La crisi dimenticata di Haiti

Disastri naturali, povertà estrema, corruzione, insicurezza e rivolte popolari sono solo alcuni dei fattori che riversano la penisola haitiana in uno stato di crisi persistente.

Il contesto

Haiti si trovava già in un contesto di fragilità istituzionale, mancanza di servizi e infrastrutture di base, e vulnerabilità agli uragani e alle tempeste tropicali quando, nel gennaio 2010, un terremoto di magnitudo 7 ha colpito il Paese. Almeno 220.000 persone sono morte e 350.000 sono rimaste ferite. Migliaia di case, edifici civili e infrastrutture legate al settore agricolo sono stati gravemente danneggiati, provocando un drastico aumento dell'insicurezza alimentare nel Paese. Poco dopo, l’Artibonite, il principale fiume dell’isola, fu contaminato dal colera, causando un'epidemia che colpì 600.000 persone e ne uccise 10.000.

Tali sconvolgimenti accentuarono la crisi sociale già latente e da allora, il Paese ha cercato di ricostruirsi senza successo, sfociando in altissimi livelli d’insicurezza. La crescente instabilità politica, insieme al dissenso, alle fortissime disuguaglianze socioeconomiche, all'insufficienza dei servizi sociali e alla scoperta dell'appropriazione indebita di cospicui fondi pubblici da parte del governo, hanno dato origine a una grave agitazione sociale che dura ormai da anni. Questa è inoltre alimentata dal passaggio delle ricorrenti catastrofi naturali.

Nel luglio 2021, il presidente Moïse è stato assassinato. Da allora, la violenza e l'insicurezza ad Haiti sono aumentate, alimentate dagli scontri tra le bande, che controllano ormai circa il 60% del Paese. I trasporti e l'accesso a cibo, acqua pulita e altri beni e servizi sono stati limitati, così come l’accesso della popolazione al supporto umanitario. Gli haitiani e le haitiane sono vittime di rapine, rapimenti, violenze sessuali e omicidi. Per evadere a questa situazione, i flussi migratori dall’isola sono in costante crescita.

In un tale contesto, nell’agosto del 2021, Haiti è stata nuovamente colpita da un terremoto di magnitudo 7,2, che ha provocato la morte di 2.248 persone, 12.763 sono rimaste ferite e 329 sono tuttora disperse. 53.815 case sono state distrutte e 83.770 danneggiate. Scuole, ospedali, strade e ponti sono stati devastati. Le reti di distribuzione dell'acqua potabile sono state interrotte, ostacolando l'accesso all'acqua in diverse aree. Si sono verificate anche perdite di raccolto e danni alle infrastrutture di produzione alimentare e ai mezzi di sussistenza, soprattutto nelle regioni di Sud, Grand'Anse e Nippes.

Gli sviluppi recenti

Lo scorso settembre, il primo ministro ha annunciato un aumento del prezzo del carburante, provocando un'intensificazione delle proteste: le bande hanno preso il controllo delle principali infrastrutture costiere e del terminal petrolifero di Varreux, bloccando la distribuzione di carburante e acqua. Questa situazione ha messo a rischio la presenza degli operatori umanitari sull'isola.

A ottobre sono stati segnalati nuovi casi di colera a Port-au-Prince, tre anni dopo l'ultima epidemia. I bambini da uno a quattro anni, indeboliti dalla malnutrizione, sono i più colpiti. La malattia sta avanzando, alimentata dall'indisponibilità di acqua pulita e servizi igienici, mentre bande criminali continuano a bloccare il passaggio degli operatori sanitari. Gli sforzi per controllare la recrudescenza sono gravemente ostacolati. E Haiti rimane nel disordine, nella povertà e nell'oblio.

La nostra presenza ad Haiti

WeWorld è presente nella regione dell'America Centrale e dei Caraibi da oltre 30. Dal terremoto che ha colpito Haiti nel 2010, abbiamo iniziato a lavorare direttamente nel Paese, con un intervento mirato alla ripresa post-emergenza seguendo un approccio multisettoriale e in collaborazione con le autorità locali, la società civile e le comunità. Abbiamo sostenuto le famiglie più vulnerabili colpite dal terremoto, accogliendo in strutture adeguate 3030 famiglie sfollate; distribuendo kit di emergenza e di produzione agricola; rafforzando le capacità di gestione delle risorse naturali e produttive, soprattutto per fare fronte a calamità e crisi, e formando persone in loco in materia di riparazione e costruzione. Le riabilitazioni infrastrutturali di fonti d’acqua previste dai nostri progetti sono state accompagnate da campagne di sensibilizzazione per la loro gestione e per le buone pratiche igieniche, raggiungendo oltre 54.000 persone. Inoltre, abbiamo formato le associazioni locali, le reti e i comitati delle imprese in materia di sicurezza.

Per quel che riguarda l’educazione, anch’essa fortemente colpita dai danni materiali e umani delle ricorrenti catastrofi naturali, abbiamo riabilitato, attrezzato e riattivato strutture scolastiche con sistemi di approvvigionamento idrico e latrine, oltre a fornire kit scolastici agli studenti, distribuire materiale didattico agli insegnanti e condurre una campagna di sensibilizzazione sull'igiene e sulla salute sessuale e riproduttiva.

Al livello della società civile, abbiamo lavorato per sostenere e rafforzare diverse organizzazioni locali tramite formazioni, assistenza tecnica e costituzione di reti a livello comunale e regionale per promuovere il dialogo con le autorità locali. Inoltre, ci siamo impegnati nel sostegno alla partecipazione democratica e ai processi di decentramento.

Il nostro intervento attuale

Oggi siamo impegnati nel dipartimento di Artibonite, nei comuni di Anse Rouge e Terre Neuve, con un programma dedicato al miglioramento, in chiave sostenibile, della situazione alimentare e nutrizionale provocata dai terremoti, con un focus sulla protezione dei bacini idrici. Promuoviamo il rafforzamento delle reti di sicurezza sociale e la resilienza delle famiglie più vulnerabili, tramite il miglioramento e la diversificazione della loro produzione agricola e alimentare, e il rafforzamento delle organizzazioni e delle istituzioni comunitarie per la prevenzione della malnutrizione. Entro la fine del progetto, e grazie al lavoro dei nostri partner, si prevede che 8.100 produttori rafforzeranno e proteggeranno i loro mezzi di sussistenza attraverso un approccio basato sull'agroecologia e il sostegno alla creazione di imprese. 1.818 famiglie saranno sostenute attraverso un approccio di protezione sociale e 4.500 donne avranno beneficiato di meccanismi di auto-aiuto per facilitare la loro inclusione nelle dinamiche socioeconomiche dell'area. Il sistema locale di prevenzione e gestione delle crisi alimentari e nutrizionali sarà stato rafforzato a livello di comunità, al fine di ottenere una gestione intercomunale delle risorse naturali per la sicurezza alimentare.

Nel contesto haitiano, le nostre azioni mirano a uno sviluppo sostenibile e inclusivo all'interno della comunità, sfruttando al meglio le risorse e le competenze locali. Siamo e rimaniamo a fianco delle haitiane e degli haitiani, fornendo loro gli strumenti necessari per resistere alle crisi naturali e umane, purtroppo sempre più frequenti.