Dal chiamarle col proprio nome all’IVA allo 0% sui prodotti mestruali: il nostro Manifesto in 6 punti per la giustizia mestruale in Italia e per scardinare i tabù e le discriminazioni legate al ciclo mestruale.

Hai mai perso giorni di scuola o lavoro, o rinunciato alle attività che ti piacciono, perché avevi le mestruazioni? Hai mai provato a parlare di dolore mestruale con del personale medico che ha minimizzato o non ha preso sul serio il tuo dolore? Quante volte ti hanno detto che eri irritabile perché avevi le mestruazioni? Quante volte hai nascosto l'assorbente mentre andavi in bagno per cambiarti? Ti hanno mai fatto sentire a disagio perché ti stavi avvicinando alla menopausa? Ogni mese 1,8 miliardi di persone in media hanno le mestruazioni e queste sono alcune delle discriminazioni che possono subire.   

È per questo che vogliamo scendere in campo per parlare dei tabù e degli stereotipi legati alle mestruazioni che non consentono alle persone di partecipare pienamente alla vita sociale. E non solo. Vogliamo che la salute mestruale venga riconosciuta nel diritto alla salute perché tutte le sfide connesse a un’adeguata gestione del ciclo sono parte di un problema più grande e sistemico: le mestruazioni non sono una questione personale, ma una questione di diritti umani e salute pubblica. Lo facciamo con un manifesto in 6 punti, quelli per noi fondamentali da portare avanti per ottenere davvero una giustizia mestruale in Italia. 

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Perché parliamo di persone con le mestruazioni e non solo di donne e ragazze? Che cosa si intende per povertà mestruale? Perché proponiamo il congedo mestruale? Rispondiamo a tutte queste domande nelle nostre FAQ.

Ma cosa significa giustizia mestruale?  

Quello della giustizia mestruale è un concetto strettamente legato a quello della povertà mestruale. La povertà mestruale non riguarda solo tutte quelle persone che non hanno accesso, per diverse ragioni, ai prodotti mestruali (assorbenti, tamponi, coppette, ecc), all’acqua, a spazi e strutture adatte a gestire le mestruazioni. Ma non è solo una questione di costi: anche non ricevere informazioni adeguate rispetto alla gestione del proprio ciclo mestruale, il non poter scegliere liberamente per il proprio corpo, il persistere di tabù e stereotipi sull’argomento, il dover rinunciare a praticare sport, a uscire, a partecipare a occasioni sociali per vergogna o imbarazzo sono tutte manifestazioni di povertà mestruale. Per combattere la povertà mestruale è necessario adottare un’ottica di giustizia mestruale. Quando c’è giustizia mestruale tutte le persone che hanno le mestruazioni possono accedere ai prodotti mestruali che desiderano, sono libere di decidere per il proprio corpo, ricevono adeguate informazioni, possono vivere il proprio ciclo mestruale libere da stigma e da disagio psicologico e non sono limitate nella partecipazione alla vita sociale.  

Oggi, invece, ancora troppe persone sono oppresse e marginalizzate solamente perché hanno le mestruazioni. Garantire la giustizia mestruale significa, quindi, riportare al centro le mestruazioni e le persone che le hanno. 

Il nostro impegno in Italia 

In Italia, abbiamo sempre sostenuto l'eliminazione della Tampon Tax, la tassa sui prodotti mestruali come assorbenti, tamponi, coppette. Con la nuova legge di Bilancio 2024, la tassa è stata riportata al 10% dopo una riduzione al 5% nel 2022. Noi la consideriamo una vera e propria forma di discriminazione che colpisce le persone con un ciclo mestruale; a tutti gli effetti una violazione della giustizia sessuale e riproduttiva.  

La Tampon Tax e tutte le sfide legate a un’adeguata gestione della salute mestruale sono parte di un problema più grande e sistemico: quello della povertà mestruale (period poverty).  
“Quello che serve è adottare un’ottica di giustizia mestruale. Quando c’è giustizia mestruale tutte le persone che hanno le mestruazioni possono accedere ai prodotti mestruali che desiderano, sono libere di decidere per il proprio corpo, ricevono adeguate informazioni, possono vivere il proprio ciclo mestruale libere da stigma e da disagio psicologico e non sono limitate nella partecipazione alla vita sociale” spiega Martina Albini, responsabile del Centro Studi di WeWorld. “Il nostro paese deve dotarsi di un’agenda per la giustizia mestruale perché le mestruazioni non sono solo una questione personale, ma una questione di diritti umani e salute pubblica. Per questo abbiamo lanciato un Manifesto con le nostre 6 proposte per garantire una maggiore giustizia mestruale”. 

Dall’abbattimento di stigma e tabù su mestruazioni e menopausa, all’introduzione dell’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole e del congedo mestruale (anche al lavoro), il manifesto è un primo passo per portare al centro le persone che hanno le mestruazioni, creando consapevolezza su tutti i diritti connessi alla salute mestruale e dando vita a un movimento che possa creare dei cambiamenti concreti, per garantire i diritti mestruali a tutte le persone.   

Il nostro impegno nel mondo per promuovere la giustizia mestruale  

Siamo da sempre impegnati nel mondo per salvaguardare la salute mestruale e riportare al centro le persone che hanno le mestruazioni, promuovendo al tempo stesso una narrazione più aperta, positiva e non giudicante.  Gli effetti dello stigma legato alle mestruazioni non sono solamente sociali, ma anche economici e materiali. Le difficoltà di accesso a infrastrutture igieniche adeguate, compresi servizi igienico-sanitari sicuri, privati e accessibili, dotati di acqua e sapone, dove le persone possono cambiarsi o smaltire i prodotti per l’igiene mestruale, rappresentano ancora oggi un bisogno diffuso su vasta scala.   

Nel 2023, abbiamo pubblicato il nostro rapporto “WE CARE. Atlante della salute sessuale, riproduttiva, materna, infantile e adolescenziale nel mondo”, nato per valutare se la giustizia sessuale e riproduttiva di donne e bambine venga promossa e garantita in Italia e nel mondo. 

Lavoriamo al fianco delle persone nei tanti paesi in cui interveniamo, come in Kenya, Tanzania e Nicaragua, promuovendo corsi di gestione dell’igiene mestruale nelle scuole e nelle comunità. Questi corsi rappresentano occasioni essenziali per lo sviluppo e la crescita delle bambine: qui apprendono a conoscere il proprio corpo e le proprie esigenze e, di conseguenza, a prendere decisioni libere e informate. Ma lo sono anche per i bambini e gli uomini delle comunità: combattere stigma e tabù richiede uno sforzo congiunto, un cambio di mentalità che deve toccare ogni individuo, in particolare chi le mestruazioni non le vive quotidianamente.