18 OTTOBRE- GIORNATA EUROPEA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI.
VUN VOEUN, AMBASCIATORE SOCIALE DEL PROGETTO MIG-RIGHT.

 

Non sapevo cosa fare, perché se fossi rimasto sulla nave sarei stato sicuramente ucciso, quindi ho deciso di saltare in mare. Sono le parole di Vun Voeun, pescatore cambogiano di 36 anni, nel raccontare di come è scappato alle minacce di morte ricevute a bordo di un peschereccio di proprietà tailandese.

Prima di essere salvato da una nave militare del Brunei, che lo ha messo in contatto con l’ambasciata cambogiana a Singapore, Vun ha trascorso un giorno e mezzo in mare aperto, aggrappato soltanto ad una tanica d’acqua.

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Nel 2016, vista l'estrema situazione di povertà e mancanza di lavoro nel paese di origine, Khvaw, comune rurale della provincia di Siem Reap in Cambogia, Vun si è trovato in una situazione di schiavitù da debito (debt bondage) dopo aver deciso di emigrare in Tailandia, come molti suoi connazionali, attraverso un broker.

Quella da debito è la forma di schiavitù moderna più comune. Si verifica quando una persona offre il proprio lavoro gratuitamente per ripagare un debito, oppure questo debito viene detratto dalla provvisione di lavoro, come spesso accade a molti migranti per raggiungere il paese di destinazione. La durata e la natura del lavoro sono stabiliti dal creditore (broker o datore di lavoro), il quale li modifica a suo piacimento. Nel caso di Vun, il broker che lo ha aiutato ad emigrare ha ricevuto 25 mila Baht (750 euro circa) dal datore di lavoro tailandese, che lo ha poi impiegato in Malesia.

“Lavoravo da nove mesi su un peschereccio in Malesia e dopo aver ripagato il mio debito con il datore di lavoro ho iniziato a guadagnare qualche soldo. Ho deciso così di inviare tutta la somma ricevuta in quel periodo a mia madre, in Cambogia, tramite un broker. Però, dei 20 mila Baht inviati in occasione del Khmer New Year (il capodanno cambogiano) mia madre ne ha ricevuti soltanto la metà”, dice Vun.

Le minacce di morte, da parte del broker e degli altri membri dell’equipaggio, sono iniziate alla richiesta di riavere la somma affidata al broker. Le condizioni di vita e di lavoro a bordo sono diventate così per Vun ancora più pesanti di quanto già non lo fossero: “In mare il lavoro era molto faticoso. Fissavo le reti da pesca, raccoglievo il pescato e lo sistemavo nelle celle frigorifere. Si lavorava tutto il giorno e anche la notte in qualsiasi condizione atmosferica. Dormivo poco e il cibo non era sufficiente”.

Un giorno, mentre dormivo nella cuccetta superiore, ho sentito dei miei colleghi parlare di come mi avrebbero ucciso. Fu allora che decisi di saltare in mare dalla barca, prosegue Vun descrivendo il suo tentativo disperato di scappare da quella situazione di schiavitù.

Tornato in Cambogia, Vun ha deciso di fare causa ai suoi trafficanti. Il processo è ancora in corso per individuare datore di lavoro e broker.

Oggi Vun è tra gli ambasciatori sociali del progetto MIG-RIGHT, realizzato in collaborazione con i propri partner Legal Support for Children and Women (LSCW) in Cambogia e Labor Rights Promotion Network Foundation (LPN) in Tailandia. Il progetto supporta e difende i diritti dei migranti cambogiani in Tailandia, prevenendo ogni forma di abuso e sfruttamento dalla tratta di esseri umani.

Vun condivide la sua esperienza durante le riunioni dei gruppi di auto aiuto (Self Help Groups) che mensilmente si svolgono nei villaggi in cui il tasso di migrazione è più alto. Consapevole delle numerose difficoltà e dei rischi a cui i migranti cambogiani sono esposti, Vun dà ai membri della comunità le giuste informazioni e i consigli utili per evitare di diventare vittime di tratta e sfruttamento e al tempo stesso riesce a farlo sdrammatizzando la sua dolorosa esperienza.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) sono oltre 40 milioni le persone che si trovano ancora in condizioni di schiavitù in tutto il mondo, generando ogni anno profitti pari a 150 miliardi di dollari. In occasione della giornata europea contro la tratta di esseri umani, che si celebra il 18 ottobre, vogliamo ricordare il nostro impegno e quello dell’Unione Europea per porre fine a ogni forma di sfruttamento e schiavitù moderna anche al di fuori dei propri confini, come avviene con il progetto MIG-RIGHT, cofinanziato dalle Delegazioni dell’Unione Europea in Tailandia e in Cambogia, per far sì che casi come quello di Vun non avvengano più.