantire il pieno sviluppo delle potenzialità di bambini/e e ragazzi/e e la loro partecipazione attiva alla creazione del futuro. Ma, per fare questo, dobbiamo partire proprio da loro e metterci in ascolto.
Insieme a ChildFund Alliance – rete internazionale di cui siamo membri dal 2021 – abbiamo raccolto le testimonianze di bambini, bambine e giovani in 41 paesi del mondo. Sebbene provengano da luoghi molti diversi, tutti e tutte hanno evidenziato come le tante sfide con cui devono fare i conti ogni giorno influenzino profondamente le loro aspettative sul futuro. Le nuove generazioni chiedono condizioni di vita migliori, che i loro diritti siano rispettati, ma soprattutto chiedono di essere ascoltate e prese sul serio perché in grado di creare un cambiamento positivo per costruire il mondo di domani.
“Credo che se continueremo a impegnarci affinché tutti i bambini e tutte le bambine possano vivere bene e felici, saremo in grado di raggiungere questo obiettivo.” (Bambina, 12 anni, Spagna)
“Quando sarò adulta, ascolterò i bambini e le bambine e le loro opinioni.” (Ragazza, 14 anni, Kenya)
“Vorrei ispirare le altre persone a esprimersi, vorrei che le persone facessero sentire la loro voce e condividessero le loro opinioni, così che possano essere ascoltate.” (Ragazza, 15 anni, Filippine)
“Secondo me gli adulti dovrebbero darci l’opportunità di promuovere i nostri talenti. Tutti noi ne abbiamo diversi, ma anche se li conosciamo, non li sfruttiamo o non sappiamo come fare.” (Ragazza, 15 anni, Bolivia)
“Bambini e bambine dovrebbero essere titolari di tutti i diritti, e le loro opinioni dovrebbero essere ascoltate.” (Bambina, 13 anni, India)
“Bambini, bambine e giovani sono la risorsa umana più preziosa al mondo.” (Ragazzo, 16 anni, Etiopia)
Diritti ai margini – Bambini e bambine italiane immaginano il loro futuro
Nell’estate del 2023 abbiamo realizzato una consultazione online con bambini/e e ragazzi/e dei centri educativi del nostro Programma Frequenza 2.00 - presente nelle periferie di grandi città italiane e in aree remote del nostro paese.
Pensando al futuro, le emozioni menzionate più spesso sono felicità, ansia, speranza, confusione, sorpresa, e agitazione, ma è forte anche la preoccupazione di non riuscire a raggiungere i propri obiettivi nella vita (Diritti ai margini. Rimettere al centro il futuro di bambini/e e adolescenti delle periferie italiane, 2023).
“Il futuro per me è un momento vicino, ma penso arriverà quando mi sentirò adulta. Se penso al futuro mi sento bene, sono speranzosa, perché per me essere adulta significa sapere molte più cose. Mi spaventa il fallimento e incontrare ostacoli personali e non riuscire a raggiungere il mio sogno, quello di diventare medico. Spesso si pensa che il chirurgo sia una professione solo per uomini, e non vorrei avere degli ostacoli perché sono donna.” (Bambina, Aversa)
“Se penso al futuro credo arriverà quando sarò più maturo, quando avrò delle responsabilità, tipo tra cinque anni. Quando ci penso mi sento in ansia e ho paura perché temo di non trovare il lavoro dei miei sogni.” (Bambino, Milano Barona)
Bambini/e e ragazzi/e hanno condiviso le loro opinioni e ci hanno raccontato quali emozioni, paure e aspirazioni abbiano per il loro futuro, invitando gli adulti delle loro vite non solo ad ascoltarli, ma a trasformare le loro richieste in azioni concrete. Quasi 1 su 5 ci ha detto che l’Italia non è un paese che si occupa del futuro di bambini/e e ragazzi/e. Gli ambiti che dovrebbero essere migliorati per garantire il loro diritto al futuro sono, a loro avviso, l’educazione, le condizioni economiche delle famiglie e il cambiamento climatico, e dovrebbero essere create più opportunità di svago e luoghi per socializzare.
“Vorrei una scuola migliore.”
“Farei più attenzione alla questione climatica.”
“Gli adulti dovrebbero aiutare bambini/e e ragazzi/e a sviluppare un loro talento.”
