La sostenibilità non può essere intesa solo come ambientale ma come un nuovo modo di lavorare, di offrire lavoro, come un nuovo modo di fare impresa. È quanto emerso durante “Diritto Al Futuro: giovani, lavoro, transizione ecologica”, l’evento che abbiamo organizzato venerdì 1 dicembre presso lo Spazio di Opportunità a Bologna, a cui hanno partecipato diversi stakeholder del territorio.

Realizzato all’interno dei progetti Azioni in Rete per lo Sviluppo Sostenibile finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il progetto Erasmus+ Greener Future finanziato dall’Unione Europea, l’incontro è stato un modo per riflettere su sfide, bisogni e buone pratiche per sostenere le giovani generazioni nell’inserimento occupazionale nel settore del sociale e della sostenibilità.

“Dobbiamo attrezzarci per rispondere a tre dimensioni di crisi: economica, ambientale e sociale, con attenzione all’aumento delle diseguaglianze e in particolare ai gruppi più vulnerabili” ha raccontato Margherita Romanelli, coordinatrice Programmi Europei e Advocacy internazionale di WeWorld. Un approccio che emerge con forza dalla ricerca che abbiamo condotto insieme a Tempi Moderni “Lo sfruttamento lavorativo nelle campagne toscane: una prospettiva intersezionale di genere”, presentata durante la mattinata.

La ricerca indaga i fenomeni di sfruttamento lavorativo nelle filiere agricole italiane, dando visibilità e voce alle donne migranti e denunciando pratiche lavorative e imprenditoriali insostenibili. L'obiettivo trasversale del lavoro di ricerca e sensibilizzazione è promuovere una cultura della sostenibilità a 360° e una mobilitazione – in particolari dei giovani - per la giustizia sociale e ambientale.

“È evidente che dobbiamo accelerare. Come anche affermato a COP28, il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre. Quello che stiamo facendo adesso per la sostenibilità nelle sue tre accezioni - economica, sociale e ambientale - non è sufficiente” Conclude Romanelli.

Con un approccio multistakeholder, l’evento ha rappresentato un momento di incontro e scambio tra attori educativi, società civile, istituzioni e realtà imprenditoriali, per discutere di sostenibilità e giovani, dei legami fra transizione ecologica, empowerment giovanile e diritti lavorativi.

Nel corso della mattinata sono intervenuti diversi attori del territorio che rappresentano stakeholder strategici per lavorare sullo sviluppo delle competenze giovanili in maniera sinergica e in costante relazione con le nuove generazioni leggendo la complessità dei problemi sia dal punto di vista individuale che collettivo in relazione alla transizione ecologica, giustizia sociale e ambientale.

La prima parte della discussione ha visto la partecipazione di Annamaria Arrighi, del Settore Educazione, istruzione, formazione, lavoro della Regione Emilia-Romagna e Sara Ballabeni, Impact Specialist di InVento Innovation Lab che ha presentato InVento come caso studio di un’impresa per l’educazione alla sostenibilità e all’imprenditoria giovanile green. Dalle loro parole è emerso chiaramente che il tema dello sviluppo delle competenze per la transizione green e digitale abbia bisogno di un’attenzione alle reti di prossimità per la cura del territorio, di un maggiore dialogo fra scuola, istituzioni, aziende e altri attori territoriali, ma anche di istituzioni capaci di dare valore alle idee che emergono dai giovani.

Si sono poi susseguiti due panel di discussione fra diversi attori della comunità educante, con la moderazione di Federico Mento, direttore di Ashoka Italia.

I bisogni e le caratteristiche dei giovani e il ruolo degli attori educativi sono stati i temi al centro del dibattito tra Antonella Caligiuri, Collaboratrice della dirigenza e referente orientamento PCTO dell’IIS Aldini Valeriani Bologna, Federica Bandini, Professoressa ordinaria Corso di Laurea Management dell’Economia Sociale dell’Università di Bologna e Simonetta Donati, presidente della cooperativa sociale CSAPSA.

Secondo le tre voci raccolte, è sempre più fondamentale creare alleanze fra scuole, imprese, settore sociale, società civile e istituzioni. La scuola risulta essere un luogo di riferimento fondamentale, per giovani da un lato smarriti, allo stesso tempo i migliori promotori di innovazione. Ma non basta: per affrontare il mercato del lavoro della transizione ecologica, gli attori educativi devono innovarsi. Serve insegnare ai e alle giovani – a tutti i livelli – ad avere un “atteggiamento imprenditoriale e innovativo” nei confronti dei problemi della società che li circonda. ancora una volta, particolare attenzione è stata posta alla promozione di una rete di cura nei territori e nelle comunità, in particolare dei più fragili: l’innovazione è importante, ma è necessaria un’attenzione alle problematiche sociali quali diseguaglianza, disagi psicologici e sociali, e di conseguenza alla dispersione scolastica: dobbiamo far “attenzione a non pensare a una società solo su modello di coloro che "ce la fanno”, di coloro che non hanno bisogno di supporto.

Il secondo panel si è focalizzato sul mercato del lavoro oggi e sulla occupabilità e imprenditorialità nel settore della sostenibilità e del sociale: ha coinvolto Rosaria Mastrogiacomo, Responsabile Ufficio Innovazione e Sostenibilità di Legacoop Emilia- Romagna, Susanna Sandri, Segreteria CDLM-CGIL Bologna e Alice Molta, Project Manager di Impronta Etica.

Nel mondo cooperativo e delle imprese, la sostenibilità è sempre più associata all’innovazione, ed è sempre più integrata nelle scelte e nelle politiche aziendali; parallelamente, è stato fatto presente che un mercato del lavoro non può essere definito sostenibile se mancano parità salariale e lavoro dignitoso. in questo contesto, il lavoro giovanile sempre più precario vede giovani sempre più indirizzati verso la crescita personale, più che verso la crescita di carriera. Il quadro che è emerso è quello di una sostenibilità che non può essere intesa solo come ambientale, ma come un nuovo modo di lavorare, di offrire lavoro, come un nuovo modo di fare impresa.