Oltre 3.000 presenze in quattro giorni di festival, 38  film presentati tra Bologna e Firenze, ospiti e incontri: è un successo e una conferma la dodicesima edizione del Terra di Tutti Film Festival che ha premiato “Of Fathers and Sons” di Talal Derki (Premio Lo Porto), “Burkinabé rising” di Iara Lee (Premio Senni), “Feminista” di Myriam Fourgère (Voci di donne invisibili di Coop Alleanza 3.0) e “Nimble fingers” di Parsifal Reparato (Storie di giovani invisibili di Emilbanca). Soddisfatti i direttori artistici del festival, Marina Mantini di GVC e Jonathan Ferramola di COSPE onlus, che sottolineano come il Terra di Tutti esista, e resista, per sostenere l’importanza di valori condivisi come il rispetto dei diritti umani e la solidarietà: “siamo in tanti a crederci, ricercando notizie, informazioni e storie su quanto accade lontano dai nostri sguardi. La partecipazione e il coinvolgimento del pubblico al festival, anche nell’inedita sera fiorentina, ci confermano la necessità di portare tematiche e visioni su scala nazionale. Questi segnali di interesse ne sono prova tangibile e ci incoraggiano a continuare a batterci per questi valori, sia attraverso il cinema sociale che grazie al lavoro quotidiano delle nostre Ong nel mondo della cooperazione”.

 

Quattro i premi del Terra di Tutti Film Festival 2018, dal valore di 1000€ ciascuno, consegnati domenica 14 ottobre al Cinema Lumière durante la serata conclusiva della kermesse organizzata, dal 2007, dalle ong GVC e COSPE onlus e capace di coinvolgere sempre più realtà sul territorio a partire dal Comune di Bologna, l’Emilia Romagna Film Commission, la Cineteca di Bologna, la Fondazione Stensen di Firenze, il Cassero LGBT Center e molti altri partner. Premio Lo Porto per il miglior documentario per la difesa dei diritti umani, consegnato dalla giuria composta da Nelson Bova, Vincenzo Branà, Marianna Cappi, Alessandra Gribaldo e Marco Ripoldi, è assegnato al coraggioso film “Of Fathers and Sons” del siriano Talal Derki. “Un lavoro originale e irripetibili, qualitativamente molto raffinato. Una coraggiosa etnografia del nemico realizzata nel proprio paese d’origine”.  Menzione a “Dancing with Monica” di Anja Dalhoff e “La Heredera del viento” di Gloria Carriòn.

 

 

È “Burkinabé rising” di Iara Lee, invece, a conquistare il Premio Senni come miglior documentario dedicato alla lotta contro la povertà e allo sviluppo sostenibile. La giuria composta da Luca Senni, Giorgia Bernoni, Mariano Gosi e Massimo Rossi ha scelto questo documentario perché capace di rappresentare temi cruciali quali “la resistenza, sovranità alimentare, arte, educazione, in una produzione di alta qualità.” La regista e attivista brasiliana di origini coreane mette sul palcoscenico, è proprio il caso di dirlo, la ricca produzione culturale del Burkina Faso, animata dai più giovani che proprio attraverso l’espressione artistica si riappropriano delle proprie radici. Protagonista “invisibile” del documentario è, infatti, proprio Thomas Sankara, padre della “terra degli uomini integri” e simbolo dell’identità pre-coloniale. Menzione speciale per “The Harvest” di Andrea Paco Mariani. La giuria popolare di Coop Alleanza 3.0 ha scelto, invece, “Feminista” di Myriam Fourgère come film vincitore del premio “Voci di donne invisibili”. Le motivazioni, enunciate dalla socia Aurora Brancolini durante la consegna della targa, evidenziano come questo film riesca a combinare momenti più leggeri, con la valorizzazione e la descrizione di come i diversi movimenti femministi nel mondo debbano affrontare sfide differenti.  Inoltre, “mostra quanto ancora le donne debbano lottare per ottenere la parità di genere, sul lavoro, in famiglia, nella società, e quanto facilmente i diritti conquistati possano essere calpestati. Un bellissimo invito a tutte le donne a non rinunciare alle proprie convinzioni e rivendicazioni.

 

 

Infine, il premio sostenuto da EmilBanca e dedicato a “Storie di giovani invisibili” è assegnato quest’anno al filmmaker, antropologo e giornalista napoletano Parsifal Reparato per “Nimble fingers”. Giovane che parla di giovani, documentarista indipendente e freelance, Reparato mette al centro le vicende delle “dita agili” e sottili di  bambine e ragazzine vietnamite, sfruttate per poter produrre oggetti elettronici per il commercio mondiale. Secondo le motivazioni, “l’auspicio è che questo riconoscimento sia di stimolo ed incoraggiamento ai tanti registi e videomaker under 35, indipendenti e freelance affinché continuino ad occuparsi di inchieste e documentari e a farlo occupandosi di tematiche come i diritti umani, con un occhio di riguardo per i giovani, vulnerabili tra i vulnerabili.”

 

Bologna, 15 ottobre 2018