Si è appena conclusa a Tunisi la prima giornata di incontro del Comité de pilotage del progetto co-finanziato dalla Commissione Europea e gestito da GVC Appoggio all'emancipazione socio-economica delle donne rurali in Tunisia e Marocco attraverso la loro inclusione nelle reti dell’economia sociale . Dopo animati giorni di proteste e manifestazioni, Stefania Piccinelli, nostra referente Nord Africa, ci scrive di un paese e di una capitale che vivono in una calma apparente.

Giunti da Italia e Marocco i partner di progetto, rappresentanti oltre a GVC, dell'ONG Italiana CEFA, del marocchino REMESS - Rete Marocchina dell’Economia Sociale e Solidale, e del Tunisino RTES - Rete Tunisina dell’Economia Sociale, si sono riuniti a Tunisi per pianificare le attività formative e di scambio a beneficio delle cooperative di donne attive nelle zone rurali dei due paesi Magrebini. Beneficiano della formazione e del supporto del progetto 7 cooperative femminili tunisine di cui fanno circa 200 donne e 12 cooperative marocchine di cui fanno parte circa 670 donne. Oltre alla formazione e all'alfabetizzazione delle donne, il progetto prevede il finanziamento di azioni dirette a migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti delle cooperative sennonché veri e propri investimenti a fondo perduto per l’avviamento o il potenziamento di filiere produttive.

Sullo sfondo dell’incontro di progetto continua la profonda crisi politica che, a due anni dalla rivoluzione, sta colpendo la Tunisia in seguito all'omicidio, lo scorso 6 febbraio del leader dell’opposizione Chokri Berlaid. Dopo le proteste, la giornata di sciopero generale indetta dal sindacato UGTT, la partecipazione oceanica ai funerali del leader dell’opposizione (oltre un milione di persone) e infine la contro-manifestazione organizzata da Ennahdha, partito al governo di orientamento islamico, l’esecutivo, con compiti di costituente che sta guidando la Tunisia post rivoluzionaria, sembra quanto mai in crisi. La cosiddetta troika, coalizione al potere formata dai tre partiti Ennahdha, Ettakatol e CPT, sembra sempre più navigare a vista. Il Primo ministro Hamadi Jebali, di Ennahdha, ha richiesto l’istituzione di un governo tecnico immediatamente dopo l’assassino del leader dell’opposizione e della spontanea reazione della popolazione di Tunisi riversatasi nelle strade per protestare. Una parte del suo partito non l’ha seguito su questa posizione e si è dichiarato contrario ad un governo tecnico. Ettakatol, che esprime il presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, ha dichiarato il suo supporto al primo ministro, mentre il CPT ieri aveva annunciato le dimissioni dei suoi ministri e oggi le ha ritirate, dopo le “rassicurazioni” di Ennahdha sulla tenuta della coalizione al governo.

Dopo gli animati giorni di proteste, manifestazioni e contro manifestazioni, il paese e la sua capitale in particolare, vivono in una calma apparente. La vita è ripresa nel centro città, i negozi così come il mercato della Medina, hanno riaperto e funzionano regolarmente. La gente affolla strade, caffè e mercati. Boulevard Bourguiba, cuore pulsante della città e delle proteste, è però presidiato dalle forze dell’ordine e rotoli di filo spinato sono pronti per essere utilizzati sul grande marciapiede centrale che suddivide le due corsie del viale. La città è in attesa di quello che viene deciso “a palazzo”. Di sicuro il popolo tunisino ha dimostrato ancora una volta di non essere disposto a farsi scippare l’esito rivoluzionario ed essere pronto a difendere la rivoluzione e soprattutto il pluralismo e la libertà di espressione e partecipazione.