I terreni attorno a Khan al Ahmar sono stati espropriati. Chiuso ogni accesso alla comunità. I preparativi per la demolizione della scuola e delle abitazioni dei beduini si fanno sempre più intensi e per protesta i bambini sono tornati tra i banchi in largo anticipo, per evitare che la loro scuola venga distrutta . Una ingiunzione temporanea della Corte suprema israeliana ha solo posticipato l’azione. GVC si unisce all’appello dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e chiede che venga tutelato il diritto di donne, uomini e bambini a non vivere sotto questa minaccia.

 

Per scongiurare la demolizione e il trasferimento forzato ordinato dall’Alta Corte Israeliana, i bambini palestinesi di Khan al-Ahmar sono rientrati a scuola in largo anticipo. Il tentativo, però, potrebbe essere vano. La possibilità che la scuola e le abitazioni vengano rase al suolo e l’intera comunità di beduini costretta a spostarsi ad Abu Dis si fa sempre più concreta. Il clima, a Gerusalemme Est, in Cisgiordania, si fa sempre più teso. Martedì, è stato ratificato l’ordine di espropriazione del perimetro attorno al villaggio: sarà esecutivo dalla fine di luglio. Intanto, l’area è già stata chiusa e le strade interrotte con enormi blocchi di cemento e cancelli. Ora c’è una sola via di accesso che circonda tutta la zona in cui vive la comunità.

L’unica possibilità di raggiungere Khan al Ahmar per i civili è a piedi, passando attraverso le montagne. Le manifestazioni pacifiche di attivisti e palestinesi si sono concluse con 10 arresti e 25 feriti. Nel frattempo, l’Israel Civil Administration ha già iniziato a montare le tende a Jabal, nel sito che dovrà ospitare la comunità, in seguito al trasferimento forzato. L’evacuazione e la distruzione dell’area sembrano essere imminenti, nonostante la Corte Suprema Israeliana, con una ingiunzione temporanea, abbia rimandato temporaneamente la demolizione al 15 agosto. Il rischio che il programma di colonizzazione possa espandersi ulteriormente, occupando un’area strategica, è però sempre più concreto. L’azione, che violerebbe le norme della Convenzione di Ginevra, infatti, isolerebbe Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania, creando un cordone di insediamenti fino al confine giordano e di fatto tagliando in due la Cisgiordania e allontanando sempre più la fattibilità di uno Stato Palestinese.

Khan al Ahmar, che attualmente ospita 181 palestinesi, potrebbe essere solo la prima a subire questa fine: nell’Area C ci sono 45 comunità di beduini. Intanto, negli ultimi giorni, è toccato a 19 strutture e a 51 palestinesi, tra i quali 33 bambini, che vivevano ad Abu Nuwar. Stessa sorte si pensa che possa esser segnata per 7 strutture presenti a Susya. Ma demolizioni e trasferimenti forzati sono all’ordine del giorno. Il destino della comunità di beduini che risiede a Khan al Ahmar sin dal 1950 potrebbe essere quello di subire una nuova Nakba, un nuovo trasferimento forzato, dopo quello del 48. La presenza di donne, uomini e bambini nella zona è per ora l’unica garanzia di resistenza. Per questo l’Autorità palestinese ha incoraggiato l’inizio delle lezioni, seppur con largo anticipo.

GVC chiede che il diritto di donne, uomini e bambini ad una esistenza dignitosa venga rispettato e si appella alla comunità internazionale perché intervenga con decisione per impedire nuovi abusi e mettere fine al clima di paura generalizzato che ormai da mesi si vive anche nella comunità di Khan al Ahmar.

 

Bologna, 19 07 2018