A conclusione della prima giornata della conferenza internazionale SUPPORTING SYRIA AND THE REGION di ieri, l’appello delle ONG ai capi di Stato che si riuniranno oggi è molto chiaro: serve un maggior impegno, sia di risorse economiche che politiche, per mettere in salvo la popolazione siriana, e un programma di interventi di lungo periodo, per evitare che alla fine del conflitto la situazione sia irrecuperabile. Come dichiarato da Yacoub El Hillo e Kevin Kennedy, coordinatori per l’ONU in Siria al quotidiano The Guardian “C’è bisogno di 3,18 miliardi di euro per la Siria, e altri 4,55 per aiutare i rifugiati e i paesi che li ospitano in Giordania, Libano, Iraq, Egitto e Turchia, che stanno facendo un grosso sforzo ma sono arrivati al limite. Le organizzazioni umanitarie hanno bisogno di fondi per gli aiuti, c’è bisogno dell’impegno di tutti. Non è solo un problema per la Siria, ma per tutta la regione, e deve pesare sulla coscienza di tutto il mondo”.
Quello che è venuto fuori dalla conferenza di ieri è la priorità della protezione dell’infanzia, in estremo pericolo, sia dal punto di vista sanitario che scolastico “Prima della guerra, il programma di vaccinazioni della Siria era fra i più efficaci della regione. Oggi la copertura è caduta fino a coprire meno del 50% della popolazione. Questo significa che un’intera popolazione è in una situazione di grave vulnerabilità sanitaria, che unita al fatto che i bambini non vanno a scuola da 5 anni, significa minare gravemente il futuro di una nazione” affermano El Hillo e Kennedy.
Le ONG ieri hanno dedicato un’ampia sessione all’educazione come settore primario di intervento, sottolineando che l’educazione informale che molte ONG (fra cui GVC) stanno fornendo ai bambini deve essere riconosciuta anche a livello formale affinché questi anni non vadano persi e una certificazione possa riconoscerli alla fine della guerra. Sullo stesso livello di importanza la necessità di dare impulso all’economia, con investimenti privati e opportunità di lavoro, per lo sviluppo di mercati locali, con la formazione e la specializzazione dei lavoratori.
Cruciale è tuttavia la protezione della popolazione e delle infrastrutture civili (scuole, ospedali e case), con l’apertura di corridoi umanitari e attraverso la facilitazione dell’accesso agli interventi di soccorso. In questa direzione la conferenza ha sottolineato il ruolo fondamentale delle donne siriane: le ONG che se ne occupano chiedono un maggior riconoscimento del loro ruolo anche nel processo politico, dato che sono loro a combattere sul campo l’estremismo, e sono una risorsa preziosa per le ONG, data la profonda conoscenza del contesto e della cultura.