
Il conflitto in Ucraina, iniziato nel febbraio 2022, è ancora in corso e le persone rimaste vicino al fronte, come nella zona di Kharkiv, continuano a vivere in condizioni precarie e difficili. Le abbiamo incontrate assieme a Hugo Weber grazie al progetto "Kharkiv-Among the Ruins”: il suo scatto fotografico ha rappresentato la possibilità di raccontare le loro storie da una prospettiva inedita e personale, toccando punti nascosti e intimi. Per conoscere da più vicino le loro storie vai su “Kharkiv-Among the Ruins”
Uno dei protagonisti di questo progetto è Vasyl, che lavora con noi in qualità di Project Officer - WASH Expert.
Molti pensano che la guerra sia iniziata nel 2022 con l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe. Sei d'accordo?
In realtà questa guerra non è iniziata nel 2022 ma molto prima, nel 2014, con il conflitto nel Donbass. Io sono originario di Donetsk, una città che ho chiamato casa per tutta la vita. Nel 2014, però, molti volevano l’annessione alla Russia delle province di Donetsk e Luhansk, situate nella regione del Donbass, tanto che si è arrivato allo scoppio della guerra civile. In tanti credevamo che il conflitto sarebbe stato breve, ma capimmo che non sarebbe stato così veloce quando le truppe russe sono entrate nel Donbass.
Che cos’hai deciso di fare quando hai capito che il conflitto non si sarebbe risolto di lì a poco?
Io e la mia famiglia abbiamo deciso di trasferirci a Kharkiv, dato che l’azienda per cui lavoravo mi aveva offerto l’opportunità di spostarmi lì. È stata una transizione davvero difficile: ci trovavamo nel mezzo di un'ondata migratoria. Come noi, molte persone si spostavano da Donetsk e Luhansk verso Kharkiv, per cui trovare un alloggio era impossibile. È stato grazie a degli amici che sono riuscito a trovare un posto appena arrivato in città, è stato un vero miracolo.
Com'è cambiata la situazione dalla seconda escalation della guerra nel 2022?
In quel periodo lavoravo per un’azienda di vendite B2B e la mia famiglia era cresciuta. La situazione era molto pericolosa per cui abbiamo pensato di trasferirci a Dnipro, in Ucraina centrale. La mattina della partenza, però, ho trovato tutte le strade chiuse, le esplosioni riecheggiavano e potevamo vedere i missili attraversare la città. Un razzo è passato a soli 20 metri rispetto a dove mi ero rifugiato. In quel caos tutte le uscite sono state bloccate e non siamo riusciti a partire.
In questa situazione di incertezza cosa potevate fare?
Quando la guerra è iniziata, ci siamo trasferiti nel seminterrato di un mio amico e siamo rimasti lì fino al 1° maggio 2022. In quel periodo hanno bombardato il distretto di Saltivska, nella città di Kharkiv, con artiglieria, razzi e aerei. Per poter comprare cibo, ci dovevamo spostare in gruppo e la maggior parte del tempo dovevamo rimanere dentro casa. Le strade erano piene di auto militari bruciate, edifici distrutti e cani randagi, abbandonati dalle persone fuggite dalla città. Per questo motivo volevo che la mia famiglia se ne andasse e trovasse rifugio in Europa, ma mia moglie con le mie figlie non ne volevano sapere.
Hai appena accennato al fatto di essere rimasto a Dnipro fino a maggio del 2022. Che cos’è successo dopo?
Sono stato contattato da un ex-cliente che mi ha proposto di lavorare per la loro ONG, che si occupava di evacuare le persone dalle regioni devastate dalla guerra. Il lavoro si svolgeva nella città di Dnipro per cui ci trasferimmo tutti lì a maggio 2022.
Come avete vissuto questo nuovo inizio a Dnipro?
Nonostante ci fossimo trasferiti in una zona maggiormente sicura, i primi mesi sono stati davvero duri perché eravamo perseguitati dai ricordi della guerra e non riuscivamo a dormire. Da una parte vivevo ancora nel terrore del passato e dall’altra il lavoro con la ONG mi ha dato la possibilità di aiutare altre persone. Ci occupavamo dell’evacuazione di civili dalla regione di Donetsk verso Dnipro, Lviv, Odessa.
Che cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Questo lavoro mi ha fatto incontrare tantissime persone e ogni volta era davvero commovente vedere il sollievo nei loro occhi quando scendevano dagli autobus e vedevano una condizione più tranquilla e sicura.
Quando sei venuto a contatto con WeWorld?
Dopo un anno e mezzo, nel 2023, ho ricevuto da WeWorld l’offerta di tornare a Kharkiv. Sono davvero contento di aver accettato perché sono molto legato a quella città. Con WeWorld mi occupo della riparazione della rete idrica, pesantemente danneggiata dai bombardamenti. I materiali che utilizziamo sono di ottima qualità e questo ci permette di completare le riparazioni in tempi brevi.
Perché molte persone decidono di ritornare nonostante la situazione sia ancora molto pericolosa e instabile?
Molte persone non hanno alternative: possiedono appartamenti in queste regioni e non possono permettersi di ricominciare altrove. Soprattutto la fascia più anziana della società ha delle possibilità limitate. Inoltre, le persone sono cresciute in queste zone e nutrono un profondo affetto per questi territori.
Come pensi sarà il futuro di queste zone?
Sono molto preoccupato per il futuro dell’Ucraina: la situazione è ancora molto precaria, le condizioni di vita sono difficili e molti hanno bisogno di assistenza. Eppure, rimango fiducioso e sono contento di poter contare sul sostegno di un’ONG come WeWorld, con cui stiamo portando avanti progetti davvero utili. Spero che nel corso del tempo l’attenzione continui a rimanere alta e anche nel postguerra ci possa essere ancora solidarietà nei nostri confronti.
Per conoscere da più vicino la storia di Vasyl ascolta anche la sua intervista a Radio Popolare, uscita per esteri giovedì 27 marzo 2025.