Con l’inasprirsi degli scontri tra forze governative e gruppi armati di opposizione, la situazione umanitaria in Siria si è significativamente deteriorata. Secondo le Nazioni Unite sono almeno 2 milioni e mezzo le persone in Siria che necessitano di aiuti umanitari e più di un milione sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni.
Tra luglio e agosto, il numero di rifugiati nei paesi confinanti è raddoppiato: oggi oltre 245 mila siriani hanno trovato riparo in Turchia, Giordania, Libano e Iraq. Nel solo mese di agosto, almeno 100 mila hanno abbandonato il loro paese per sfuggire alle violenze e si sono registrati come rifugiati in paesi esteri.
Per far fronte a questa grave crisi, le agenzie umanitarie hanno incrementato la loro attività di assistenza e soccorso, sia all’interno della Siria che nei paesi confinanti.
La violenza dei combattimenti ha danneggiato cliniche, ospedali, scuole, aziende e l’intero sistema economico siriano vacilla. Scarseggiano medicinali e generi di prima necessità e si fa sempre più difficile portare aiuti all’interno del paese, per l’inasprirsi degli scontri e la moltiplicazione dei check-point militari, soprattutto nelle aree intorno a Damasco e Aleppo, che limitano ogni tipo di spostamento.
Tuttavia non sono solo le condizioni di sicurezza e la difficoltà di accesso e movimento a rendere difficile la distribuzione degli aiuti ai siriani. Anche la poca generosità finora dimostrata dai paesi donatori impedisce alle organizzazioni umanitarie di portare avanti il loro compito in modo efficace.
Lo scorso 7 settembre, le Nazioni Unite hanno incrementato il loro appello umanitario per la Siria da 180 a 347 milioni di dollari, per adeguarlo al raddoppio del numero di persone da assistere dal mese di luglio a oggi. Il piano si concentra su progetti di salute, cibo, riabilitazione alle infrastrutture, servizi comunitari, educazione e alloggio a Homs, Hama, Idlib, Damasco, Deir Ezzo e Aleppo, così come in altre aree che ospitano grandi numeri di sfollati. Al momento, l’appello risulta coperto solo al 29,9%.
Esiste un secondo appello delle Nazioni Unite, dedicato all’assistenza ai rifugiati nei paesi confinanti, che sarà presto aggiornato per comprendere nuove esigenze finanziarie. Anch’esso risulta largamente sottofinanziato: su 193 milioni di dollari richiesti, i paesi donatori hanno finora reso disponibile solo il 54% delle risorse. Circa 6,3 milioni di dollari sono stati inoltre allocati attraverso l’Emergency Response Fund (ERF) delle Nazioni Unite. L’ERF è attualmente esaurito e occorrono nuovi investimenti dai paesi donatori per continuare a sostenere gli interventi in corso in Siria e nei paesi confinanti.
Ulteriori appelli di raccolta fondi sono stati lanciati dal Movimento Internazionale della Croce Rossa e da numerose organizzazioni non governative internazionali. AGIRE ha a sua volta lanciato un appello di raccolta fondi in Italia per sostenere l’impegno di GVC e di altre 8 ONG presenti in Siria, Giordania e Libano.
Ma di fronte alla scarsità delle risorse messe a disposizione delle agenzie umanitarie è sempre più alto il rischio di un doppio fallimento della comunità internazionale, che si sta dimostrando al tempo stesso impotente nella soluzione del conflitto e inadeguata nel soccorso alle popolazioni colpite. "Dopo 18 mesi di fallimenti della comunità internazionale nel tentativo di metter fine al conflitto in Siria, è indispensabile che tutti gli sforzi siano messi in campo per affrontare seriamente le conseguenze umanitarie provocate dalla crisi" sostiene Marco Bertotto, direttore di AGIRE , concludendo che “mentre il nuovo inviato di Nazioni Unite e Lega Araba, Lakhdar Brahimi inizia oggi al Cairo il suo difficile incarico sulla Siria, la comunità internazionale affronta il rischio un doppio fallimento. L’incapacità di portare soccorso ai 2,5 milioni di siriani che hanno urgente bisogno di aiuti umanitari è un chiaro segnale di scarsa responsabilità e rischia di compromettere credibilità e leadership dell’intera comunità internazionale nella risoluzione del conflitto in Siria".
La necessità di una mobilitazione in favore dei profughi siriani nasce dall’escalation di quella che è stata definita dalla comunità internazionale come “guerra civile”, confermata dalle parole dell'inviato dell'ONU Lakhdar Brahimi, secondo il quale la situazione ha raggiunto "proporzioni catastrofiche" e aggravata dalla strage di Aleppo dello scorso 5 settembre 2012, con l’uccisione di 175 persone, di cui almeno 25 bambini.

LA PRESENZA DI GVC
GVC e’ presente in Siria fin dal 2008, quando ha cominciato ad allacciare i primi rapporti con le organizzazioni umanitarie del paese, in primo luogo con SARC (Syrian Arab Red Crescent) e ad effettuare i primi studi di fattibilità nell’ambito di programmi europei e della cooperazione italiana.
Dal Dicembre scorso, dopo l’evolversi drammatico degli scontri nel paese, GVC non è piu operativa ma è presente esclusivamente con una rappresentanza locale ad Aleppo che, nonostante le difficoltà oggettive, mantiene costantemente i contatti con la sede di Bologna per fornire aggiornamenti sull’evolversi della situazione, ed e’ stata incaricata di realizzare uno studio di fattibilità relativo alla prosecuzione delle azioni nel settore del miglioramento del sistema educativo così come richiesto dai Partners e dai beneficiari del Progetto realizzato nel 2011 . Tutto questo sarà possibile, ovviamente,una volta superata la fase più critica dell’emergenza.
Attualmente GVC sta sostenendo, in stretta collaborazione con ONG Libanesi, l'accoglienza di decine di famiglie siriane che si stanno rifugiando in Libano, nell'area di Masharia al Qaa.
Tra le varie attività di GVC sul territorio italiano a supporto della Siria, inoltre, segnaliamo l’incontro “ Emergenza Siria. E’ tempo di agire ” che si svolgerà sabato 15 settembre alle ore 21.30 all’interno della Festa del PD - Festareggio 2012, presso la Sala I Cento Passi, che vedrà la partecipazione dei rappresentanti di GVC e AGIRE ed esponenti politici e istituzionali.