
Il prossimo 8 e 9 Giugno si vota per 5 referendum tra cui quello sulla cittadinanza. Promuoviamo la partecipazione al voto e sosteniamo il Sì per garantire pari diritti a chi cresce in Italia ma continua a sentirsi escluso.
L’8 e 9 giugno 2025 saremo chiamate e chiamati a esprimere la nostra opinione su un tema fondamentale per il futuro del Paese: la cittadinanza. Il referendum propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza continuativa e legale richiesti a chi ha origini extra UE per poter presentare la domanda di cittadinanza una volta compiuti i 18 anni, come già accade in numerosi Paesi dell’Unione Europea. Gli altri requisiti per l’ottenimento della cittadinanza rimangono invariati: dimostrare di avere stabilità economica, essere incensurato e conoscere la lingua italiana.
Sosteniamo il Sì, perché crediamo che la cittadinanza rappresenti un diritto per chi partecipa, contribuisce, cresce e sogna nel nostro Paese. Una scelta di giustizia, coerenza e inclusione. “Ho 24 anni, vivo in Italia da quasi 10. Sono nata in Albania. Questo Paese mi ha formato, ma non mi riconosce ancora.” - commenta Helga, tirocinante curricolare presso WeWorld. “Quando sono arrivata in Italia non conoscevo la lingua, e i primi giorni di scuola sono stati un muro di incomprensione e solitudine. Ma ho tenuto duro: insieme alla mia famiglia abbiamo faticato tanto per costruirci un posto in questa società. Oggi frequento una magistrale a Bologna, ma ogni anno devo ancora rinnovare il permesso di soggiorno, spendendo più di 120 euro. E ogni volta mi sembra che questo Paese, in cui sono cresciuta, continui a non considerarmi davvero parte di sé.”
Senza cittadinanza, le opportunità si riducono: concorsi pubblici preclusi, borse di studio inaccessibili, difficoltà a ottenere mutui o contratti stabili, viaggi limitati. Ma il danno più grande è simbolico: essere esclusi mina il senso di appartenenza, genera sfiducia, scoraggia l’impegno civico. “A scuola ti insegnano i diritti. Poi diventi maggiorenne e scopri che non valgono per te. Non puoi votare, non puoi incidere nella vita del Paese nel quale sei cresciuta. Ti senti invisibile, ospite. Anche se questo è l’unico posto che puoi chiamare casa.”
Anche Antonio, Junior Project Manager presso WeWorld, ricorda “A scuola spesso mi chiedevano: “Antonio, cos’è per te la patria?”. Quando vivi in un limbo, tra il paese d’origine dei tuoi genitori e quello dove sei nato, la risposta non è mai semplice. Da un lato c’è una terra che conosci solo attraverso i racconti dei genitori e qualche vacanza. Dall’altro, un Paese dove hai sempre vissuto che ti ripete che non sei ancora uno dei suoi. Allora da piccolo alla domanda rispondi semplicemente: “Sono cittadino del mondo.” Da grande capisci che quella risposta nasconde solo un senso profondo di spaesamento, una forma silenziosa di disorientamento identitario. Di non appartenenza”.
Conferire la cittadinanza è quindi uno strumento per riconoscere e valorizzare le persone che si identificano come italiane e sono pronte ad assumersi i doveri che ne derivano. La cittadinanza rafforza l’inclusione e la solidarietà, il pluralismo, la fiducia e il rispetto, creando una comunità orientata a riconoscere e condividere uno stesso futuro.
Ad oggi, ottenere la cittadinanza può richiedere fino ai 15 anni: 10 anni di residenza e da 3 a 5 anni per concludere l’iter burocratico. Un'attesa che non facilita la partecipazione, ma al contrario discrimina, creando distanze ed esclusione. Votare Sì al referendum permetterebbe all’Italia di allinearsi alla legislazione in vigore in altri Paesi UE, come Francia, Germania, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo, che già prevedono 5 anni per la richiesta di cittadinanza
Inoltre, la cittadinanza acquisita dai genitori può essere trasferita ai figli e alle figlie minorenni. Pertanto, ridurre i tempi per il conferimento della cittadinanza, consentirebbe ai minori che sono nati o cresciuti in Italia di avere le stesse opportunità dei loro coetanei sia nel contesto scolastico che nelle attività sportive e sociali. Antonio racconta: “Avevo 16 anni quando dopo anni di attese e pratiche, ho ascoltato “Antonio, da oggi sei cittadino italiano”. Finalmente avevo in mano un documento che diceva ciò che ero sempre stato: parte di questo Paese. Ma quel momento, per quanto felice per me, non lo è ancora per molte altre persone. Penso a chi oggi vive la mia stessa storia, ma non ha ancora avuto lo stesso esito. Ragazzi come me che si alzano alle 4 del mattino per andare a rinnovare il permesso di soggiorno, che vivono qui da sempre, ma che vengono tenuti in sospeso per cavilli burocratici, errori formali, o semplicemente perché il sistema è lento”.
Nei percorsi di empowerment promossi negli Spazi Donna di WeWorld, la mancanza di cittadinanza delle donne con origine straniera emerge come una barriera aggiuntiva alla realizzazione delle proprie capacità, aspettative e desideri, aggravando discriminazioni, sfruttamento e violenze di genere. Accelerare il percorso di ottenimento della cittadinanza può quindi ridurre quei fattori di incertezza, mancanza di opportunità e ricattabilità che remano contro la piena dignità e le potenzialità di tante donne con background migratorio. Siamo al fianco dei e delle giovani con background migratorio che attivamente e con passione promuovono il referendum. Sostenere il referendum significa, per noi, essere coerenti con i principi di uguaglianza, partecipazione e giustizia che promuoviamo tra le bambine, i bambini e i giovani durante le attività educative, sociali e culturali che realizziamo.
È per tutti questi motivi che ti invitiamo ad esercitare il tuo diritto di voto l’8 e il 9 giugno e soprattutto a votare sì al referendum per la cittadinanza.