Sensibilizzare le persone sugli effetti dei cambiamenti climatici attraverso i volti di chi subisce ogni giorno la profonda trasformazione dei territori. È questo l’obiettivo di “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”, il progetto fotografico che abbiamo realizzato insieme a Giulia Piermartiri e Edoardo Delille, in mostra, per la prima volta, dal 16 marzo al 2 aprile presso la serra espositiva dell’Orto Botanico di Roma.

Focus della mostra saranno gli scatti fotografici realizzati in Mozambico lo scorso novembre, dai fotografi Giulia Piermartiri e Edoardo Delille nell’ambito dei progetti che portiamo avanti nel Paese. Le foto scattate sono state realizzate con una tecnica innovativa, capace di far immergere il visitatore in un futuro possibile. In un gioco di sovrapposizioni, infatti, si potranno osservare scene di vita quotidiana mescolate alle diapositive che mostrano quegli stessi luoghi drasticamente modificati dalla crisi climatica. Un’immagine che ci proietta in un futuro che non sembra più così distante. Una metamorfosi lenta, ma progressiva, destinata ad intensificarsi, se non verranno messi in atto degli interventi efficaci.

Le fotografie, visibili all’Orto Botanico di Roma fino al 2 aprile, sono state realizzate all’interno della campagna #ClimateOfChange, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le migrazioni, e vanno ad arricchire un lavoro più corale dal titolo “Atlas of the New World” che i due fotografi portano avanti da anni, immaginando le possibili trasformazioni di Maldive, Monte Bianco e California del Nord.

La scelta è ricaduta proprio sul Mozambico perché è al terzo posto nella classifica dei Paesi africani, per calamità ambientali. Pur contribuendo solo al 5% delle emissioni inquinanti, l’Africa è il continente che paga il prezzo più alto del cambiamento climatico in atto. Solo nel 2019, alluvioni, siccità e carestie hanno generato 2,5 milioni di profughi. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico.

Siccità, alluvioni e tempeste improvvise sono episodi che ormai si alternano e si ripetono ogni anno, colpendo e distruggendo interi villaggi e compromettendo il raccolto agricolo. Sono soprattutto le comunità più povere e vulnerabili, che vivono dell’agricoltura, a pagarne il prezzo più alto.

Noi lavoriamo nel Paese da oltre 20 anni, con progetti sia di sviluppo sia legati all’emergenza. In particolare, nel 2019, ci siamo attivati subito per far fronte alle due emergenze causate dai cicloni Idai e Kenneth, attraverso un aiuto diretto verso chi necessitava di tutto: acqua pulita, salute, assistenza e servizi igienico sanitari. Dopo l’emergenza, abbiamo anche attivato dei programmi per ripristinare le risorse economiche in modo che le comunità potessero agire autonomamente attraverso la distribuzione di semenze e kit agricoli.

La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 2 aprile. Per accedere agli spazi dell’Orto Botanico – che ospita la mostra - il costo del biglietto intero è di 5 euro, pagabile direttamente in loco.