Il fotografo del Guardian, George Nickels, ci racconta in un’intervista la mostra “Human Cost” di GVC. I ritratti raccontano gli effetti sulle vite dei migranti cambogiani che sono sopravvissuti all’esperienza dello sfruttamento e del traffico di esseri umani in Thailandia.

 

“Il prezzo da pagare per la salute mentale dei migranti cambogiani che tornano dopo aver vissuto l’esperienza della schiavitù o dello sfruttamento in Thailandia è molto elevato. Soffrono di disordini post traumatici e di altri problemi psichici. E poi ci sono le loro famiglie che rimangono in Cambogia e che sono all’oscuro di ciò che vivono i loro cari. Chiaramente, soffrono indicibilmente”. A testimoniarlo è George Nickels, fotografo che da anni documenta per testate come il Guardian ciò che accade a chi è vittima del traffico di esseri umani verso la Thailandia. Dopo aver allestito insieme a GVC la mostra “Human Cost”, all’interno del progetto Mig Right, finanziato dall’Unione europea, George Nickels prosegue con l’esposizione delle sue opere che faranno tappa anche a Bangkok.

Photo credit: George Nickels, Human Cost

La sua ricerca è iniziata dopo aver saputo che un amico di suo fratello era stato tratto in inganno dai trafficanti. “Un broker ha attraversato il confine ed è arrivato nel suo villaggio per offrirgli un lavoro nelle costruzioni in Thailandia e lui invece è finito per essere sfruttato per nove mesi su un peschereccio, senza avere un centesimo – racconta -. Per fortuna, è riuscito a tornare a casa. Quando il peschereccio è rientrato al porto per scaricare il pesce, è scappato ed è ritornato in Cambogia. Questo è accaduto nel 2015”. Per lunghi anni, infatti, i cambogiani sono stati vittima dello sfruttamento sui pescherecci, finendo per essere sfruttati e per non poter toccare terra anche per molti mesi. Per quanto il fenomeno sembri essersi spostato dall’itticoltura ad altri settori, il problema del traffico di esseri umani riguarda ancora tantissimi migranti. Per questo Nickels spera che le sue fotografie sensibilizzino l’opinione pubblica in Asia ma anche in Europa. Dalla redazione del Guardian a Londra fino alla mostra realizzata per GVC e l’Unione europea, i suoi scatti fotografici testimoniano le esperienze di molti che sono riusciti a sopravvivere e a tornare a casa.

“I cambogiani che scelgono di partire lo fanno per pura disperazione e per povertà. Non potrebbero fare diversamente: devono sopravvivere e aiutare le loro famiglie- spiega-. Ho ascoltato testimonianze di fatti che nessuno mai avrebbe dovuto vivere”. Non è un caso se le fotografie esposte all’interno della mostra Human Cost sono tutte molto buie. “Il traffico di esseri umani, così come tutte le moderne forme di schiavitù, sono una materia davvero oscura da trattare- dice-. Dopo aver raccolto molte interviste di donne e uomini sopravvissuti a questo tipo di esperienze, ho sentito che il modo più potente e al contempo provocatorio per ritrarre questi soggetti fosse farlo eliminando al massimo la luce”. Arrivato in Cambogia durante un viaggio nel Sud Est asiatico, Nickels ha deciso di rimanere per documentare la vita del paese dopo la fine della guerra civile. Il fotografo ha visitato più volte i gruppi di auto aiuto di GVC organizzati nei villaggi in Cambogia, documentando così il lavoro dei cooperanti che ogni giorno dedicano tutti i loro sforzi a informare i cambogiani e a prevenire possibili altre esperienze di sfruttamento.

Bologna, 27 04 2018