È di questi giorni la notizia di una grande manifestazione di protesta che ha invaso le strade di Cuba. Una manifestazione provocata dalla carenza di beni di prima necessità, aggravata dalle difficoltà del Covid-19 che ha messo a dura prova il turismo locale ma che ha anche radici profonde. Per spiegarla e raccontare il nostro lavoro sul campo ci siamo affidati alle parole di Lilli Marinello, Responsabile Paese per WeWorld.

  • Cuba è tornata in questi giorni sulle prime pagine dei giornali, per un fatto poco comune per il paese: le manifestazioni di protesta avvenute in vari punti del paese l’11 luglio. WeWorld lavora a Cuba dal 1993 e abbiamo continuato a lavorare con le istituzioni e le organizzazioni locali, in tutti questi anni, anche nei momenti più difficili, come il famoso periodo speciale, iniziato con la dissoluzione del blocco sovietico-socialista, principale alleato di Cuba, con conseguenze sull'economia dell'isola.
    Lilli Marinello
    Lilli Marinello Responsabile Paese

Oggi siamo in una situazione che risente le difficoltà legate alla pandemia di Covid-19 e il crescente numero di contagi degli ultimi mesi e paga le conseguenze delle politiche dell’amministrazione Trump, che hanno determinato già nel 2019 un forte crollo del turismo internazionale, tra le principali fonti economiche del paese, ulteriormente colpito dalla pandemia. Questo contesto ha generato un malessere legato alla carenza di beni di prima necessità e ha spinto numerose persone a unirsi alle proteste.

Meno noto o comunque taciuto da parte della stampa internazionale è non solo il persistere dell’embargo contro Cuba, ma l’aggravarsi dello stesso da parte del governo Trump, con  ben 243 misure coercitive unilaterali di cui oltre 50 prese in piena pandemia, come la proibizione di invio di denaro in forma di rimesse verso Cuba attraverso i canali tradizionali come Western Union o la quasi completa chiusura dei servizi consolari per i visti anche familiari dei cubani e delle cubane, che per ottenerli sono costretti ad andare in Messico o in Colombia, con lunghissime attese e molta incertezza.

Nessuna di queste misure e tantomeno il blocco economico e finanziario che dura ormai da 60 anni, è purtroppo ancora stata intaccata dall’Amministrazione di Biden.

Come organizzazione impegnata da anni in progetti a sostegno di gruppi vulnerabili e di sostenibilità ambientale e agro ecologia, pensiamo che Cuba abbia il diritto di guardare al proprio futuro in un dialogo aperto che veda al primo posto la partecipazione di tutta la sua popolazione e delle organizzazioni della società cubana e di una reale e disinteressata solidarietà internazionale dalla parte delle persone”.

WeWorld è presente a Cuba dal 1993. Inizialmente i nostri interventi si concentravano sull’assistenza umanitaria a sostegno della popolazione locale colpita dalla crisi economica dei primi anni novanta. Nel corso degli anni, abbiamo sviluppato progetti di cooperazione per garantire cibo, salute, educazione, sviluppo socio-economico e interventi per la riduzione del rischio di disastri naturali.  Negli ultimi anni uno dei temi su cui ci siamo maggiormente concentrati è la parità di genere. Inoltre siamo intervenuti per la promozione di processi partecipativi e la valorizzazione delle capacità locali, in particolare a supporto dei gruppi più vulnerabili del paese: anziani, giovani, donne e bambini. LEGGI TUTTO