Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite. Nonostante decenni di battaglie, movimenti di piazza, trattati internazionali e campagne di sensibilizzazione, la violenza contro le donne rimane strutturale: ancora oggi, 1 donna su 3 nel mondo subisce violenza (OMS, 2021). Questo dato potrebbe essere persino sottostimato perché la violenza maschile contro le donne è un fenomeno complesso, multiforme e spesso sommerso.
La maggior parte delle violenze avviene in casa, nell’ambito familiare: ogni 10 minuti, una donna è vittima di violenza da parte di un familiare (UN Women, 2024). E se da un lato gli atti più estremi, come il femminicidio o lo stupro, vengono universalmente condannati, dall’altro comportamenti altrettanto gravi, come denigrare una donna con commenti a sfondo sessuale o imporre avance fisiche esplicite, sono ancora troppo spesso normalizzati o minimizzati. Questo atteggiamento rende difficile riconoscere la violenza in tutte le sue forme e perpetua una cultura che tollera l’oppressione come parte della normalità.
Parte tutto dal patriarcato
La violenza maschile contro le donne, infatti, assume molteplici forme – fisica, economica, sessuale, psicologica – spesso subdole e difficili da identificare. Alla base di queste manifestazioni c’è sempre lo stesso meccanismo: un sistema di prevaricazione maschile che punta a mantenere il controllo e il potere, negando alle donne diritti, autonomia e dignità. Questo sistema ha un nome: patriarcato. Il patriarcato non è un retaggio del passato, ma un meccanismo ancora profondamente radicato nella nostra società. Anche se la famiglia patriarcale non esiste più come istituzione legale, il patriarcato continua a manifestarsi in molti modi: dalla violenza di genere alla disparità salariale, dalla sottorappresentazione delle donne nei luoghi di potere alle aspettative sociali che le relegano a ruoli subordinati.
Viviamo in un sistema che insegna a proteggere le figlie, ma non a educare i figli al rispetto e al consenso. Questo circolo vizioso danneggia non solo le donne, ma anche gli uomini, intrappolati in un modello di mascolinità egemone che reprime le emozioni, svaluta la vulnerabilità e associa il valore personale al dominio e alla forza. La violenza, in qualsiasi forma si manifesti, non può mai essere giustificata come espressione di troppo amore o troppa gelosia. È sempre un atto di controllo e sopraffazione, che lascia ferite profonde sia sul corpo che nella mente. Riconoscerla, nominarla e combatterla sono passi fondamentali per costruire una società fondata sul rispetto e sull’equità.
La violenza non è una questione privata
Per troppo tempo la violenza maschile è stata considerata una questione privata, qualcosa da non discutere apertamente. Oggi, molte persone la pensano ancora così: da una nostra ricerca condotta in collaborazione con Ipsos nel 2023, emerge che più di 1 persona su 4 pensa che i casi di violenza domestica dovrebbero essere prima di tutto affrontati all’interno della famiglia, mentre poco più di 1 persona su 5 pensa che se una donna venisse picchiata dal marito dovrebbe trovare una soluzione privata prima di denunciarlo.
In realtà, la violenza di genere è un fenomeno complesso e profondo, radicato nella nostra cultura e società, che colpisce donne di ogni età, etnia, livello di istruzione o classe sociale. Non esiste una “vittima tipo”, anche se ci sono fattori che possono rendere alcune donne più a rischio, come la povertà, l’età, la disabilità o il fatto di avere un background migratorio. Alla base di questa violenza ci sono i ruoli di genere e gli stereotipi che li accompagnano, che hanno creato una gerarchia tra uomini e donne. Questa gerarchia mette gli uomini in una posizione di potere e controllo, relegando le donne a ruoli subordinati.
Disarming Patriarchy: il nostro approccio alla violenza di genere
La decostruzione degli stereotipi di genere, dei ruoli tradizionali e dei meccanismi patriarcali è al centro di ogni nostra azione, proposta e intervento. Per comprendere davvero le cause della violenza di genere, è fondamentale andare oltre il singolo caso e affrontare le radici profonde di un sistema che alimenta disuguaglianze e pregiudizi. Abbiamo sempre insistito sulla natura sociale e culturale di questo fenomeno, rifiutando l’idea che si tratti di una questione privata o individuale.
