

Parlare di corpi significa parlare di potere. Da questa idea nasce In Rivolta. Manifesto dei corpi liberi, un’opera corale realizzata da noi e curata da Martina Albini, Coordinatrice del Centro Studi WeWorld.
Il volume raccoglie le voci di oltre venti autrici – attiviste, giornaliste, scrittrici, economiste, professioniste della medicina di genere – che si fanno “corpi in rivolta”, intrecciando analisi, testimonianze e pratiche di resistenza. I contributi mostrano come la libertà (o la negazione della libertà) si esprima attraverso i corpi: dalla possibilità di decidere sulla propria maternità, alla sicurezza di muoversi senza paura per persone queer, al diritto di studiare e lavorare senza ostacoli per le donne con disabilità.
Perché parlare di corpi significa parlare di diritti, libertà e potere, di discriminazioni ma anche di possibilità: ogni corpo che prende parola rompe una norma, produce trasformazione, apre spazi di libertà condivisa.
Dal 10 di ottobre, In Rivolta. Manifesto dei corpi liberi (Ed. Castelvecchi) sarà disponibile in libreria e sulla nostra Bottega Solidale. I proventi del libro saranno devoluti ai progetti di WeWorld in Afghanistan e Palestina per promuovere i diritti delle donne.
La presentazione ufficiale si è tenuta al WeWorld Festival Bologna, domenica 12 ottobre, con Vera Gheno (Sociolinguista), Sara Malnerich (scrittrice e co-fondatrice di MammadiMerda), Chiara Gregori (ginecologa), Martina Albini (WeWorld), Sara Manfredi (Fondatrice di CHEAP) e Azzurra Rinaldi (Economista Femminista).
La struttura del libro
Il libro è suddiviso in cinque sezioni, che affrontano i modi in cui i corpi vengono regolati, giudicati o violati, ma anche le strade con cui riescono a reinventarsi e a resistere.
- Il corpo normato racconta come regole, leggi e consuetudini possano diventare strumenti di controllo. Parlare di mestruazioni, di piacere o di consenso non è solo questione di linguaggio, ma un modo per riaffermare che la libertà parte da scelte quotidiane.
- Il corpo non conforme raccoglie le esperienze di chi non si riconosce nei modelli dominanti: persone trans, persone con disabilità, persone grasse o razzializzate. Le loro storie raccontano non soltanto discriminazioni, ma anche possibilità di decostruire il concetto di “normalità” e aprire spazi di esistenza condivisa.
- Il corpo che deve farsi madre indaga la maternità quando diventa aspettativa o imposizione. Si parla di violenza ostetrica, di ruoli assegnati, delle pressioni culturali e demografiche che gravano sulle donne. Accanto a queste voci emerge la libertà di scelta: diventare madri, o non diventarlo, è un atto di autodeterminazione.
- Il corpo che invecchia affronta i cambiamenti legati all’età, spesso accompagnati da silenzi e pregiudizi. Menopausa, trasformazioni fisiche e discriminazioni generazionali diventano qui occasioni per ripensare desideri e autonomia, costruendo nuove narrazioni.
- Con il corpo campo di battaglia il libro si sposta su scenari di conflitto e sfruttamento, dove il corpo diventa il primo terreno di violenza. Le mutilazioni genitali femminili, i racconti dalla Palestina, dall’Afghanistan, dall’Iran e dall’Ucraina mostrano come i diritti vengano messi in discussione a partire dal corpo. Allo stesso tempo, testimoniano che la resistenza non si ferma: continua nei gesti individuali, nei legami comunitari, nelle pratiche collettive che attraversano i confini.
A fianco delle testimonianze di attiviste, giornaliste e scrittrici, si affiancano quelle del nostro staff e delle persone incontrate nei nostri progetti, creando un dialogo che mette in relazione saperi ed esperienze diverse. Il libro non si limita a raccontare storie: mostra anche quanto il cambiamento si costruisca insieme. Nelle varie sezioni si intrecciano voci e punti di vista differenti – su linguaggio, demografia, maternità, invecchiamento, ginecologia e guerra sul corpo delle donne – mettendo in dialogo esperienze pratiche, accademiche e personali. Le discriminazioni non si presentano mai da sole, e le risposte devono essere altrettanto collettive e integrate.
Il libro si chiude con il Manifesto dei corpi liberi: non un elenco di regole, ma un testo collettivo che raccoglie idee per il futuro. Nato durante la Chiacchierata femminista del WeWorld Festival di Milano e arricchito dalle voci raccolte in questo volume, il Manifesto apre spazi di confronto e possibilità, più che offrire risposte definitive.
