Al Consiglio dell'UE mancata l'approvazione della direttiva sulla dovuta diligenza per la sostenibilità.
Dopo la battuta d’arresto subita il 9 febbraio scorso il voto sulla direttiva di sostenibilità d’impresa sui diritti umani e ambientali – Corporate Sustainability Due Diligence (CSDD o CS3D) - era stato ricalendarizzato ad oggi, mercoledì 28 febbraio. Oggi la mancata approvazione da parte del Consiglio dell'UE, ad opera dei maggiori stati membri, della direttiva sulla dovuta diligenza per la sostenibilità delle imprese segna una deplorevole battuta d'arresto per la responsabilità delle aziende e la tutela dei diritti umani e dell'ambiente in tutto il mondo.
È sconcertante come gli Stati Membri dopo anni di negoziazione su un testo che è stato licenziato in accordo, Consiglio e Parlamento il 14 dicembre, dopo un lungo iter democratico che ha convolto imprese, sindacati, società civile non rispettino ora gli impegni presi nelle istituzioni europee.
È difficile capire cosa gli Stati vogliano opporre, difronte ad una legge che vorrebbe semplicemente rendere concrete le tutele verso diritti umani e l’ambiente, come previsto dalle convenzioni internazionali sottoscritte dai nostri stessi governi. Si tratta di passare dalla teoria alla pratica e chiedere alle grandi imprese di evitare, con azioni concrete, pratiche industriali a discapito delle persone e della natura. La mancata approvazione della direttiva sarebbe un fallimento dei governi dell'UE e un segnale di via libera alle aziende sconsiderate che possono continuare ad alimentare le crisi climatiche ed ecologiche per ottenere profitti a vantaggio di pochi.
In queste ore abbiamo partecipato sia all'appello della Joint Civil Society che all’appello di Unicef e delle principali organizzazioni per la tutela dei diritti dell’infanzia perché il governo Italiano appoggi la direttiva, passo fondamentale per combattere lo sfruttamento lavorativo e la tratta di milioni di bambine e bambini nel mondo.
Per altro molte delle imprese europee e italiane (Ferrero, Mars e Mondelēz, LegaCoop, CNA per citarne solo alcune) hanno fatto appelli in questi giorni perché si approvi la direttiva, col vantaggio per altro di armonizzare le diverse leggi già presenti in Europa. Un direttiva sarebbe anche una tutela per le nostre PMI contro la concorrenza sleale di aziende che producono senza rispettare le regole e vendono anche nei nostri mercati a prezzi stracciati.
I recenti fatti di cronaca, dalla protesta degli agricoltori e la richiesta ad essere protetti contro la concorrenza sleale all’urgenza di essere incisivi contro il caporalato, le morti e gli infortuni sul lavoro ci indicano come la direttiva sia essenziale.
Ora più che mai, la Presidenza belga deve essere all'altezza della situazione: è giunto il momento di tornare dagli Stati membri e garantire una forte maggioranza senza mercanteggiare sui diritti di milioni di persone e sui principi chiave del compromesso raggiunto con l'accordo di dicembre.
Da che parte sta l’Italia? Noi chiediamo che l’Italia appoggi la direttiva, stia dalla parte della civiltà e dei diritti delle persone, non degli interessi di quei pochi soggetti privati che vorrebbero fare impresa senza scrupoli.
ph foto: Alberto Giuliani