Il nostro impegno contro la violenza sulle donne si concretizza in una varietà di attività di sensibilizzazione, ricerca, comunicazione e advocacy, tutte orientate a cambiare la percezione sociale e culturale della violenza. Ogni azione che portiamo avanti si rafforza a vicenda, con l’obiettivo di abbattere stereotipi e ruoli di genere, e combattere le disuguaglianze quotidiane.
In questi anni, abbiamo contribuito a riscrivere l’immagine sociale della violenza contro le donne in Italia, portando alla luce una prospettiva ancora poco conosciuta nel nostro paese. Fino a non molto tempo fa, infatti, la violenza maschile contro le donne – in particolare quella domestica – veniva considerata una questione privata da risolvere "in famiglia", e non un problema sociale e culturale. Solo ora stiamo iniziando a riconoscere la violenza di genere per ciò che è: un fenomeno strutturale, radicato e sistemico.
Misurare per comprendere
Partendo dal riconoscimento della violenza di genere come un fenomeno radicato nelle dinamiche sociali e culturali, oltre dieci anni fa abbiamo avviato il nostro lavoro di ricerca e sensibilizzazione attraverso il Centro Studi. Qui produciamo rapporti, indagini e ricerche originali, con l'obiettivo di monitorare il fenomeno della violenza maschile contro le donne e della parità di genere. Il nostro impegno è fornire analisi dettagliate del contesto, stimolare riflessioni e avanzare proposte politiche che pongano particolare attenzione alla prevenzione.
La natura strutturale della violenza contro le donne ha spesso portato a una sua normalizzazione, rendendo difficile il riconoscimento del fenomeno e, di conseguenza, la sua misurazione. Tuttavia, l'analisi dei dati è fondamentale per tracciare un quadro chiaro e approfondito della violenza di genere. I numeri non sono solo un insieme di statistiche, ma strumenti essenziali per comprendere la realtà e orientare le politiche. Adottando questo approccio, possiamo sviluppare politiche di prevenzione e intervento più efficaci, capaci di rispondere in modo concreto alle dinamiche complesse della violenza maschile contro le donne.
Le nostre ricerche
Il nostro impegno nella ricerca sulle disuguaglianze di genere ha avuto inizio nel 2013, quando abbiamo pubblicato il rapporto “Quanto Costa il Silenzio?”, che comprende la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza di genere in Italia, quasi 17 miliardi di euro.
Nel corso degli anni, la nostra ricerca sulla violenza di genere ha ampliato i suoi orizzonti, esplorando nuove dimensioni del fenomeno. Le indagini, spesso pionieristiche, hanno aperto nuovi spazi di riflessione su temi cruciali come la violenza economica, quella nei luoghi di lavoro e le disuguaglianze di genere, contribuendo a dare visibilità a problemi ancora troppo trascurati. Attraverso un mix di dati quantitativi, che ci offrono una panoramica sulla portata strutturale della violenza, e testimonianze dirette, che raccontano le esperienze individuali, la nostra ricerca mette in luce le diverse forme in cui la violenza si manifesta. Le storie raccolte non solo arricchiscono l'analisi, ma aprono anche uno spazio per chi ha vissuto questa realtà di condividere la propria voce e contribuire al cambiamento.
Ma non ci fermiamo qui: la nostra analisi si allarga per connettere la violenza di genere con altre questioni sociali e globali, come la salute sessuale e riproduttiva, la giustizia mestruale, l’accesso all’acqua e ai servizi WASH, e il cambiamento climatico. Questa prospettiva multidisciplinare ci permette di comprendere meglio le interconnessioni tra le varie forme di oppressione e di immaginare soluzioni più ampie ed efficaci per costruire una società più giusta per tutte e tutti.
“Nella vita di tutti i giorni io non avevo controllo su nulla. Ogni volta dovevo giustificare come spendevo. Veniva sempre a fare spese con me e decideva cosa potessi acquistare e cosa no, soprattutto per le spese alimentari. Non potevo acquistare nulla per me e quel poco che avanzava della mia pensione se lo teneva. Non mi lasciava mai più di 1 o 2 euro nel borsellino, al massimo per bere un caffè o fare delle stampe.” - testimonianza tratta da “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica” (WeWorld, 2023).
