18.000 rifugiati, di cui 3.500 bambini, dallo scorso 1 aprile vivono in condizioni "al di là del disumano", intrappolati come topi nel campo profughi palestinese dall'inizio dell'offensiva dell'ISIS alla periferia di Damasco. L'esercito islamico si è impadronito del campo, ci sono continui scontri a fuoco fra le diverse fazioni e il pericolo di una strage di civili innocenti, di una nuova Srebenica, è altissimo. 

I rifugiati sono senza cibo, acqua, né aiuti umanitari: a nessuno, nemmeno all'UNRWA, l'organizzazione dell'ONU per i rifugiati palestinesi, è permesso di intervenire o di inviare beni di prima necessità. La stessa UNRWA denuncia la gravità della situazione, e chiede che i civili vengano evacuati, peché non si può sopravvivere a lungo con  razioni di cibo che raggiungono a malapena le 400 calorie al giorno, meno di un quarto di quanto sarebbe indispensabile secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Come ONG presente in Siria e in Palestina con diversi progetti di aiuto umanitario e di supporto alle popolazioni vittime di guerre che sembrano senza fine, siamo molto preoccupati dalla situazione di Yarmouk e non possiamo rimanere inerti in attesa di vedere l'ennesimo bagno di sangue di vittime innocenti. Ci uniamo quindi all'appello lanciato dalla Piattaforma delle Ong Italiane in Medio Oriente e Mediterraneo al Governo Italiano per un intervento politico urgente presso il governo siriano e altri stati nella regione, per sostenere gli sforzi di UNRWA  per una sospensione delle azioni militari che permetta almeno l’evacuazione dei civili e la fornitura dell’assistenza medica e alimentare necessaria. #SaveYarmouk.