Ines Simeone, Mozambico

Da quando sono presidente mi occupo del dialogo con gli altri membri, del controllo del funzionamento del pozzo e se serve mi metto subito in contatto con i meccanici. Mi piace molto il mio nuovo lavoro, mi sento più al sicuro e più rispettata”. Ines Simeone è l’unica donna presidente di un comitato di gestione dell’acqua nel distretto di Guro, in Mozambico.


In Mozambico l’approvvigionamento dell’acqua è una responsabilità che ricade quasi totalmente sulle donne e le loro figlie che nel tragitto da casa alla fonte rischiano stupri, molestie e rapine. Raccogliere l’acqua per l’intera famiglia può essere un’attività rischiosa data anche dalla mancanza delle donne in ruoli decisionali all'interno dei comitati di gestione dell’acqua. Grazie a percorsi di empowerment per le donne e formazione per gli uomini è però possibile ridurre il gender gap.

Le donne sono le più escluse dai ruoli decisionali che riguardano la gestione comune dei bene”: racconta Anna Crescenti, esperta WASH di WeWorld in occasione della giornata Giornata mondiale dell’Acqua del 22 marzo che quest'anno ha proprio come tema “ACQUE SOTTERRANEE - RENDERE VISIBILE L'INVISIBILE”. Nel mondo - continua - i pozzi gestiti dalle donne funzionano molto meglio di quelli gestiti dagli uomini. Sono luoghi più sicuri e i malfunzionamenti sono ridotti”.

Il caso del Mozambico

La mancanza d’acqua e le scarse infrastrutture nel territorio hanno un impatto significativo sulla vita delle donne, che sono già così sovraccariche di lavoro. Sono loro infatti che devono dedicare parecchie ore al giorno per prendere l’acqua, togliendo tempo ad altre attività. Partendo dai villaggi limitrofi ci vogliono dalle 3 alle 4 ore per andare a prendere da 1 a 3 fusti di 20 litri d'acqua ciascuno. Poi si mettono in fila e aspettano alla fontana dalle 6 alle 8 ore, spesso trascorrendo lì anche tutta la notte. Le donne che affrontano lunghe distanze e rimangono all’aperto anche nelle ore notturne sono più esposte a violenze sessuali. I dati raccolti a Guro e Tambara mostrano che tra il 2019 e il 2021, c'è stato un aumento significativo dei casi di stupro.

Si stima che un pozzo possa soddisfare le esigenze di circa 300 famiglie eppure nel distretto di Guro ogni punto d’acqua ne serve in media 600 mentre a Tambara si riforniscono circa 1000 famiglie. Una condizione aggravata dal fatto che i pozzi pescano da falde piccole: anche per questo l'acqua dei pozzi è essenzialmente usata per cucinare e bere, mentre per altre necessità come lavarsi e fare il bagno, le donne usano l'acqua recuperata lungo le rive dei fiumi. L’acqua è anche una risorsa chiave nella prevenzione all'epidemia di COVID-19 e altre malattie epidemiologiche legate all’acqua contaminata come il colera, ma le donne spesso non riescono a fornire un ambiente sano per la loro famiglia a causa della scarsità d'acqua.

Per assicurare la manutenzione, la riparazione e la gestione delle fonti d'acqua, il governo ha istituito dei comitati di gestione dell'acqua composti da 12 persone ciascuno di cui 6 donne e 6 uomini. Nonostante tutto la presenza delle donne non è mai garantita. Per esempio, le 3 comunità di Tambara hanno 22 comitati dell'acqua, composti da 264 membri: 56 donne contro 208 uomini. Le donne dunque rappresentano solo il 21% dei membri dei comitati dell'acqua, in un'attività che è prevalentemente femminile. Tra loro solo il 4,5%, occupa delle posizioni decisionali: solo una donna presiede un comitato dell'acqua, i restanti 21 sono presieduti da uomini. Sono solo 2, invece, le donne che hanno la chiave della pompa a mano.  Nel distretto di Guro, lo scenario è relativamente migliore: le donne rappresentano il 50% dei membri dei comitati di gestione e il 38,6% di questi comitati sono guidati da donne. In generale, c'è un debole controllo di questi comitati da parte delle donne e questo significa che le decisioni non riflettono le preoccupazioni e le priorità delle donne.

La risposta di WeWorld

WeWorld lavora in Mozambico per promuovere l’empowerment femminile e rendere le donne protagoniste della gestione della risorsa idrica.

Lo fa con un approccio sistemico volto a ridurre il gender gap nei ruoli di gestione dei pozzi. Si prova quindi a ridurre i fattori di esclusione delle donne e adolescenti all’accesso e al controllo sulle risorse ed aumentare la consapevolezza femminile, non solo per la promozione delle donne nei centri decisionali della società, della politica e dell'economia, ma anche per accrescere l’autostima ed aumentare abilità e competenze.

In Mozambico e in particolare a Guro – dichiara Anna Crescenti - WeWorld promuove la parità di diritti e fa sì che responsabilità e opportunità vengano equamente divise tra uomini e donne, compresa la parità di accesso, controllo e utilizzo dei servizi e delle risorse. Lo facciamo attraverso la formazione e il supporto a gruppi di donne che così potranno avere accesso ad acqua pulita e una governance paritaria, in ambienti sicuri”.

Ines è solo una delle tante donne coinvolte nel processo di empowerment che WeWorld svolge ogni giorno sul campo. Tra loro anche Maria Jessinao, che ha il ruolo di capo dell'igiene e deve controllare se il pozzo e i dintorni sono in buone condizioni. “Per far si che sia sempre tutto funzionante faccio i turni con altri 3 membri – racconta -. È una nuova responsabilità per me ma mi fa sentire davvero utile alla mia comunità”.

Deliessi Mastala è invece meccanica e si occupa della manutenzione della pompa. “Grazie al comitato ci confrontiamo costantemente su come risolvere i problemi che possono verificarsi. Lavoriamo in gruppo ed è davvero un ottimo metodo. Sono grata per la formazione che sto ricevendo e sono molto felice perché penso di essere un'ispirazione per le altre donne della comunità”.

È la prima volta che ricopro il ruolo di membro di un comitato, non ho esperienza in questo campo ma sono davvero entusiasta”, conclude Graça Tomas.