Si è concluso il 28 marzo il Forum Sociale Mondiale 2015, inaugurato a Tunisi nel campus di Al Manr con la grande manifestazione di protesta contro l’attentato al Museo del Bardo. Sin dal corteo di apertura, la società civile tunisina e le organizzazioni presenti, fra cui GVC e YaBasta, hanno voluto gridare con forza la loro condanna al terrorismo e alla logica di intimidazione, dimostrando una risposta sociale attiva che ha caratterizzato tutta la settimana del FSM2015.
GVC, attivo da diverso tempo in Tunisia, ha organizzato un atelier sull’economia sociale, insieme a RTES, raccontando la propria esperienza con le cooperative femminili al centro del progetto Eco de Femmes. Come ha ricordato Lina Ben Mhenni, blogger, attivista e candidata al Nobel per la pace nel 2011, in un’intervista a YaBasta “Non si può parlare di libertà senza parlare della libertà della donna. Le donne rappresentano una fetta molto importante della società e della popolazione del mondo. Non si può avanzare senza le donne. Io penso e parlo della realtà tunisina. Qui sono state le donne che hanno veramente contribuito al cambiamento, hanno agito e continuano ad agire. Per questo bisogna garantire i loro diritti”.
GVC e YaBasta, inoltre, in quanto partners nel progetto Périphérie Active, hanno partecipato attivamente ad altri due ateliers sulla libertà di espressione, insieme a Un Ponte Per. I rappresentanti dei media centers comunitari di Regueb, Sidi Bouzid e Menzel Bouzaiane (territori appunto “periferici” della Tunisia), nati dal nostro progetto di cittadinanza attiva, hanno viaggiato al FSM per dibattere del ruolo dei media indipendenti per garantire un'informazione davvero libera e della regolamentazione dei mezzi di informazione, un argomento cruciale in ogni processo costituente democratico. Temi ancora più fondamentali alla luce della distorsione mediatica effettuata da tanti mass media italiani all’indomani dei fatti del Bardo, su cui ci siamo già espressi in un comunicato insieme ad altre associazioni.
In generale però bisogna ammettere che l'edizione 2015 del Social Forum, a parte l'onda emotiva iniziale di risposta agli attentati, è rimasta al di sotto delle aspettative di chi avrebbe voluto porre al centro dell'attenzione i nodi e i temi centrali di questo periodo convulso, su cui è mancata una discussione reale. Non era certo facile data la complessità e le contraddizioni in gioco, ma la sensazione di non aver nemmeno tentato un confronto serio ha lasciato tutti e tutte un po' insoddisfatti/e.