DISPLACEMENT, LA PERFORMANCE DI ANDRECO SULLE CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Un’azione performativa collettiva ideata dall’artista Andreco sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, e in particolare i processi di desertificazione, innalzamento del livello del mare, eventi metereologici estremi e relativo “Displacement”, riposizionamento di intere popolazioni. Questo il filo conduttore dell’evento che abbiamo organizzato in collaborazione con il Comune di Bologna nell’ambito del progetto “In marcia con il clima”, co-finanziato dall’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo e promosso da organizzazioni della società civile ed enti locali in tutta Italia.
Attraverso una ricerca che unisce scienza, ricerca artistica e attivismo, Andreco indaga i rapporti tra l’uomo e l’ambiente circostante, tra lo spazio urbano e il paesaggio naturale, realizzando progetti che spaziano dalle installazioni alle azioni di mobilitazione, per sensibilizzare il pubblico sulla giustizia climatica.
“Per noi è fondamentale arrivare ai giovani, informarli e sensibilizzarli sui temi che sono oggi al centro dei dibattiti a livello globale e locale. Per farlo, è necessario trovare nuovi linguaggi. Collaborazioni come quella con Andreco per il progetto “In Marcia con il Clima” sono un nuovo modo per tradurre fenomeni complessi in messaggi chiave. - dichiara Stefano Piziali, Responsabile Dipartimento Programmi Italia di WeWorld - L’anno prossimo organizzeremo anche un tour europeo di arti performative nell’ambito del progetto #ClimateOfChange, che vuole proprio mettere in evidenza il nesso tra cambiamenti climatici e migrazioni. Infatti, sono tanti i motivi per cui le persone decidono di spostarsi, spesso non è direttamente il clima a essere identificato come causa, ma i cambiamenti climatici impattano trasversalmente su tutti i driver delle migrazioni, basti pensare che la maggior parte delle comunità locali con cui lavora WeWorld vive di agricoltura di sussistenza”.
“Sento l’urgenza di parlare di crisi ambientale e climatica ed in particolare delle tematiche legate all’acqua: siccità, desertificazione, allagamenti, eventi estremi, innalzamento del livello del mare e relativo “Displacement”. La performance è quindi anche una riflessione su “climate migration” sulle persone costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici che rendono invivibili intere aree geografiche. La relazione tra gli esseri umani e l’acqua sarà al centro della coreografia. La performance oltre a considerare le conseguenze della crisi climatica ed ambientale esprime la necessità di una reazione. L’opera collettiva vuole indicare un futuro desiderabile, conquistato attraverso il cambiamento radicale del sistema produttivo, l’attuazione di buone pratiche ambientali e ad un rapporto simbiotico e mutualistico tra tutte le specie viventi sulla terra” ha dichiarato Andreco.“Come ha sottolineato Andreco nella sua performance, dobbiamo porre l’attenzione sull’importanza dell’acqua, dell’accesso alle risorse, che diventa sempre più difficile a causa di eventi estremi ma non solo, anche fattori che insorgono lentamente come desertificazione ed erosione dei suoli, che colpiscono le comunità più vulnerabili. Le MAPA – most affected people and areas – come sono state definite dai movimenti giovanili ambientali, con cui noi lavoriamo tutti i giorni, sono le comunità meno responsabili dei cambiamenti climatici ma quelle che più ne risentono le conseguenze e con minori risorse per far fronte alle necessità di adattamento e mitigazione del rischio", conclude Piziali.
GUARDA LE FOTO SU REPUBBLICA.IT I cambiamenti climatici peggiorano la nostra vita, in alcuni paesi la rendono impossibile e costringono le persone a migrare. È il tempo del coraggio! Chiediamo alle istituzioni di essere radicali contro l’emergenza climatica: verso una conversione ecologica e umana, per i nostri diritti.Con Andreco hanno collaborato per la parte di workshop Laura Bisognin Lorenzoni, Luana Redaliè e Elvio Assução. Per le musiche Demetrio Castellucci e Mai Mai Mai.