In Italia 1 donna su 3 subisce violenza ma spesso non lo dice e rischia di rimanere invisibile. Parliamo di oltre 6 milioni di donne nel nostro Paese.

Controllo, dipendenza economica, isolamento, abuso sono solo alcune delle forme più subdole della violenza sulle donne.  

Nei nostri Spazi Donna WeWorld, centri di ascolto e di accoglienza per le donne, insieme ai loro bambini e alle loro bambine, le nostre operatrici specializzate incontrano tante donne che si trovano in situazioni di violenza o di difficoltà.

Queste sono le storie che ci hanno raccontato.

Leggi le testimonianze e dona 2, 5 e 10 euro al numero solidale 45590 dal 4 al 16 marzo

Testimonianza raccolta dallo Spazio Donna WeWorld – Milano Giambellino 

“Ho 36 anni e mi sono trasferita in Italia a 23 anni per ricongiungermi con il mio compagno. Una volta in Italia ci siamo sposati e abbiamo avuto 2 bambini che adesso hanno 4 e 6 anni. Sono arrivata allo Spazio Donna WeWorld su consiglio di una collega perché c'è stato un episodio con mio marito che mi ha spaventata poiché, durante una lite, mi ha spinta. Ne ho parlato con i miei genitori e mi hanno detto che può capitare. 

Nel rapporto con mio marito c’erano momenti belli e momenti nei quali litigando lui alzava molto la voce. Quando gli chiedevo di calmarsi, anche perché ci sono in casa i bambini, lui mi diceva che ero io a farlo innervosire. Mi sentivo colpevole perché penso di avere dei comportamenti provocatori e so come non innescare la sua rabbia. Nonostante tutto a volte ci sono cose importanti e non trovavo giusto stare sempre zitta. 

All’inizio ero molto confusa e non capivo se quella spinta era stata violenza anche perché tutti quelli con cui mi sono confrontata mi hanno detto di no perché non mi aveva picchiata. 

Lui era aggressivo verbalmente, mi umiliava e mi offendeva. Nonostante percepissi che la cosa giusta da fare era separarsi ho avuto molti dubbi perché nei periodi di "buona" mi sentivo ancora innamorata e stavamo bene come famiglia. Ma capitava sempre più spesso. Così ho deciso di parlargli e raccontargli che questo suo atteggiamento mi feriva e non volevo più continuare così. Per migliorare la nostra relazione abbiamo iniziato una terapia di coppia ma nonostante lui abbia accettato emerge da subito che è disinteressato: capitava che non si presentava e che annullava all'ultimo momento. Inoltre aveva iniziato ad usare le parole dello psicologo per colpevolizzarmi ulteriormente. Il percorso viene interrotto perché lo psicologo dice che non ci sono le premesse per un lavoro di coppia e suggerisce un lavoro individuale ma lui non ha accettato. 

A quel punto mi sono resa conto che non c’erano i margini per un cambiamento e ho chiesto supporto allo Spazio Donna WeWorld per essere accompagnata nella separazione, sia per gestire gli aspetti legali che per affrontare il dolore della separazione. Sono dispiaciuta che le cose non siano andate come le avevo immaginate ma sono convinta della mia scelta. Sono convinta però che da sola però non ce l’avrei mai fatta”.  

Testimonianza raccolta nello Spazio Donna WeWorld Pescara – La storia di G.  

“Ho 25 anni e vivo a casa con i miei nonni materni. La prima volta che sono stata allo Spazio Donna WeWorld è stato circa un anno fa dopo la rottura con il mio fidanzato. Lui è più grande di me ma sembra non aver accettato la mia decisione di interrompere la relazione. È insistente con messaggi di riconquista: io non rispondo ma mi sento vulnerabile perché temo di poter ricadere in una relazione che mi sono resa conto essere non sana. In questa relazione io mi ero annullata, assecondando qualsiasi sua richiesta. Dopo la rottura della relazione, sono tornata a vivere a casa dei nonni materni, dove ho trascorso gran parte della mia adolescenza, in quanto, a seguito della morte di mia mamma per una malattia, essendo figlia unica e non avendo altri parenti stretti (mio padre è andato via quando ero piccola), ero stata affidata a loro. I miei nonni sono abbastanza anziani e seppur cercano di occuparsi ancora di me sortiscono gli effetti del tempo che passa. Avverto l’assenza di punti di riferimento da seguire per il mio percorso per aiutarmi a interfacciarmi con il mondo e sento il desiderio di essere autonoma, così da poter supportare io i miei nonni e non viceversa. 

Così ho iniziato a frequentare qualche evento sociale nella speranza di trovare dei punti di riferimento ma, gli incontri, seppur utili, non sono stati sufficienti. Ho iniziato a cercare online qualcuno che potesse supportarmi e aiutarmi nella mia crescita e ho trovato lo Spazio Donna WeWorld al quale ho chiesto un sostegno psicologico perché sentivo il bisogno di scoprire me stessa, le mie capacità, trovare un lavoro e avere qualcuno, una guida, che potesse aiutarmi ad orientarmi. 

