Cayos Misquitos è il nome di 70 atolli in mezzo al mare dei Caraibi, coperti di boschi di mangrovie, che distano 25 chilometri da Sandy Bay, sulla costa nicaraguense. Tradizionalmente, una riserva naturale dove i locali vivono per 8-9 mesi all’anno, pescando, senza toccare terra. Uno dei pochi luoghi suggestivi e incontaminati del pianeta, dove ci sono solo palafitte in mezzo al mare (che distano da terra tre ore in barca), e null’altro. Di notte cielo e mare si accendono in modo estremamente suggestivo, e la natura la fa da padrona. Purtroppo è anche una delle zone più vulnerabili del pianeta, a causa del cambiamento climatico: Nicaragua e Honduras sono infatti al 1° e al 4° posto del Long-Term Climate Risk Index 2016 come paesi più a rischio. La popolazione ricorda ancora oggi l’uragano Félix del 2007, che qui si è accanito con tutta la sua violenza (di forza 4 - il massimo è 5), causando ingenti danni, visibili ancora oggi. Molte persone sono rimaste uccise perché le comunicazioni di emergenza non erano arrivate in tempo, e sono state sradicate intere foreste. Con ingenti danni sia sull’ecosistema che sulla povertà delle popolazioni.

Rafforzamento delle capacità locali in risposta ai cambiamenti climatici in Nicaragua e Honduras è un progetto che abbiamo realizzato dal 2011 in questa zona proprio per preparare la popolazione e l’ambiente a proteggersi dalla furia degli uragani e degli tsunami, sempre più frequenti e sempre più violenti. I cui risultati sul lungo termine possono essere disastrosi sia per quelle che sono fra le aree più povere al mondo, sia perché si tratta di paesi con riserve naturali preziose per tutto il pianeta.

Infatti questi ecosistemi sono messi a dura prova da questi disastri causati da fenomeni naturali come ricordano gli abitanti della Mosquitia, la regione che si estende fra Nicaragua e Honduras. La comunità indigena Kaukira (fra le altre comunità) dipende dalle mangrovie sia per preservare la terra dall’erosione che per il cibo (la pesca). Infatti la mangrovia, spesso erroneamente classificata come singola specie, è in realtà il nome con cui si identifica la formazione forestale costituita da piante legnose che molti autori definiscono “bioma”, cioè una porzione di biosfera in cui insieme ad una vegetazione dominante (la mangrovia, in questo caso) si sviluppa un particolare ecosistema che include vegetali e animali, fra cui particolari specie di pesci, granchi, gamberi e tartarughe, oltre a numerosi microrganismi preziosi per la salute del mare. Con una particolarità importante per tutto il pianeta: è una pianta che, soprattutto nei primi anni di crescita, assorbe più diossido di carbonio (CO2) e immette più ossigeno nell’atmosfera di qualsiasi altra pianta. La mangrovia è quindi una pianta preziosa e molto speciale, e anche se per gli abitanti della zona, pur apprezzandone l’uso per rifornimento di legna e per il cibo, era un elemento scontato del loro habitat, quando è venuta a mancare hanno imparato ad apprezzarne le qualità: “Anche se non c’è lavoro, e quindi nessun reddito, le persone qui sono abituate a risolvere la giornata andando a pescare, perché qualcosa da mangiare troveranno sempre” ci racconta Federica Siani, che per GVC ha coordinato il progetto di riforestazione. “Negli ultimi anni purtroppo non è più così, l’assenza di mangrovie sradicate dall’uragano ha portato via anche la loro principale fonte di sostentamento, creando seri problemi di alimentazione”.

Per questo ,all’interno del progetto per la resilienza delle popolazioni contro il cambiamento climatico, abbiamo dedicato una larga parte alla riforestazione delle mangrovie sia in Honduras che in Nicaragua: queste piante rappresentano una ricchezza insostituibile per la Mosquitia, e a sua volta questo ecosistema è il fulcro per le popolazioni della zona. Importante non solo a livello ambientale e di sostentamento, ma culturale. Un segno di identità e fonte di conoscenze ecologiche tradizionali che si tramandano nel tempo e di generazione in generazione.

Per questo il nostro progetto, realizzato in collaborazione con Horizont 3000, le Università URACCAN e BICU, la città di Segrate (MI), istituzioni governative locali (Puerto Lempira, Ahuas, Villeda Morales in Honduras), e molte associazioni miskite, si è concentrato sulla riforestazione di più di 10.000 mangrovie coinvolgendo 65 comunità. Le popolazioni sono state formate tecnicamente sull’importanza e la manutenzione delle mangrovie (compresi i bambini nelle scuole) e sensibilizzate su tematiche quali la gestione dei rifiuti, il riciclaggio, il taglio degli alberi e sistemi di pesca più sostenibili, per ripristinare la biodiversità della zona.

Tutto il progetto si è svolto in concertazione e con la partecipazione attiva delle comunità locali, che hanno partecipato sia nell’ideazione, stabilendo le loro necessità e le zone di intervento, sia durante tutta la fase di intervento. Donne e bambini soprattutto sono stati coinvolti in maniera molto attiva, aiutando i tecnici ambientali locali sia a livello di vivaio, sia (quando possibile e non troppo pesante) nella concreta “messa in acqua” delle mangrovie. I risultati sono stati (positivamente) inaspettati: non solo le comunità si sono rese conto che alcune delle loro abitudini erano molto dannose (come lanciare la spazzatura ovunque o tagliare indiscriminatamente le mangrovie per fare legna) ma alcune specie che non si vedevano da anni sono ritornate a popolare l’ecosistema marino. È il caso di alcune specie di gamberi che sono ritornate a nidificare, come i camarones blancos (gamberi bianchi), con tale sorpresa da parte della popolazione che ha persino organizzato una festa per celebrare l’evento. O ancora, la scoperta di una nuova specie di mangrovia (“el quinto mangle”) in Honduras che è stata inserita nell’erbario nazionale: fino al 23 aprile 2014, data della scoperta da parte dei tecnici di GVC, le specie di mangrovie classificate erano quattro.

Ma la cosa più importante” continua Federica, che da Milano si è trasferita in Nicaragua nel 2013 “è che l’impatto della riforestazione è andato oltre il nostro intervento diretto: le comunità stesse hanno iniziato autonomamente a riforestare e proteggere le mangrovie, come nel municipio di Ramón Villeda Morales. Inoltre, ora le proteggono, e sono loro stessi ad educare i propri figli nel rispetto dell’ambiente circostante e della mangrovia in particolare. I pescatori e le donne hanno iniziato loro stessi una campagna di sensibilizzazione molto concreta, dopo che il tecnico ambientale gli aveva rivolto semplici ma efficaci domande come “Volete mangiare? Volete pescare? Allora prendetevi cura del mangle”.

Ecco, proprio questo determina l’efficacia o meno di un progetto di sostenibilità ambientale: quando viene fatto proprio e preso in carico localmente, con un cambiamento di mentalità e del sistema di valori che farà in modo che i risultati positivi durino nel tempo. Come speriamo durino le nostre mangrovie.