Ci sono le vittime dello sfruttamento sessuale, ma sempre più spesso anche quelle della tratta da lavoro. Sono gli immigrati che si trovano a vivere in condizioni di nuova schiavitù. Per contrastare con efficacia questo fenomeno è necessario conoscerlo. È questo l’obiettivo di “Human Trafficking”, il volume che GVC ha presentato venerdì 9 settembre alle ore 18.30 presso lo spazio Loft di Festa Reggio insieme a rappresentanti di istituzioni e volontariato impegnati da anni su questo fronte.
Il volume “Human Trafficking. Conoscere le nuove schiavitù” è stato realizzato da GVC nell’ambito del progetto co-finanziato dall’Unione Europea e patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna “Sensibilizzare l’opinione pubblica di Ungheria, Svezia, Italia e Germania sulla questione del traffico degli esseri umani in quanto ostacolo allo sviluppo dei popoli”. Il libro, edito da Giunti, è stato distribuito gratuitamente nel corso della presentazione ed è disponibile per chiunque ne faccia richiesta.
Il libro “Human Trafficking, conoscere le nuove schiavitù” è adatto soprattutto ai ragazzi dai 14 ai 19 anni. Il fenomeno della tratta degli esseri umani è un problema complesso, interconnesso con differenti ambiti ed interessi: migrazioni, prostituzione, lavoro nero, accattonaggio, economie illegali, rapporti di genere e condizione delle donne e dei minori. È un problema di scala mondiale, in crescita e ancora troppo sommerso, a cui si legano storie di potere, inganni, e leggi, ma anche di sostegni concreti e speranze che coinvolge, si stima, 2,45 milioni di persone nel mondo.
“GVC è un osservatorio privilegiato da cui tirare somme rispetto a questa piaga sociale – afferma Patrizia Santillo, presidente della Ong – la nostra organizzazione infatti lavora a progetti di sviluppo sociale, finanziati dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite, in molti Paesi in cui il fenomeno del traffico degli esseri umani è diffuso. Ciò che a volte nella nostra società occidentale si dimentica è che non siamo di fronte a scelte del singolo individuo, ma ad un fenomeno criminoso, la cui testa si trova ben radicata nei nostri Paesi: Europa, America, Paesi emergenti. Il traffico di esseri umani esiste perché esiste la domanda. Una realtà scabrosa che prima di essere un fenomeno sociale è un business”.
“Questo volume – ha spiegato Stefania Piccinelli, responsabile per GVC dei progetti di educazione allo sviluppo – vuole essere un contributo a prendere coscienza di quali siano le nostre responsabilità negli squilibri della società globale. Un libro dedicato ai ragazzi delle scuole superiori che introduce il concetto di nuova schiavitù, sul quale riflettere insieme. Sensibilizzare su tale tema serve a creare per il futuro individui più consapevoli della dignità della persona”.
“Il tema è attuale non solo per la cronaca locale – ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi – ma perché, come detto, siamo tutti coinvolti. Per affrontare in profondità il tema è necessario abbandonare un aristocrazismo etico e cominciare a discutere apertamente di legalizzazione. Dobbiamo confrontarci con il rischio di anteporre le nostre ideologie personali e di schieramento politico alla reale ricerca di soluzioni che contrastino lo sfruttamento. Molti sono gli ambiti di riflessione, e la politica deve essere razionale. Se un contributo forte non è arrivato sul tema generale dalla politica nazionale, è pur vero che come amministratore è necessario dare risposte sollecite ai cittadini, anche quando certo insufficienti a risolvere il problema nella sua interezza”.
“Molte sono le difficoltà – ha confermato Alfa Strozzi, responsabile per il Comune di Reggio Emilia del progetto Rosemary – che queste persone incontrano nel nostro Paese, per riuscire ad emergere da questa situazione di sfruttamento. La loro debolezza nasce proprio dal non essere in gradio di accedere a quello stato di legittimazione che garantirebbe loro la tutela dei diritti personali”.
“Queste ragazze – ha aggiunto don Daniele Simonazzi, da anni operante nel territorio reggiano con l'associazione Rabbunì – sono usate nella convinzione di essere protagoniste, e non vittime della esperienza che vivono. La violenza verso queste ragazze è la perdita della speranza di diventare spose e madri. Bisogna adottare modi profetici, cammini nuovi per spezzare la catena di denaro – potere – piacere che lega queste ragazze alla strada. La logica della sicurezza che parte ora dai cittadini deve però essere intesa come sicurezza per tutti, comprese le ragazze vittima di sfruttamento. Uscire dalla logica del denaro anche negli interventi a loro sostegno”.