Federico Palmas, assistente programmi GVC in Medio Oriente, ci descrive la problematica dell’approvvigionamento idrico in Palestina e gli interventi nel campo della sicurezza alimentare finanziati dall'UE.

Lo scorso marzo si è tenuta a Ramallah una tavola rotonda, promossa da GVC e dalle ong palestinesi PWEG e PARC, che ha riunito rappresentanti dell’Unione Europea e autorità palestinesi.
Durante l'incontro sono stati presentati i progetti di sicurezza alimentare finanziati dalla delegazione dell’Unione Europea in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, interventi che hanno l'obiettivo di migliorare la produzione alimentare delle comunità rurali di riferimento.
La produzione agricola resta un comparto fondamentale per la vita palestinese, oltre che una componente integrale del suo retroterra culturale, economico e sociale. Questa rappresenta, infatti, un settore economico che tiene simbolicamente ancorate alla loro terra le comunità rurali palestinesi. Inoltre, l’agricoltura e l’allevamento restano due dei settori principali per la garanzia della copertura del fabbisogno alimentare della popolazione, che in anni recenti sembra essersi trovata anche ad affrontare problematiche sostanzialmente sconosciute in passato, come l’insicurezza alimentare.
Come sottolinea il Ministro palestinese dell’agricoltura Waleed Assaf “in un paese a sovranità limitata, in cui l’82% delle risorse idriche disponibili è stato interdetto o sottratto dalla forza occupante, la crescente scarsità idrica sta compromettendo l’esistenza stessa del settore economico più importante della Palestina”.
Il problema dell’acqua rimane uno dei più controversi nelle relazioni tra Israele e Palestina. Fin dal 1967 i palestinesi hanno perso i loro accessi al fiume Giordano, la più importante risorsa idrica dell’intera regione.
Attualmente la principale fonte di approvvigionamento in Palestina è data dalle falde acquifere del sottosuolo, ma i palestinesi hanno accesso a un insufficiente 15-20% del potenziale patrimonio degli acquiferi sotterranei.
La scarsità di accesso alle fonti idriche si è trasformata negli ultimi anni in performance agricole molto povere, con conseguenze quali una scarsa crescita e l’affacciarsi della problematica dell’insicurezza alimentare.
Con il supporto della Unione Europea, sempre attiva nel settore del supporto allo sviluppo agricolo rurale nel Paese, sono stati avviati nello stesso anno tre progetti pilota, con una importantissima componente infrastrutturale, volti alla costruzione e messa a regime di impianti di fitodepurazione delle acque grigie urbane, per il loro riutilizzo in agricoltura. Questi interventi permettono di ridare slancio alla produzione agricola, senza che l’uso agricolo vada in competizione con l’uso domestico, contribuendo al tempo stesso a ridurre l’inquinamento dovuto dalle acque reflue urbane in alcune zone rurali.
GVC e UAWC, inoltre, si sono impegnati ad affiancare a questi interventi un intenso programma di lavoro di capacity building a livello comunitario, con la formazione degli agricoltori, dei tecnici locali, dei membri delle cooperative che gestiranno gli impianti e di tutti i rappresentanti delle istituzioni locali coinvolte. L’obiettivo è di assicurare nel medio lungo periodo un efficace e duraturo utilizzo degli impianti, così da garantire il rilancio della redditività e della produttività delle produzioni agricole locali in un ottica di sostenibilità.