
Sono trascorsi alcuni mesi da quando il ciclone Chido ha colpito il Mozambico settentrionale, ma gli abitanti di Cabo Delgado continuano a fare i conti con le sue devastanti conseguenze. La tempesta di categoria 3, che si è abbattuta nel dicembre 2024, ha colpito oltre 100.000 persone nei distretti di Pemba, Mecúfi e Chiúre, causando distruzioni diffuse, sfollamenti e un’emergenza umanitaria ancora in corso.
Un’indagine condotta dopo il ciclone ha rivelato che quasi 31.000 famiglie sono state direttamente colpite, molte delle quali hanno perso la casa e i mezzi di sostentamento. Le scuole, pilastro fondamentale per la stabilità della comunità, hanno subito danni ingenti, interrompendo l'istruzione di oltre 11.000 studenti e 160 insegnanti. La distruzione di aule, edifici amministrativi e strutture igienico-sanitarie ha ritardato l'inizio dell'anno accademico 2025.
L’analisi evidenzia la necessità di creare rifugi di emergenza, ricostruire scuole, fornire supporto psicosociale per studenti ed educatori e aumentare i rifornimenti di materiale didattico. Come soluzione a breve termine, sono stati proposti spazi educativi temporanei, mentre proseguono gli sforzi per la costruzione di strutture permanenti.
Nella comunità di Natuco, gli abitanti raccontano le loro esperienze e le difficoltà affrontate dopo la tempesta.

Laurinda António, una studentessa di 14 anni, ricorda la terrificante notte in cui il ciclone ha colpito:
"All’inizio era solo una pioggia leggera, ma in pochi minuti i venti forti e la pioggia torrenziale hanno distrutto la nostra casa. Siamo corsi a rifugiarci dai vicini. Avevo paura di perdere la mia famiglia e tutto ciò che avevamo."
Nonostante le difficoltà, Laurinda resta determinata:
"Senza aule non posso studiare e la scuola più vicina è a 8 km. Noi bambini vogliamo imparare, non essere costretti a matrimoni precoci. Abbiamo bisogno di riavere la nostra scuola."

Luisa Calton, 15 anni, esprime le stesse preoccupazioni per il suo futuro:
"Abbiamo perso tutto: la casa, il cibo, i vestiti e persino il materiale scolastico. Il mio sogno è diventare infermiera e aiutare la mia comunità, ma come posso studiare se non c’è una scuola?"

Per Eliza Mário, contadina di 40 anni e madre di cinque figli, il ciclone è stato devastante:
"Ora viviamo in rifugi di fortuna costruiti con i resti della nostra casa. Mio marito è gravemente malato e non abbiamo una fonte di reddito stabile. I nostri figli hanno bisogno di cibo, istruzione e un posto sicuro dove vivere."

Julieta Fernando, madre di sette figli, lamenta la distruzione dell’unica scuola di Natuco:
"È in gioco il futuro dei bambini. Senza una scuola, come potranno imparare? Come faranno a uscire dalla povertà?"
Siamo presenti nel Paese dal 2000, stiamo mobilitando risorse per rispondere ai bisogni urgenti, tra cui rifugi di emergenza, assistenza alimentare, acqua potabile e la riabilitazione delle scuole. Gli interventi principali comprendono la ricostruzione delle aule, la distribuzione di kit scolastici e l’attuazione di programmi di igienizzazione dell’acqua per prevenire la diffusione di malattie.
Nell’ambito di una strategia di recupero a lungo termine, siamo impegnati nella realizzazione di infrastrutture resilienti e programmi di preparazione ai disastri. I piani prevedono la creazione di comitati di gestione del rischio nelle scuole e la promozione di abitazioni più sicure per mitigare l’impatto di future tempeste.
Gli abitanti di Cabo Delgado stanno ricostruendo, ma non possono farlo da soli. Restiamo al loro fianco in ogni fase del percorso di ripresa. Mentre la regione lavora per ritrovare la normalità, invitiamo i partner umanitari e i donatori ad unirsi a noi nella ricostruzione delle infrastrutture e nell'offrire supporto alle comunità colpite.