C’è una bella differenza tra viaggiare e scappare da una guerra. L’unico paese che un rifugiato desidera visitare è il suo!”. È questo il messaggio di #4Syria, la campagna di sensibilizzazione attivata da GVC per far conoscere e per migliorare le condizioni dei rifugiati siriani, finanziata dalla DG per gli aiuti umanitari della Commissione Europea (ECHO).

All’interno della campagna, il ruolo da protagonista è affidato a Syrian Edge, documentario prodotto da GVC e realizzato da Juan Martin Baigorria e Lisa Tormena della cooperativa forlivese Sunset. Girato a luglio nell’area della Valle della Bekaa, in Libano, il documentario racconta le storie delle famiglie siriane costrette a scappare dalla guerra, che hanno trovato rifugio nei campi informali dove GVC fornisce assistenza umanitaria, supportando anche la popolazione ospitante libanese che fatica a sostenere il peso di un così alto numero di rifugiati a quattro anni dall’inizio della guerra in Siria.

Presentato in anteprima al Terra di Tutti Film Festival di Bologna il 9 ottobre 2015, Syrian Edge è di recente arrivato a Bruxelles, più precisamente al Parlamento Europeo, dove l’11 novembre l’europarlamentare Cécile Kashetu Kyenge ha ospitato la proiezione e aperto un dibattito sull’argomento. “Il Parlamento Europeo ha attivato due meccanismi per rilocare i rifugiati che necessitano di protezione umanitaria” sottolinea Kyenge “ma è necessario un meccanismo onnicomprensivo per la gestione delle migrazioni. Considerando che la metà dei rifugiati sono bambini, e che quasi sempre è negato loro il diritto all’istruzione, il rischio è quello di una catastrofe umanitaria”.

Syrian Edge ha l’obiettivo di portare alla luce la dimensione internazionale della crisi siriana, non lasciando che il problema venga percepito come circoscritto all’Europa, ma evidenziando il ruolo dei paesi confinanti la Siria. “Un enorme numero di rifugiati siriani in Turchia, Libano e Giordania dipendono totalmente dall’assistenza internazionale“ afferma Eduardo Fernandez Zincke, relatore all’evento in qualità di Team Leader per la crisi siriana della DG ECHO. “In questi paesi il nostro obiettivo come finanziatori è fornire ai rifugiati protezione, ma anche assistenza ai bisogni primari (acqua, cibo, servizi sanitari di base) perché possano costruirsi un futuro”.

I siriani attualmente registrati in Libano come rifugiati sono 1 milione e 100.000: per loro la speranza di tornare a casa una volta finita la guerra comincia a vacillare. “Con il documentario vogliamo dare un volto a questi numeri” afferma Dina Taddia, presidente di GVC, “per far capire cosa stanno attraversando queste persone che non hanno avuto altra scelta se non quella di fuggire dalle loro case. Quello che GVC sta facendo in Libano è supportare sia la comunità ospitante che i rifugiati attraverso la fornitura di servizi essenziali, ma è necessario che vi sia un’azione unanime dell’Europa, un’azione politica che vada oltre gli interessi economici”.

Tra gli spettatori anche l’europarlamentare Elly Schlein, che sottolinea come “quando discutiamo in Parlamento si sente la mancanza delle voci reali delle persone che stanno fuggendo dalla Siria. Le piccole cose, le piccole storie possono avere un grande impatto. È importante creare empatia, e Syrian Edge fa proprio questo”.

“Futuro” è la parola che pervade l’evento di Bruxelles, una parola trasversale alle testimonianze di Abir, Fatima, Maan e degli altri protagonisti di Syrian Edge, ma che per i rifugiati rimane solo un concetto sospeso, a cui guardare con preoccupazione. Garantire futuro e speranza a chi fugge da catastrofi e conflitti è una delle sfide prioritarie alla quale la comunità internazionale dovrà rispondere nel prossimo periodo.