Ho rielaborato la mia storia personale e grazie ai percorsi di orientamento al lavoro riesco ad essere autonoma economicamente: lavoro come segretaria presso un’azienda. Le operatrici sono diventate per me un importante punto di riferimento e nonostante il mio percorso sia concluso sono sempre un aiuto ogni qual volta devo confrontarmi con qualcosa di nuovo.  

Lo Spazio Donna WeWorld è diventato per me un luogo familiare: qui ho sperimentato tanto e adesso sono felice anche di aiutare altre donne e in particolare quelle donne migranti che hanno bisogno di un aiuto per imparare l’italiano”.  

Testimonianza raccolta allo Spazio Donna WeWorld Cosenza – La storia di T.  

“Sono arrivata allo Spazio Donna WeWorld subito dopo essere uscita da una situazione difficile: un matrimonio infelice basato sulla violenza, non fisica, ma invisibile, fatta di urla violente, umiliazioni, venivo ridicolizzata in pubblico, costanti accuse, mi venivano date colpe, minacce e toni alti.  

Ho 52 anni, studi artistici alle spalle e quasi nessuna esperienza lavorativa, un figlio maschio ormai ventiduenne e nessuna rete sociale. All’inizio il mio matrimonio era felice e anche quando mi diceva di non truccarmi troppo per uscire con le mie amiche io pensavo lo facesse perché pensava che io fossi bella anche al naturale e che non ne avessi bisogno. Pensavo che quando si proponeva di accompagnarmi ovunque lo faceva perché si preoccupava per me, e io lo trovavo premuroso. Lui diceva “non è che non mi fido di te, il problema sono gli altri”; pensavo che quando mi diceva di stare solo con lui e di non uscire con le mie amiche lo faceva perché aveva davvero piacere a stare in mia compagnia e voleva trascorrere ogni momento della sua giornata con me. Mai avrei pensato che un giorno truccandomi un po' più marcatamente del solito mi sarei sentita dare della puttana in cerca di attenzioni di altri uomini o che non rispondendo alla sua ennesima chiamata di controllo me lo sarei trovato di fronte a me con le vene che gli pulsavano, pronto a mangiarmi viva se avesse potuto. 

In un giorno particolarmente triste, volendomi sfogare, ricordo di aver realizzato di non avere nessuno con cui parlare, perché ormai mi aveva fatto tagliare i rapporti con qualsiasi essere umano ed ero rimasta completamente sola e alienata dal resto del mondo. Questo senso di solitudine si è fatto sempre più forte, fino a raggiungere l'apice quando lui si è innamorato di un'altra donna e ha chiesto la separazione. Inizialmente non riuscivo a darmi pace, a trovare una spiegazione plausibile. In fondo per me quello era amore, nonostante tutto. 

Ho conosciuto lo Spazio Donna WeWorld per caso, imbattendomi nella loro pagina Facebook che pubblicizzava il laboratorio di fotografia femminista il cui focus ricadeva sulla violenza economica. Incuriosita ho dato un'occhiata e ho pensato che quello potesse essere il posto giusto dove ricominciare a relazionarsi con altre persone dopo aver vissuto per tanto tempo in una bolla di solitudine, e dare concretezza a quel desiderio di rientrare nel mondo dell’arte, che tanto mi aveva appassionata da giovane. Sono rimasta molto contenta del modo in cui sono stata accolta e dell'ambiente che ho trovato, delle persone con cui mi sono relazionata, tutte accomunate dalla volontà di condividere la propria esperienza, che potesse poi essere spunto di riflessione per analizzare la realtà che ci circonda e tutte le varie espressioni di violenza che le donne subiscono. Infatti io stessa fino a quel momento non avevo realizzato di essere vittima anche di violenza economica, poiché sebbene avessi già aperto gli occhi sulle altre forme di violenza psicologica, non ero consapevole del fatto che anche i soldi potessero diventare un fattore di controllo e sottomissione. Ho sempre pensato che creare arte potesse essere uno modo per poter indagare nella propria intimità, ma con il tempo avevo messo da parte questa passione poiché faceva troppo male fare i conti con ciò che stavo attraversando da sola. Ma grazie alle riflessioni che sono state fatte durante i vari incontri del laboratorio di fotografia, sono riuscita finalmente ad elaborare ciò che mi era accaduto. 

Ho iniziato a vedere la macchina fotografica come uno strumento attraverso il quale, finalmente, potevo dar sfogo al mio dolore, manipolarlo per renderlo raccontabile, condividerlo per sentirmi capita e trasformarlo in un’azione politica per tutte. Se prima mi capitava di scattare fotografie solo ai paesaggi, per la prima volta da Spazio Donna WeWorld mi sono messa in gioco mettendomi davanti la telecamera diventando soggetto dello sguardo altrui per come volevo fieramente mostrarmi io e non più oggetto dello sguardo reprimente a cui la cultura patriarcale costringe tutte le donne. 

Oltre al grande cambiamento personale che mi ha aiutato a realizzare, Spazio Donna WeWorld è diventato il mio posto del cuore anche perché mi ha permesso di conoscere persone stupende con cui ho costruito dei legami speciali che ancora mi porto dietro. Ho riscoperto l'importanza di fare rete sociale per accettare le paure, liberarsi dei sensi di colpa e riconquistare la fiducia in sé stesse”.