Il progetto fotografico di Francesca Volpi per dare voce alle donne siriane

**Il WeWorld festival torna in presenza e siamo davvero felici di poter celebrare i diritti delle donne dal vivo, dopo più di un anno di pandemia. Tuttavia, siamo consapevoli che l'emergenza non sia ancora finita, per questo il festival si svolgerà in totale sicurezza a BASE Milano, dove gli spazi ampi, alcuni anche all’aperto, saranno riempiti solo per un terzo della capienza originaria e previa prenotazione su Eventbrite, garantendo così il distanziamento sociale per tutta la programmazione. Ci teniamo a sottolineare che tutte le normative anti-Covid vigenti - incluso l'utilizzo obbligatorio di mascherine, disinfettanti e misurazione della temperatura all'ingresso - saranno osservate durante tutto il festival. Ti aspettiamo!**

La condizione delle donne nel mondo è protagonista nell’undicesima edizione del WeWorld Festival, con “Tempo sospeso”: il progetto multimediale di WeWorld, prodotto da Cortona On The Move, con la fotografa internazionale Francesca Volpi, che sarà esposto al BASE, Milano, durante i giorni del Festival (21-23 maggio), sotto l'alto patrocinio del Parlamento Europeo e grazie al contributo di Canon. Attraverso testimonianze e fotografie, Francesca Volpi, che ha visitato i campi dove opera WeWorld nella Valle della Bekaa e ad Akkar, accende i riflettori sulla vita delle rifugiate siriane a 10 anni dall’inizio del conflitto in Siria: donne che non hanno mai smesso di fuggire dalla guerra e hanno trovato rifugio in Libano, in situazioni non sempre adeguate e in grado di offrire loro una vita dignitosa oltre l’emergenza.

Il lavoro fotografico realizzato con Francesca Volpi mette in risalto l’aspetto umano e quotidiano delle vite di queste donne nei campi informali, raccontando le conseguenze di una crisi ancora lunga da risolvere. Le fotografie mostrano il coraggio e la resilienza (ai limiti della sopportazione) delle donne e delle ragazze siriane, bloccate in una condizione di precarietà dalla quale faticano a uscire, costrette ad affrontare da sole il carico familiare e limitate da una realtà prevalentemente patriarcale. Sono fotografie che raccontano e celebrano la loro forza, restituendo una voce e un volto a chi è stato privato di tutto” racconta Dina Taddia, Consigliera Delagata di WeWorld.

**Ti chiediamo di prenotare il tuo posto e di annullare la riserva in caso tu non possa esserci.
La mostra è visitabile con prenotazione obbligatoria sabato 22 e domenica 23 maggio dalle 10 alle 20. Sarà possibile accedere alla mostra solo in piccoli gruppi e per fasce orario. Prenota il tuo posto!Ti chiediamo di presentarti 15 minuti prima del tuo appuntamento, poi sarà data la priorità alla lista d'attesa.**

10 anni di guerra in Siria

Abir, 18 anni, rifugiata siriana in Libano. © Francesca Volpi

“Quando è iniziata la guerra, i miei genitori mi hanno detto che si trattava di un conflitto temporaneo, che non c’era da avere paura. Quando sono venuta qui in Libano, hanno ripetuto la stessa cosa, ma non è stato così. Vivo qui da 8 anni” racconta Abir, 18 anni, rifugiata siriana in Libano.

Il 15 marzo ha segnato la ricorrenza dei 10 anni dall’inizio del conflitto siriano, 10 anni in cui le vite di Abir e di tante altre donne che hanno trovato rifugio in Libano sono sospese.  

I dati parlano chiaro: sono oltre 6.7 milioni le persone fuggite dalla Siria dall’inizio della guerra. Di queste, 1.5 milioni - per la maggior parte donne e bambini - sono sfollate in Libano, il Paese con la più alta concentrazione di rifugiati pro capite al mondo che, da anni, sta vivendo a sua volta una forte crisi sociale, politica ed economica. Secondo le ultime stime del 2019, circa 75.500 donne adulte e 167.000 bambini vivono in insediamenti informali in Libano. Qui, spesso, le donne non hanno la possibilità di accedere a servizi e beni fondamentali e vivono in condizioni di sussistenza basica all’interno di strutture e aree che avrebbero dovuto essere provvisorie, ma che sono diventate quasi permanenti.

WeWorld, presente in Siria dal 2011, è intervenuta con progetti mirati in diversi ambiti, tra cui istruzione, protezione, acqua e servizi igienici, risposta alle emergenze, inclusa quella da Covid-19. Uno dei principali interventi di WeWorld riguarda la riabilitazione delle scuole, permettendo a migliaia ragazzi e ragazze di tornare a studiare in luoghi idonei e confortevoli. Nel 2020, con il supporto della Protezione Civile e delle Operazioni di Aiuto Umanitario Europee (ECHO) e dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), WeWorld ha garantito l'accesso all’istruzione a quasi 7.000 bambini (tra i 6 e i 19 anni) e ha formato più di 1.000 insegnanti. Ha inoltre distribuito materiale scolastico a quasi 3.000 bambini bisognosi e ha riabilitato 3 scuole educative, dove attualmente sono iscritti circa 1.500 altri bambini. L'organizzazione lavora anche per garantire che gli spazi educativi siano liberi da mine e ordigni inesplosi e ha formato oltre 24.000 bambini sui rischi che questi possono comportare.

L’organizzazione lavora in Libano dal 2006, concentrando gran parte del proprio intervento per sostenere e proteggere i più vulnerabili, garantire i diritti dei ragazzi e delle ragazze e assicurare loro la possibilità di andare a scuola. Dal 2012 lavora con i rifugiati siriani negli insediamenti informali in tenda (ITSs) per rispondere ai bisogni primari. Negli ultimi 3 anni, WeWorld ha raggiunto più di 81.000 persone, tra le comunità libanesi e siriane, con attività di gestione delle risorse idriche e campagne di sensibilizzazione.