La testimonianza di Erika Bozzato, volontaria nell'ambito del progetto europeo EU aid volunteers*.

 

Da circa due mesi mi trovo a Jdeideh, un paesino nella valle della Bekaa, nella parte nord-orientale del Libano. Come volontaria, ho modo di prendere parte alle varie attività organizzate da GVC in supporto ai rifugiati siriani stanziati nella regione. Si tratta soprattutto di interventi che mirano a fornire serbatoi per lo stoccaggio dell´acqua, latrine e a sensibilizzare sull’importanza delle pratiche igieniche. 

Ad oggi i rifugiati siriani sono più di tre milioni, fra Libano,Turchia, Giordania, Egitto ed Iraq. Senza contare gli sfollati interni, circa sei milioni e mezzo. Solo in Libano sono quasi un milione e duecentomila, sparsi su tutto il territorio, e particolarmente concentrati nelle zone di confine e a Beirut. Un numero enorme, soprattutto considerando che la popolazione del Libano ammonta a circa 4 milioni e mezzo di abitanti.  A differenza di altri paesi, il Libano ha scelto di non creare veri e propri campi profughi, temendo che incoraggiassero i rifugiati a prolungare ed eventualmente stabilizzare la loro permanenza. Di conseguenza, i Siriani si sono insediati a seconda delle loro possibilità economiche e dei loro precedenti contatti – se ne avevano - in Libano. L´afflusso di rifugiati ha causato una crisi abitativa, e la carenza di alloggi a buon mercato è uno dei principali problemi che i rifugiati si sono trovati ad affrontare. Molti di loro sono costretti a vivere in abitazioni sovraffollate e inadeguate: è stato calcolato che circa il 57% viva in edifici finiti, il 25% in edifici in costruzione o non terminati e il resto in tende e rifugi di fortuna.

GVC si occupa soprattutto delle famiglie che vivono in insediamenti formati da tende o in alloggi non terminati. Negli ultimi due mesi ho avuto modo di visitare alcuni di questi: ingenuamente pensavo che fossero molto simili, ma com´è naturale, ognuno ha caratteristiche proprie, pur nell´estrema instabilità della situazione. Alcuni sono molto piccoli, altri ospitano centinaia di persone. Alcuni sono collocati in zona urbana o peri-urbana, altri nei campi o in zone isolate. Alcuni hanno accesso all´acqua e sono circondati dal verde, altri sono preda del sole e della polvere.  Molte famiglie hanno creato piccoli orti e giardini attorno alle tende, e a volte i girasoli sono così alti da nasconderle quasi completamente.

Supportare i rifugiati è complesso. Innanzitutto, data la natura degli insediamenti, non è sempre facile individuarli. Inoltre, un buon numero vive in aree di confine, per accedere alle quali è necessario ottenere un’autorizzazione specifica dall’intelligence libanese. Ma soprattutto bisogna considerare la complessità dei bisogni dei rifugiati, e come questi si intersecano con la realtà locale. L´afflusso di profughi siriani verso il Libano è iniziato nell´estate del 2012, con migliaia di nuovi arrivi alla settimana. Da un lato hanno bisogni di emergenza, acqua potabile, cibo, una sistemazione dignitosa. Dall´altro il prolungamento della loro permanenza sta causando tensioni sociali con la comunità ospitante, e rivalità con i lavoratori locali, dal momento che i siriani, che faticano a trovare una qualche occupazione, si accontentano di paghe più basse. È probabilmente questo uno dei nodi che lo stato libanese, la comunità internazionale e le ONG dovranno affrontare nei prossimi mesi.

 

*Il progetto “Bridging the gap with volunteers: EU aid volunteers in LRRD missions” mira a sviluppare nuove forme di solidarietà a livello europeo attraverso il coinvolgimento diretto di volontari in progetti che puntano a rafforzare le comunità locali in paesi a rischio di disastri naturali o in fase di emergenza o post-emergenza. Il progetto è gestito da una cooperativa di tre ONG: GVC onlus, Alianza por la Solidaridad - Spagna e AWO International - Germania.

Per maggiori informazioni e per leggere i post scritti dai volontari vai al sito del progetto www.aidvolunteers.org