“Ho subito molestie dal mio precedente responsabile. Ha iniziato mandandomi messaggi fuori dall'orario lavorativo, chiedendomi cosa facessi e come stessi. Più passava il tempo, più mi rendevo conto che il suo comportamento mi metteva profondamente a disagio. Battute inappropriate e contatti fisici indesiderati erano all'ordine del giorno. ricordo come se fosse ieri il suo sguardo ovunque andassi in ufficio (bagno, cucina, altra stanza...)” - testimonianza tratta da “Non staremo al nostro posto. Per il diritto a un lavoro libero da molestie e violenze” (WeWorld, 2024).
Gli Spazi Donna di WeWorld
Da oltre dieci anni, alla ricerca uniamo interventi diretti sul territorio, per colmare le lacune esistenti nella prevenzione, affrontare la violenza sommersa e invisibile, e promuovere l'empowerment femminile. Con un approccio concreto e mirato, lavoriamo per costruire spazi sicuri in cui le donne possano liberarsi dalla violenza e riprendersi il proprio potere. Da questi intenti nasce il Programma Spazio Donna, che mira a prevenire la violenza di genere nelle sue varie forme, e a favorire l’emersione della violenza sommersa accompagnando le donne più a rischio in progetti di autonomia personale, sociale e lavorativa. Oggi gli Spazi Donna sono presenti in sei città, spesso nei quartieri più vulnerabili: Milano (Corvetto e Giambellino), Bologna (San Donato), Pescara (Montesilvano), Roma (San Basilio), Napoli (Scampia) e Cosenza, dove la violenza di genere, oltre a essere molto diffusa, spesso non è percepita come tale dalle donne che la subiscono.
Le donne che si rivolgono agli Spazi diventano protagoniste del proprio percorso di cambiamento. Offriamo loro l'opportunità di partecipare a una serie di attività gratuite pensate per fornire gli strumenti necessari a rafforzare la loro autonomia e consapevolezza. Grazie al supporto di operatrici antiviolenza esperte, ogni donna intraprende un cammino di emancipazione, crescita personale e autodeterminazione. In un ambiente sicuro e di sostegno, le donne acquisiscono fiducia nelle proprie capacità, costruendo una nuova visione di sé stesse, mentre, nei casi più gravi, possono contare su un supporto completo che include protezione, assistenza legale e psicologica.
Ogni Spazio offre percorsi di accompagnamento che, pur essendo strutturati, sono adattati alle specifiche esigenze di ciascuna donna e al contesto in cui vive, per garantire un sostegno davvero efficace. L’obiettivo è far sì che ogni donna possa ritrovare la propria forza, riconquistare il controllo della propria vita e intraprendere un cammino di vera autonomia.
“Sono arrivata allo Spazio Donna WeWorld subito dopo essere uscita da una situazione difficile: un matrimonio infelice basato sulla violenza, non fisica, ma invisibile, fatta di urla violente, umiliazioni, venivo ridicolizzata in pubblico, costanti accuse, mi venivano date colpe, minacce e toni alti. Oltre al grande cambiamento personale che mi ha aiutato a realizzare, Spazio Donna WeWorld è diventato il mio posto del cuore anche perché mi ha permesso di conoscere persone stupende con cui ho costruito dei legami speciali che ancora mi porto dietro. Ho riscoperto l'importanza di fare rete sociale per accettare le paure, liberarsi dei sensi di colpa e riconquistare la fiducia in sé stesse.” - testimonianza di una donna che ha partecipato alle attività del nostro Programma Spazio Donna.
Alle radici della violenza: il nostro lavoro di sensibilizzazione
La vera prevenzione contro la violenza di genere non può limitarsi alla semplice "riduzione del danno". Deve partire presto, intervenendo prima che la violenza si manifesti. La prevenzione e la sensibilizzazione sono strumenti fondamentali per rompere il ciclo della violenza e costruire una società più equa. Non solo vogliamo affrontare il fenomeno della violenza, ma anche promuovere una cultura di parità di genere, educando nelle scuole, nelle università, nelle aziende e nella società civile. Vogliamo che ognuno e ognuna impari a riconoscere i propri diritti e a contrastare ogni forma di violenza.
