La Carovana
Dall’11 al 16 settembre 2011 la Carovana per l’Acqua, supportata dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, ha percorso i Territori Occupati Palestinesi per quello che è oramai un appuntamento annuale, giunto oggi alla sua quinta edizione.
La Carovana ha come obbiettivo principale il diffondere il più possibile l’idea che l’acqua sia un bene essenziale che appartiene alle comunità presenti sul territorio, obbiettivo che soprattutto nel caso palestinese si congiunge al rispetto per i diritti umani.
È proprio con l’idea di propagare il più possibile questa idea che il 29 novembre alle ore 21 presso l’aula San Bernardino (convento dei Frati Francescani Minori di Piazza S. Angelo – Milano) si terrà la proiezione del video: “La Carovana per l’acqua nei territori occupati palestinesi”.
I luoghi e le persone
Seguendo quest’ottica la Carovana ha intrapreso il suo viaggio incontrandosi lungo il cammino con tutti quei protagonisti che vengono personalmente toccati dalla scarsezza di entrambi gli elementi suddetti: l’acqua e i diritti umani.
Sono stati quindi interpellati attori istituzionali (come il governatore della regione di Tulkarem) e voci rappresentative della storia di questi territori (come Zakariya Zubeidi, ex combattente palestinese nella Seconda Intifada e attivista del Freedom Theatre di Jenin) a testimoniare come il problema dell’accesso ad un bene fondamentale come l’acqua si sia spostato anche su di un piano politico.
Lo scontro politico e la distruzione dell’ambiente
Ci si può facilmente accorgere di questo cambiamento di prospettiva nel momento in cui la Carovana si ritrova a doversi confrontare con le violenze tra palestinesi e israeliani per il controllo dell’acqua e con i disastri ambientali che gli scontri si portano dietro, inevitabile strascico di una difficile convivenza tra due popoli.
Lungo il suo percorso la Carovana entrerà spesso in contatto con diversi esempi di questi scontri: un contadino che si è visto distruggere per la seconda volta il proprio pozzo solo per la mancanza di un permesso (concesso assai raramente e solo dopo molto tempo) da parte delle autorità israeliane.
Non pochi sono anche gli aspetti legati alle problematiche di preservazione e rispetto del territorio, che si intrecciano inesorabilmente con l’impossibilità di usufruire di servizi idrici efficienti e sicuri.
Lungo il viaggio infatti si è potuto osservare come i dissidi tra gli israeliani e i vari paesi arabi abbiano portato alla diminuzione delle capacità agricole del fiume Giordano che sta così segnando tragicamente anche il destino del Mar Morto, legato agli approvvigionamenti idrici del fiume.
Sempre il governatore di Tulkarem ha indicato a tutti i partecipanti una fabbrica chimica costruita da Israele e assai inquinante per il resto del territorio.
Nella zona attorno a Salfit invece le acque reflue provenienti dagli insediamenti si scaricano direttamente nel territorio del distretto, a soli 20 m dalla fonte d’acqua pura che passa per i villaggi, contaminandola.
Il GVC e la Carovana
All’interno di un contesto così conflittuale il GVC partecipa al progetto cercando principalmente di affermare il diritto di accesso all’acqua per tutti i soggetti presenti sul territorio, anche con la diffusione presso l’opinione pubblica di tutti quei casi che evidenziano chiaramente un’appropriazione indebita di un bene comune quale è l’acqua.