La costruzione di un muro tra Stati Uniti e Messico rimane ancora un obiettivo delle politiche di Trump, nonostante oltre duemila bimbi provenienti da Salvador, Honduras e Guatemala, separati dai loro genitori, abbiano scosso le coscienze di tutto il mondo. Intanto, però, negli Usa il Congresso ha da poco approvato l'aumento del numero di visti lavorativi per stranieri, raddoppiando la cifra dei lavoratori temporanei migranti. Perché quella prodotta dai lavoratori stranieri è una ricchezza necessaria al paese. GVC lavora in America latina, in Guatemala, Nicaragua e Haiti così come in Bolivia, tutti paesi interessati dalle migrazioni, per favorire la creazione di condizioni migliori per la popolazione affinché possa liberamente scegliere di rimanere. In Guatemala, i cambiamenti climatici producono crisi alimentari continue. Ecco come gli operatori umanitari di GVC agiscono sul campo per sostenere famiglie come quella di Marìa.

 

L'EMIGRAZIONE IN AMERICA CENTRALE          Guatemala, San Miguel Acatàn. Nella piccola comunità di Cheche, in tanti – guatemaltechi e non – almeno una volta nella vita si sono visti costretti ad attraversare il confine con il Messico. Raggiungere gli Stati Uniti rimane una delle poche opportunità per uscire dalla condizione di indigenza ma anche per sfuggire alle crisi alimentari che colpiscono in particolare i bambini e che spesso si scatenano a causa dei cambiamenti climatici. Con l'ipotesi della costruzione di un muro per impedire l'accesso nell'America settentrionale, la crisi rischia di spostarsi sempre di più a Sud, laddove scorre il Rio Suchiate, tra Messico e Guatemala. In questa zona, dal 2013 in poi, il numero di espulsioni è notevolmente aumentato.

 

OLTRE LA FRONTIERA          Nonostante l'inasprimento delle politiche migratorie, il marito di Marìa, beneficiaria del progetto di sicurezza alimentare di GVC a San Miguel Acatàn, a febbraio si è deciso a partire e ad attraversare due confini, portando con se anche il figlio maggiore di quattro anni. Ora vive e lavora in Texas e fa di tutto per poter riuscire un giorno a costruire per la sua famiglia una nuova abitazione. Un'impresa davvero difficile da realizzare, considerato che ha molti debiti da pagare e che con quanto guadagna mantenere se stesso e il figlio è già molto difficile.

LA STORIA DI MARIA           Marìa, sua moglie, ha 22 anni ed è rimasta a Cheche, nel dipartimento di Huehuetenango. Qui, vive in una casa molto umile, tra le montagne che costituiscono la Sierra de los Chuchumatanes. Quando l'abbiamo incontrata, alcuni mesi fa, in un campo reso fangoso e scivoloso dalla forte pioggia, ci ha accolti con uno dei suoi bimbi di otto mesi tra le braccia. Rimasta sola, per tutto il giorno, si dedica alle faccende di casa e ai suoi figli. Una cucina e una stanza dove dormire è tutto quello che ha. Poco più vicino, un'altra abitazione, in condizioni migliori, nella quale vivono i genitori e i fratelli di suoi marito.

 

 

CONTRO LA MALNUTRIZIONE           Due dei suoi figli hanno sofferto di malnutrizione. Il più piccolo ha continuato a dormirle pacifico in braccio per tutto il tempo della nostra visita. Il raccolto, ci ha raccontato Marìa, non è stato sufficiente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali della sua famiglia. A poco sono serviti i circa due metri di terreno destinati alla coltivazione di mais e fagioli che hanno garantito loro la sopravvivenza. Marìa, però, ha da poco ricevuto un sostegno economico da parte di GVC, distribuito in più tranche, grazie anche ad un progetto sostenuto da ECHO – European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations dell'Unione europea. L'aiuto consentirà a Marìa di nutrire meglio i suoi bambini, aiutandoli a contrastare la malnutrizione, mentre attendono il ritorno del resto della famiglia.

Bologna, 09 10 2018