Ahmed Younis Khalil Alqiem è un palestinese di 37 anni, padre di cinque figli (3 maschi e 2 femmine), che vive nel quartiere Salah Eldien di Deir Al Balah, nel centro della Striscia di Gaza.

Ahmed lavorava nel campo dell’edilizia come operaio; attualmente è disoccupato a causa dell’assenza di attività edilizie nella Striscia di Gaza. Per Ahmed non c’erano molte possibilità di lavoro quando ha lasciato la scuola all’età di 15 anni per aiutare la sua famiglia. Ora, con un reddito medio tra i 400 e i 600 NIS al mese (90-140 Euro) può a malapena mantenere sua moglie e i suoi figli, facendo  affidamento sull’assistenza esterna.

Oltre alla situazione economica, l’accesso all’acqua rappresentava un’altra sfida quotidiana per Ahmed prima del progetto di GVC in partnership con il PHG (Palestinian Hrydrology Group), finanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo nel 2015.

Il progetto “Ripristinare l'accesso all'acqua potabile e per uso domestico nella Middle Area nella Striscia di Gaza” si è concentrato soprattutto sulla riabilitazione dei pozzi danneggiati durante l’offensiva su Gaza del 2014, supportando il piano di “winterization” (adeguamenti in vista dell’inverno) implementato dal CMWU (Coastal Municipalities Water Utilities).

Questo progetto è una risposta all’enorme bisogno delle famiglie di quest’area, che dipendono principalmente dal Nuovo Pozzo Abu Haman come fonte principale di acqua. Prima della guerra le famiglie dell’area si procuravano l’acqua da un serbatoio principale collegato a questo pozzo, la cui acqua era di buona qualità, e da due pozzi di altre aree, meno buoni in termini di qualità dell’acqua. Ma con la guerra il pozzo venne distrutto completamente.

Ahmed ricorda: “Prima dell’ultimo attacco israeliano del 2014, dovevo continuamente tenere traccia di acqua ed elettricità per riempire il serbatoio di casa mia. Oltre ad essere un’operazione snervante, spendevamo un sacco di tempo e denaro e la qualità dell’acqua non era buona. Dopo la guerra la carenza di acqua è diventata ancora più grave a causa dei danni al pozzo più vicino, quindi mi organizzai per procurarmi l’acqua da uno dei miei vicini che ha un pozzo privato sulla sua terra, acquistandola”

In seguito agli interventi di GVC, il pozzo ha ripreso a funzionare” aggiunge Ahmed “ora siamo collegati direttamente al pozzo, e non al serbatoio come prima della guerra. Posso quindi ottenere l’acqua senza utilizzare la pompa elettrica per riempire il mio serbatoio, e ho accesso a dell’acqua pulita. Inoltre non devo più tenere traccia dell’acqua perché ogni volta che l’elettricità arriva, arriva anche l’acqua, e non utilizzando la pompa elettrica anche le spese per l’elettricità sono diminuite. Il progetto mi ha permesso di ridurre le mie spese a 80 NIS al mese (19 Euro), migliorando le condizioni della mia famiglia che economicamente non naviga in buone acque”.

Il progetto

“Ripristinare l'accesso all'acqua potabile e per uso domestico nella Middle Area nella Striscia di Gaza”  è un progetto implementato da GVC in partnership con il PHG e finanziato dalla Cooperazione Italiana. Ha l’obiettivo di fornire assistenza d’emergenza agli abitanti della Middle Area della Striscia di Gaza supportando il ripristino dei servizi idrici essenziali  e potenziando il piano di winterization. Il progetto include la fornitura a circa 82.004 persone di un accesso sicuro ad acqua pulita e sufficiente attraverso l’installazione di pompe idriche, pompe per la disinfezione e generatori elettrici per diversi pozzi. Inoltre il progetto ha l’obiettivo di proteggere più di 76.698 persone dalle intemperie invernali tramite il supporto al fornitore di servizi (Coastal Municipalities Water Utility), incaricando imprese locali di pulire le strutture per le acque di scarico, riparare i macchinari pesanti, rifornire i generatori elettrici e fornire vestiti e utensili per la protezione.

Il direttore della Cooperazione Italiana allo Sviluppo – Vincenzo Racalbuto – ricorda che “il diritto all’acqua è indispensabile per la dignità della vita umana. È un prerequisito per la realizzazione di altri diritti umani. Tutti gli esseri umani hanno diritto all’acqua potabile, servizi igienici, un rifugio e servizi di base” (Commento Generale n°15, Il Diritto all’Acqua, Comitato ONU sui diritti economici, sociali e culturali, Novembre 2002).

Per affrontare la crisi idrica, la comunità internazionale ha riconosciuto sempre di più che l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici deve essere incluso nell’ambito dei diritti umani. A tale accesso si fa diretto riferimento, ad esempio, nella Convenzione sui diritti del fanciullo (1989), nella Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (1979), e nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006).

L’Italia, insieme alla comunità internazionale, è fermamente impegnata nella Striscia di Gaza – attraverso il lavoro delle ONG italiane e un investimento di 1,5 milioni di euro nel settore WASH nel 2015 – per garantire che l’accesso ad acqua pulita e sicura e ai servizi igienici sia fornito senza ritardo: crediamo fortemente che il diritto all’acqua equivalga al diritto per tutti ad acqua sufficiente, sicura, accettabile, fisicamente accessibile e conveniente per uso personale e domestico.

L’accesso al’acqua pulita è un diritto umano fondamentale per tutti e solo attraverso i progetti WASH possiamo alleviare la carenza acuta di acqua che i Gazawi stanno affrontando in tutta la Striscia di Gaza. Il nostro lavoro fa parte del più ampio impegno dell’UE per migliorare la vita dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania in particolare nell’ambito di acqua, servizi igienici e smaltimento dei rifiuti urbani.