Intervenire alle radici della violenza maschile significa trasformare il nostro modo di pensare e agire. Per questo, promuoviamo percorsi educativi che iniziano fin dai primi anni di scuola, con percorsi di educazione sessuale e affettiva pensati per ogni fascia d’età. Insegnare il consenso, smontare gli stereotipi di genere e sfidare i modelli di potere che alimentano la violenza è il primo passo per prevenirla. È cruciale che questa educazione cominci presto, quando le disuguaglianze sociali e culturali cominciano a radicarsi, per fermare sul nascere gli squilibri che perpetuano la violenza di genere.
Parole di parità: le nostre campagne e i nostri festival
Ogni anno promuoviamo diverse campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne, per arrivare a più persone possibili; sin dall’infanzia, siamo immerse e immersi nella cultura patriarcale, e dobbiamo quindi esporci alla decostruzione degli stereotipi, parlare tra noi, confrontarci e far emergere le nostre esperienze. Ogni campagna è accompagnata solitamente da un’indagine del Centro Studi e presentata in eventi pubblici con stakeholder istituzionali, come la campagna #UnRossoAllaViolenza insieme a Lega Serie A, che lanciamo ogni anno in occasione del 25 novembre.
Inoltre, dal 2010, WeWorld organizza a Milano il WeWorld Festival, che quest’anno è approdato per la prima volta anche a Bologna: si tratta di una serie di eventi dedicati al tema della parità di genere con ospiti nazionali e internazionali, talk, performance, film e presentazioni. Tra queste attività rientra anche il ciclo di incontri “Chiacchierata Femminista”, un luogo di ascolto e dialogo informale su temi che riguardano rapporti di genere, stereotipi, discriminazioni, diritti, maternità, linguaggio inclusivo, empowerment femminile e violenza di genere.
“Ho sempre portato via qualcosa con me da ogni chiacchierata a cui ho partecipato. Gli incontri sono stati energizzanti e hanno stimolato la mia riflessione, non solo sul tema generale che veniva trattato, ma anche su situazioni personali di vita quotidiana su cui mi sono trovata a riflettere, spesso senza neppure rendermene conto.” - un intervento durante “Chiacchierata Femminista”.
Dalla prevenzione all’empowerment: il nostro lavoro nel mondo
Il nostro impegno contro la violenza di genere va oltre i confini dell'Italia e si riflette in progetti attivi in altri 25 paesi. La violenza di genere è un problema globale, con radici culturali comuni, ma ogni contesto richiede un approccio specifico, studiato e adattato alle esigenze locali e alle sfide uniche di ciascun paese.
Non possiamo affrontare la violenza maschile allo stesso modo ovunque. Ogni situazione è diversa, e le dinamiche evolvono continuamente. Per questo, il nostro approccio deve essere flessibile, sempre pronto a comprendere il contesto specifico e a scegliere gli interventi più efficaci. L’obiettivo è sempre lo stesso, ovunque: eliminare la violenza di genere. Dai gruppi di auto-aiuto, alla lotta contro i matrimoni forzati, le gravidanze precoci e le mutilazioni genitali femminili, fino a percorsi di empowerment femminile e di tutela legale e psicologica: ogni azione è pensata per dare potere alle donne e mettere fine alla violenza in ogni sua forma, in ogni parte del mondo.
Insieme per una rivoluzione culturale
La violenza di genere è il sintomo più evidente di un sistema che si regge sulle disuguaglianze, sugli stereotipi e sui ruoli di genere imposti dal patriarcato. Per decostruire queste dinamiche serve una rivoluzione culturale che non lasci indietro nessuno. È necessario che ognuno di noi partecipi attivamente a questa trasformazione, soprattutto gli uomini, chiamati a interrogarsi sui privilegi che il sistema assegna loro.
Non basta eliminare la violenza: dobbiamo costruire una cultura della parità, rifiutare le narrazioni che vittimizzano le donne e mettere al centro le loro voci, esperienze e prospettive. Questo cambiamento non può prescindere dalla collaborazione tra ricerca, intervento diretto, sensibilizzazione e dialogo con le istituzioni. Ma dialogare non significa scendere a compromessi: perché la parità non è un obiettivo negoziabile, è un diritto.
Il cambiamento inizia da ciascuno e ciascuna di noi, ma diventa reale solo se lo costruiamo insieme.