Ucraina: il nostro nuovo rapporto rivela le disuguaglianze di genere e il ruolo cruciale delle donne nella tenuta sociale e nella ricostruzione del Paese.

A oltre tre anni dall’inizio dell’invasione su larga scala in Ucraina, le donne rappresentano il vero collante sociale del Paese. Mentre milioni di uomini sono impegnati al fronte, sono le donne a mantenere coesa la vita comunitaria, a occuparsi della cura di bambine e bambini, persone anziane e vulnerabili, a garantire l’accesso a servizi essenziali là dove le infrastrutture sono state distrutte. Eppure, il loro ruolo resta in larga parte invisibile nella risposta umanitaria e nei piani di ricostruzione. A denunciarlo è il nostro nuovo rapporto, “Her Future at Risk – Gender-Transformative WASH Programming in Wartime Ukraine”, pubblicato all’interno della ricerca internazionale Her Future at Risk: The Cost of Humanitarian Crises on Women and Girls e realizzato consultando oltre 25 organizzazioni ucraine e internazionali e più di 800 donne e ragazze.

Il documento è stato presentato da Martina Albini, Coordinatrice del Centro Studi, durante l’evento “Empowered Ukraine: ripartire dal capitale umano”, side event della Ukraine Recovery Conference 2025.

“Le emergenze umanitarie non sono neutre. Se il genere non viene affrontato esplicitamente, le disuguaglianze preesistenti non solo si riproducono, ma si aggravano. Al contrario, quando la risposta è inclusiva e trasformativa, può diventare un’opportunità per costruire una società più equa. Parlare di pace e ricostruzione senza includere le donne significa costruire su fondamenta fragili. Il capitale umano femminile è oggi il più grande investimento possibile per il futuro dell’Ucraina”Piero Meda, Direttore Paese WeWorld Ucraina

Siamo intervenuti immediatamente a marzo 2022 in soccorso alle persone costrette a lasciare le loro case nelle aree dell’est del Paese, attivando sin dalle prime ore i partner in loco e avviando in seguito una presenza stabile di risposta all’emergenza. Insieme a ChildFund Alliance, ci siamo attivati immediatamente per fronteggiare l’emergenza a inizio conflitto e abbiamo poi continuato il nostro impegno in Ucraina e Moldavia a fianco della popolazione colpita dalla guerra. Attualmente, le nostre sedi operative nel Paese sono a Kyiv, Kherson, Mykolayiv, Kharkiv e Donetsk. Lavoriamo al fianco di chi, nonostante il conflitto ancora in corso, ha deciso di rimanere, e di chi è tornato dopo aver abbandonato sotto gli attacchi le proprie abitazioni. 

Il contesto a tre anni dall’inizio dell’invasione

Nel 2025, 12,7 milioni di persone (un terzo della popolazione) avranno bisogno di assistenza umanitaria, con particolare concentrazione nelle regioni dell’est, sud e nord. Allo stesso tempo, la crisi si aggrava per via di una forte riduzione dei fondi internazionali, seguito alla sospensione del contributo statunitense. Il Piano di Risposta Umanitaria 2025 ha visto il fabbisogno calare da 2,63 a 1,75 miliardi di USD, con obiettivo ridotto a 4,8 milioni di persone. Di conseguenza, numerosi servizi considerati non essenziali — tra cui WASH in aree di media gravità, supporto psicologico non d’emergenza, prevenzione GBV non connessa a crisi acute e assistenza economica cash — sono stati depennati, lasciando le ONG locali, incluse quelle femminili, al rischio di chiusura o riduzione delle attività.

Secondo i dati più recenti raccolti dai meccanismi di coordinamento della risposta umanitaria, oltre il 20% delle famiglie ucraine ha un accesso limitato all’acqua sicura, con più della metà dei problemi direttamente collegati al conflitto. Oltre il 10% segnala un peggioramento nell’accesso ai servizi igienici, causato dall’aumento dei prezzi o dalla scarsità di prodotti. Questi disagi colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze, famiglie a basso reddito, persone anziane e residenti delle zone di prima linea.

