Nel mondo 7 vittime su 10 degli ordigni inesplosi sono civili, oltre la metà di loro sono bambini e bambine. È per questo che – in occasione della Giornata Internazionale per la Sensibilizzazione sulle Mine e l'Azione contro le Mine – vogliamo ribadire che l'azione di sminamento delle aree colpite dalle guerre presenti e passate, è urgente e non può più essere rimandata.

Nell’ultimo anno, in Siria, 3.000 bambini e bambine sono rimasti feriti o uccisi da mine e ordigni inesplosi, spesso mentre giocavano in zone residenziali e secondo la bozza dell’Humanitarian Needs Overview del 2020, in Siria oltre 11,5 milioni di persone vivono in comunità contaminate da mine ed ordigni inesplosi.

Dati allarmanti che rendono molte città e aree rurali dei luoghi con un limitato accesso sicuro ai servizi, e spesso ostacolano anche la consegna degli aiuti umanitari.

I bambini sono particolarmente esposti a rischi di esplosione perché sono curiosi e non sempre consapevoli dei rischi. Anche gli uomini e i ragazzi sono a rischio, in modo particolare i lavoratori agricoli che scavano la terra e i gruppi di popolazione in movimento. Le donne e le ragazze, invece, subiscono principalmente un impatto indiretto poiché vengono private della libertà di movimento. Le aree residenziali e le infrastrutture chiave - strade, scuole, centri sanitari, terreni agricoli e insediamenti - rimangono infatti insicure o inservibili a causa della contaminazione, aggravando ulteriormente l'impatto sociale ed economico della crisi e le possibilità di ripresa.

I DATI DEGLI INCIDENTI IN SIRIA:

  • In Siria, ogni 10 minuti, avviene un incidente causato da mine ed ordigni inesplosi
  • Quasi un terzo delle vittime di mine ed ordigni inesplosi sono bambini e bambine
  • Il 61% di loro è stato ferito o ucciso mentre giocava in zone residenziali

Il numero sempre crescente di vittime, per le quali un gran numero di sopravvissuti soffre di menomazioni permanenti, contribuisce ulteriormente ad aumentare la domanda di servizi sanitari sovraccarichi.

Mentre la violenza si placa in alcune parti della Siria, migliaia di bambini e le loro famiglie stanno tornando alle loro case nelle zone colpite dal conflitto, dove mine terresti, trappole esplosive e residuali bellici inesplosi rappresentano un serio rischio. Per proteggere i bambini e le loro famiglie in tutta la Siria, sono necessari programmi di educazione al rischio, volti ad insegnare a bambini e adulti come identificare, segnalare e proteggersi.

Attività di educazione al rischio mine possono davvero fare la differenza – spiega Giulia De Cesaris, Education Focal Point di WeWorld - insegnare alle comunità a identificare ed evitare trappole esplosive è fondamentale anche per sapere cosa fare immediatamente dopo l’esplosione di un dispositivo per effettuare un primo soccorso in caso di incidente”.

La nostra campagna di sensibilizzazione e prevenzione in Siria sostenuta da AICS mira a fare proprio questo: oggi, 4.000 bambini e bambine ad Aleppo e Der Al Zor sono stati educati al rischio mine, grazie alle nostre attività che hanno previsto:

  • Produzione e diffusione di materiali informativi durante gli eventi comunitari, negli spazi pubblici e nei luoghi chiave della comunità (scuole, centri di salute, centri comunitari, moschee ecc.);
  • Formazione di 50 volontari coinvolti nella realizzazione degli eventi educativi contribuendo a rafforzare le competenze degli attori umanitari siriani;
  • Realizzazione di 40 eventi di intrattenimento educativi che facilitano l’apprendimento sul tema del rischio mine attraverso modalità ludiche ed interattive.

Il progetto

Il progetto “Right to Education and Protection for children at risk” - finanziato da AICS e che si concluderà a giugno 2021 – prevede la riabilitazione di 3 scuole, la formazione di 350 insegnanti, e lo svolgimento di attività di sensibilizzazione a livello comunitario, al fine di aumentare la consapevolezza di bambini, adolescenti e adulti sui rischi legati alla pratica del matrimonio precoce, alla presenza di mine e ordigni inesplosi e alla diffusione del virus Covid-19 nelle scuole.