Nel 2011, le Nazioni Unite hanno istituito l'11 ottobre “La giornata internazionale delle bambine e delle ragazze”, con l’obiettivo di promuovere il loro empowerment e di sostenere la piena realizzazione delle loro capacità, sottolineando anche le numerose sfide che, ancora oggi, bambine e ragazze di tutto il mondo devono affrontare per affermare i propri diritti: il diritto all’educazione, all’uguaglianza di trattamento, alla libertà dalla  violenza di genere, alla parità, in ogni ambito della loro vita, fino alla giustizia sessuale e riproduttiva.

Una delle pratiche che, ancora oggi, rappresenta una violenza di genere e una barriera per il futuro di migliaia di bambine e ragazze sono i matrimoni precoci forzati. Per matrimoni precoci forzati si intendono tutti quei matrimoni in cui una o entrambe le parti sono minorenni e non hanno dato il loro consenso all’unione. Seppur i matrimoni precoci forzati siano una pratica molto diffusa anche tra i maschi, ragazze e bambine ne sono maggiormente colpite: a oggi, in tutto il mondo, 650milioni di donne sono state obbligate a sposarsi prima dei 18 anni e 10 milioni di ragazze sono a rischio di contrarre un matrimonio precoce forzato.

I matrimoni precoci forzati sono un “coping mechanism” (meccanismo di reazione), ovvero uno strumento a cui ricorrono le famiglie per far fronte a condizioni di fragilità e incertezza. In situazioni di povertà, conflitti armati e disastri climatici, molte bambine e ragazze sono costrette a sposarsi. Infatti, è proprio nei contesti maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici, dai conflitti armati e da crisi economiche che si registrano i più alti tassi di matrimoni precoci forzati: in Africa Occidentale e Centrale, il 12% delle ragazze tra i 20 e i 24 anni si è sposata prima dei 15 anni; in Africa Orientale e Meridionale il 9%, mentre in Asia Meridionale il 7%.

Come conseguenza dei matrimoni forzati, le ragazze sono costrette a interrompere la propria educazione, diventano più vulnerabili alla violenza, alla discriminazione e agli abusi, e hanno minori possibilità di partecipare attivamente alla vita economica, politica e sociale. Inoltre, le gravidanze precoci rappresentano un rischio per la salute delle donne, presentando, spesso, tassi di morbilità e mortalità materna superiori alla media.

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Matrimoni senza sogni

L’imposizione di ruoli di genere e di rigide norme patriarcali, come essere obbligate a sposarsi precocemente, non solo non permette a bambine e ragazze di esercitare il proprio diritto all’all’infanzia, all’educazione e, eventualmente, ad avere un lavoro, ma incide fortemente anche sulla costruzione della loro identità, sul loro futuro e sui loro sogni. Queste esperienze, infatti, possono alimentare il fenomeno che prende il nome di “dream gap”, traducibile come “divario dei sogni”.

Il dream gap indica quei casi in cui ragazze e bambine, a causa delle discriminazioni di genere, arrivano a dubitare delle proprie capacità e sono spinte inconsapevolmente a scegliere “al ribasso”, a evitare di sognare in grande. Diversi studi hanno dimostrato che il dream gap può manifestarsi già a partire dai 5 anni: a quell’età, infatti, molti comportamenti di genere iniziano a essere interiorizzati e agiti, e le bambine possono sviluppare convinzioni autolimitanti, pensando di non essere capaci o intelligenti “come i maschi”. Un esempio: ritenere che ci siano “professioni da maschi e professioni da femmine”, come nel caso delle materie STEM, considerate un campo tutto maschile e dunque precluso alle ragazze.

In questo caso, gli stereotipi determinano che, a livello globale, se più donne che uomini sono iscritte all’università (114 donne ogni 100 uomini) e i tassi di completamento degli studi sono più alti tra le donne, solo il 35% degli studenti/esse iscritti/e alle facoltà STEM sono donne. Solamente in alcune regioni, come il Medio Oriente e il Nord Africa, la percentuale di laureate nelle materie STEM è superiore a quella dei paesi occidentali ad alto reddito. Secondo alcuni studi, questo divario tra paesi è dovuto al fatto che un simile obiettivo accademico, unito alla possibilità di impiego nel settore STEM, siano percepiti come una forma di emancipazione, di dimostrazione e di riscatto da rigide norme patriarcali.

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Aiutiamo le bambine a sognare in grande

Un fattore protettivo e preventivo fondamentale per i matrimoni precoci forzati è rappresentato da un’educazione sicura e di qualità. Il matrimonio precoce riduce le prospettive di educazione per le ragazze, mentre, al contrario, migliori opportunità di educazione possono ridurre la probabilità di essere costrette a sposarsi presto. L’educazione, inoltre, è anche il principale strumento per promuovere ed esercitare una cultura della parità di genere, andando ad agire sugli stereotipi che limitano le ambizioni e le possibilità di molte ragazze e donne, e contrastando il gender dream gap: è attraverso l’educazione, infatti, che bambine e ragazze hanno la possibilità di immaginare e sognare le sé del futuro, e di sviluppare tutto il proprio potenziale.

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Per questo motivo, WeWorld si impegna a promuovere e proteggere il diritto all’Educazione di bambine e ragazze in tutto il mondo, soprattutto nei contesti più fragili: facciamo parte della rete ChildFund Alliance, che supporta bambini, bambine e le loro famiglie a contrastare la povertà e a poter sviluppare tutto il proprio potenziale; della coalizione “Campagna Globale per l’Educazione”, con la quale abbiamo chiesto all’Italia di difendere e promuovere il diritto all’Educazione anche in contesti di emergenza e crisi protratte, attraverso un primo contributo di almeno 15M€ (3,75M€ all’anno) totali per i prossimi 4 anni a Education Cannot Wait.

Education Cannot Wait è il fondo globale delle Nazioni Unite per l’istruzione nelle emergenze e nelle crisi protratte. Solo nel 2021, ECW ha raggiunto 3,7 milioni di bambini, bambine e adolescenti in 32 Paesi colpiti da crisi (di cui il 48,9% ragazze).  
Raggiungere questo obiettivo di finanziamento significa che, nei prossimi quattro anni, ECW potrà sostenere un totale di 20 milioni di bambini, bambine e adolescenti con un’istruzione di qualità, di cui 12 milioni sono bambine e ragazze.

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