Un’emergenza dentro l’emergenza

In questo scenario, le donne devono affrontare ostacoli sistemici e specifici. Stando ai dati che abbiamo raccolto e riportati nello studio, quasi 1 donna su 5 (18,5%) dichiara difficoltà nell’accesso ai prodotti per la salute mestruale. Queste necessità, spesso invisibilizzate da tabù e stigma, continuano a essere trascurate nella risposta umanitaria. Mentre il conflitto continua a colpire duramente ampie fasce della popolazione, il report mette in evidenza che le donne sono oggi protagoniste silenziose ma determinanti della resistenza civile: organizzano la vita nelle comunità, supportano le persone sfollate, distribuiscono beni essenziali, spesso sostituendo un sistema pubblico sotto pressione. “Restare è un atto silenzioso di resistenza. Se tutti se ne vanno, chi si prenderà cura del Paese?” ha raccontato Eugenia, una donna raggiunta dai nostri progetti e originaria di Donetsk.

Questo capitale umano – fatto di competenze, cura, resilienza – è la base su cui costruire la ripresa del Paese. Tuttavia, questo ruolo viene troppo spesso ignorato nei meccanismi di risposta umanitaria. Tra le principali criticità evidenziate nel rapporto:

  • Insufficienza di strutture WASH (acqua, igiene e servizi igienico-sanitari) sicure, separate per genere e accessibili, con carenze significative nella salute mestruale e nella protezione della privacy;
  • Scarso accesso all’acqua potabile, in particolare nelle aree più colpite dai bombardamenti, con conseguenze sulla salute fisica, mentale e riproduttiva;
  • Partecipazione femminile ai processi decisionali limitata e spesso simbolica, con le organizzazioni di donne escluse dai finanziamenti e dalle piattaforme di coordinamento;
  • Politiche di genere presenti solo sulla carta, con un’applicazione debole e mancanza di monitoraggio;
  • Rischi di violenza basata sul genere (GBV) spesso non affrontati nelle risposte umanitarie, così come le esigenze di salute sessuale e riproduttiva;
  • Carico del lavoro di cura sulle donne che colma i vuoti dei servizi pubblici, ma senza riconoscimento né supporto.

Dalle emergenze alla ricostruzione: cosa serve davvero

Il rapporto non si limita a fotografare le criticità, ma propone un pacchetto di raccomandazioni operative rivolte ad attori umanitari, donatori, istituzioni e fornitori di servizi, con l’obiettivo di promuovere un approccio strutturalmente più inclusivo e sensibile al genere nella risposta WASH. Un approccio gender-transformative ai servizi WASH non si limita ad adattare gli interventi ai bisogni specifici di donne, uomini, ragazze e ragazzi, ma mira a trasformare le dinamiche di potere e le disuguaglianze di genere esistenti. Per questo serve:

  • Progettare tutte le strutture WASH tenendo conto di dignità, sicurezza e accessibilità, attraverso controlli regolari e la partecipazione delle comunità;
  • Riconoscere e finanziare adeguatamente le organizzazioni femminili locali, valorizzandone il ruolo nei meccanismi di leadership e governance;
  • Integrare sistematicamente i servizi WASH con la prevenzione della violenza basata sul genere e la salute sessuale e riproduttiva, con infrastrutture e servizi centrati sull’utente;
  • Adottare analisi di genere intersezionali e meccanismi di feedback accessibili per adattare i servizi alle esigenze reali;
  • Promuovere politiche pubbliche inclusive nella ricostruzione postbellica, con attenzione alla parità di genere nella spesa pubblica, nella legislazione e nella governance;
  • Coinvolgere uomini e ragazzi come alleati attivi per trasformare in senso equo e sostenibile i sistemi WASH e le dinamiche di comunità.

L’Ucraina si avvicina a una fase decisiva: il futuro della ricostruzione non può prescindere dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle donne come motore della ripresa. La transizione da un’emergenza a una nuova normalità sarà credibile e duratura solo se le donne verranno coinvolte non solo come beneficiarie, ma come attrici protagoniste.