“Darei i soldi e una casa alle persone che hanno bisogno.”
“Vorrei che potessimo fare tutto.”
“Vorrei che venissero costruiti più spazi per incontrarsi.”
Alla costruzione del futuro vogliamo partecipare anche noi!
Bambine, bambini e giovani continuano a incontrare ostacoli significativi quando si tratta di partecipare ai processi decisionali che li riguardano, in particolare quando appartengono a gruppi vulnerabili e marginalizzati. Molte politiche pubbliche vengono ancora formulate senza tenere conto del loro punto di vista: anche per questo gli attuali interventi dei governi mancano di lungimiranza, risultando insostenibili nel lungo periodo e inadatti a far fronte alle sfide contemporanee. La partecipazione e il coinvolgimento attivo di bambini, bambine e giovani è un principio fondamentale per garantire il rispetto e la piena applicazione dei loro diritti umani.
Nella pratica il diritto al futuro dovrebbe tradursi in politiche realmente intergenerazionali, sviluppate a partire dalla consultazione fattiva e significativa delle giovani generazioni per rispondere ai loro bisogni, desideri e aspirazioni. È quindi necessario favorire il loro protagonismo istituzionalizzando meccanismi formali di partecipazione (come i parlamenti dei bambini o le consulte giovanili) e dotandoli di risorse e poteri adeguati. La partecipazione dei minori dovrebbe essere integrata nella legislazione locale e nazionale, allocando risorse specifiche per le attività di partecipazione, ma anche attraverso la pratica del bilancio intergenerazionale che considera l'impatto delle politiche sulle diverse generazioni.
La partecipazione, però, è un esercizio. Investire nella capacità di bambini/e e ragazzi/e di partecipare, attraverso programmi di formazione e supporto, è altrettanto cruciale, così come è necessario sviluppare indicatori e strumenti per monitorare e valutare regolarmente le iniziative di partecipazione, assicurandosi che i feedback di bambini/e e ragazzi/e siano considerati e che i risultati delle loro partecipazioni siano visibili e trasparenti.
Le nuove generazioni - come osserviamo ogni giorno nel nostro lavoro - vogliono contribuire al dialogo e alla costruzione del futuro con idee, principi e soluzioni, ma devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare, come ci ricorda la stessa Convenzione.
Un appello agli adulti per un mondo a misura delle nuove generazioni
Ragionare in termini di eredità e interrogarsi sull’importanza di un nuovo patto intergenerazionale è fondamentale. I bambini, le bambine, gli e le adolescenti di oggi saranno le persone adulte di domani e, in quanto tali, dovranno affrontare le conseguenze delle scelte fatte oggi. Per poter contribuire attivamente a costruire il futuro a cui aspirano, cosa di cui sono capaci e che hanno il diritto di fare, dobbiamo garantire loro le condizioni necessarie per esprimere la propria voce, che deve essere ascoltata e valorizzata, in funzione della costruzione di un mondo più giusto.
I nostri sistemi sociali e le nostre credenze, ancora troppo strutturati sulle esigenze degli adulti, non riconoscono pienamente bambini/e e ragazzi/e come soggetti di diritto, capaci di portare avanti istanze e rivendicazioni. Questo “adultismo” - ovvero l’incapacità di mettere da parte le priorità e istanze della popolazione adulta e analizzare criticamente la relazione tra generazioni da un punto di vista della gestione del potere - non solo esclude e allontana le giovani generazioni dal dibattito pubblico, ma limita anche il nostro potenziale di crescita collettiva.
Per cambiare davvero, per essere in grado di cogliere le istanze delle nuove generazioni con un atteggiamento aperto e pronto allo stupore, gli adulti devono essere disposti a cambiare prospettiva e mettersi in ascolto, creando spazi e modalità con cui bambini/e e giovani possano partecipare attivamente alle decisioni che riguardano il loro futuro.
Se l’obiettivo a cui mirare è un domani più giusto e sostenibile, dobbiamo partire dai loro diritti fondamentali, come indicato nella Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Ogni decisione dovrà mettere al centro il loro benessere e la loro voce, perché quando daremo pieno valore alle esigenze e alle aspirazioni delle nuove generazioni, non solo miglioreremo il loro futuro, ma anche il nostro.