Di seguito l'appello con cui la Rete della Pace chiederà al governo italiano di assumere un chiaro impegno affinché l’appuntamento di Ginevra 2 diventi la conferenza di pace che tutti attendono per porre fine alle morti, alle violenze inaudite e per la ricostruzione di una Siria libera, democratica e pluralista.
Chiediamo al governo italiano di assumere un chiaro impegno affinché l'appuntamento di “Ginevra 2”, previsto per il prossimo 22 Gennaio 2014, diventi la conferenza di pace e di giustizia che tutti, ma soprattutto la popolazione civile siriana, attendono per porre fine alle morti, alle violenze inaudite e per la ricostruzione di una Siria libera, democratica, pluralista ed in cui tutti i cittadini e le cittadine siano pari.
In Siria si continua a morire, la popolazione è stremata ed in balia di una violenza disumana.
I dati: oltre 130.000 morti, 200.000 detenuti politici, interi quartieri distrutti, 9 milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari, 6,5 milioni di sfollati interni, 2,3 milioni di rifugiati, 3 milioni di studenti senza scuola, 60% tasso di disoccupazione, perdita del 45% del PIL.
Per responsabilità del regime siriano di Bashar Assad, colpevole di aver risposto con le armi e con la violenza alla protesta pacifica della popolazione che chiedeva libertà, lavoro, democrazia, si è ingenerata una spirale distruttiva fuori controllo. Dallo scontro armato interno, che ha tolto sempre più spazio ad una soluzione politica e negoziata nel solco del diritto di autodeterminazione e dei diritti politici e civili, si è passati ad uno scenario di guerra regionale, schiacciato sull'assurda alternativa, imposta con le armi, finanche con l’uso di armi chimiche, tra regime dittatoriale, il caos o la dittatura religiosa. Una escalation di violenza inaudita ed inaccettabile per la popolazione siriana e per gli altri paesi della regione. Una situazione sul campo tale da richiedere la condanna per crimini contro l’umanità a carico del regime e di quei gruppi integralisti che hanno espropriato la popolazione siriana della giusta e legittima lotta per la propria libertà, dignità e democrazia. Tre anni di sofferenze, di atrocità, di delitti e di fuga dalle proprie case, senza più lavoro, senza più scuola, senza più relazioni familiari. Un intero popolo schiacciato da interessi geo-politici ed economici di scala regionale e mondiale, senza che le stesse Nazioni Unite trovassero risposte adeguate, per fermare questo massacro.
Non possono essere la complessità dello scenario regionale o gli interessi delle parti a impedirci di schierarci al fianco della popolazione civile siriana, mobilitandoci per il suo diritto di autodeterminazione, per le richieste di libertà, dignità e democrazia, per avere giustizia nei confronti di chi ha perpetrato crimini contro l’umanità, per garantire assistenza umanitaria alle vittime, ai rifugiati e agli sfollati.
Infine, ci uniamo alle richieste che provengono dalla società civile, dalle attiviste ed attivisti per i diritti umani siriane/i e di ogni parte del mondo, mobilitatisi in questi giorni, chiedendo al nostro governo di assumerle e di sostenerle nelle istanze internazionali.
Chiediamo:
la necessità che tutte le comunità, le componenti religiose e laiche della società siriana siano rappresentate alla conferenza di Ginevra 2;
la garanzia di risorse, di percorsi e corridoi sicuri per gli aiuti umanitari alla Siria;
l’immediata cessazione del conflitto armato e della violenza sui civili; il sostegno alla proposta di formazione di un governo di transizione fondato sulla volontà popolare e su libere elezioni; giustizia e verità sui crimini di guerra;
la confisca dei conti delle autorità del regime e la restituzione del denaro per la ricostruzione e per l’assistenza alle vittime del conflitto;
la presa in carico, da parte della comunità internazionale, dei bisogni e dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico, fino al loro ritorno in patria, a seguito della fine del conflitto;
il rilascio sicuro degli ostaggi e dei prigionieri politici detenuti illegalmente;
una adeguata cooperazione finanziaria per la ricostruzione materiale e politica della Siria, senza porre vincoli e condizioni tali da gettare il Paese nel baratro di un debito pubblico incolmabile che rischierebbe di limitarne la sovranità effettiva; garantire condizioni di libertà di espressione, di opinione e d’informazione, nonché la protezione fisica degli operatori del settore.