«Il Manifesto dei corpi liberi non è il punto d’arrivo del libro, ma il racconto di un percorso. È nato dal piacere di scriversi e confrontarsi, dal riconoscersi nelle esperienze altrui e dal mettere in comune pratiche diverse per immaginare come stare meglio insieme. Sappiamo che non tutte le persone si ritroveranno in ogni punto, e va bene così: non vuole essere un testo definitivo, ma un riferimento aperto, a volte imperfetto, che invita a continuare il cammino. Perché l’esperienza corporea è universale, ma i modi in cui la viviamo dipendono anche da contesti sociali, economici e culturali. È da qui che nasce la possibilità di riconoscerci e costruire percorsi comuni.» Martina Albini, Coordinatrice centro studi WeWorld e curatrice del volume
Una presa di parola collettiva
In Rivolta non è un saggio neutro: è un atto politico, scritto dalla parte dei corpi marginalizzati – grassi, queer, trans*, disabili, razzializzati, migranti – che reclamano dignità, spazio e autodeterminazione. Nasce per amplificare voci che troppo spesso restano ai margini.
Racconta storie di corpi che subiscono pressioni e discriminazioni, ma anche di come, attraverso pratiche quotidiane, trovino modi per resistere e affermarsi. Insieme, tutte queste esperienze compongono un mosaico che mostra quanto la giustizia e la libertà passino sempre dai corpi, e quanto le battaglie personali e collettive siano legate tra loro.
«Questo libro dimostra la forza della rete e della coralità: nessuna trasformazione è possibile da sole», commenta Greta Nicolini, Head of Relations WeWorld Solo intrecciando voci diverse, mettendo in dialogo prospettive e pratiche, possiamo generare un cambiamento che sia davvero collettivo e a misura di tutte le persone».
L’invito che fa questo volume è di lasciarsi attraversare dalle storie raccontate e riconoscere che non parlano solo di “altre persone”, ma anche di noi. Significa raccogliere la forza che portano con sé e provare a tradurla nella vita di ogni giorno perché la rivolta non è un gesto isolato, ma un modo di vivere insieme, costruendo spazi di libertà condivisa.
Non offre risposte facili, ma apre domande, visioni, possibilità. È un manifesto che invita ciascuna e ciascuno a unirsi alla rivolta dei corpi liberi.
Contributi In Rivolta
- Sara Manfredi, CHEAP – The M Word
- Claudia Bellante, RACCOMTAMI – Sussurri. Dar es Salaam, Tanzania
- Alessandra Vescio, giornalista freelance – Ai margini della cura
- Francesca Palazzetti, Doula – Il consenso inizia dall’infanzia
- Alessia Dulbecco, Pedagogista e formatrice – Autoerotico & Politico
- Spazio Donna WeWorld San Basilio – Dove il corpo riprende parola
- Georgina Orellano, sex worker e attivista – Puttana femminista, grazie alla collaborazione con Tlon
- Vera Gheno, Sociolinguista - Ma che vuol dire?
- Alessia Nobile, Scrittrice e attivista – Incastrata nel corpo di un maschio
- Lara Lago, giornalista – Che cosa resta se togli la grassofobia?
- Valentina Perniciaro, Fondatrice Tetrabondi – Sbilenchi e in rivolta
- Somaia Sediqi, WeWorld Afghanistan – Essere viste
- Liliana Gîscă, WeWorld Moldavia – Essere rom e sinti a Soroca
- Fiorenza Sarzanini, Vicedirettrice Corriere della Sera – L’epidemia silenziosa
- Francesca Fiore, MammadiMerda – Quando tutti se ne vanno
- Donata Columbro, giornalista e divulgatrice – Tutta colpa delle donne?
- Sarah Malnerich, Mammadimerda – Le altre non si lamentano così
- Simonetta Sciandivasci, giornalista – Avere a che fare con un vuoto
- Ilaria Maria Dondi, giornalista e scrittrice – Sbagliate, punite, negate
- Lidia Ravera, scrittrice – Prima che il corpo cambi noi
- Azzurra Rinaldi, economista femminista – Quanto ci costa la menopausa?
- Antonella Questa, attrice – Vecchia sarai tu!
- Pegah Moshir Pour, attivista diritti umani iraniana – Danzare contro il silenzio
- Rahel Saya, giornalista freelance e attivista afghana – La mia libertà ha un prezzo
- Kseniia Kulynynch, WeWorld Ucraina – Un’altra guerra
- Chiara Gregori, ginecologa – Corpi ribelli
- Camilla Capasso, Communications Specialist WeWorld – Il diritto di scegliere: voci dal Kenya
- Hala Soliman Dawood Abu Rayya, WeWorld Palestina – Avere le mestruazioni a Gaza
- Martina Albini, Centro Studi WeWorld – Introduzione e Manifesto dei corpi liberi