Secondo i dati forniti dall'ultimo rapporto dell’OCSE - Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo, sui fondi 2012 impegnati dai paesi industrializzati per l’Aiuto pubblico allo Sviluppo (APS), l’Italia si attesta in fondo alla classifica, insieme a Grecia e Spagna.
In un generale trend negativo, che vede una contrazione del 4% dei contributi a livello mondiale e del 7,4% a livello europeo, l’Italia va ancora peggio. Rispetto al 2011, infatti, si registra un -36% dell’impegno totale, portando la percentuale degli stanziamenti dallo 0,20% del PIL allo 0,13% di quest’anno: circa 1,5 miliardi di dollari in meno di finanziamenti.
L’Osservatorio Aid Watch, promosso dalla Confederazione delle ONG europee CONCORD, che monitora la situazione dei fondi, sottolinea che questa diminuzione per il secondo anno consecutivo rischia di tradursi nella fine del sostegno alla speranza di vita di milioni di persone, in molti paesi del mondo.
Bisogna ricordare che Il dato italiano è frutto delle scelte dell’ultima legge finanziaria del Governo Berlusconi alla fine del 2011 che dispiega i suoi effetti sui dati attuali del 2012. Precisando inoltre che il dato del 2011 su cui si registra il decremento fu “drogato” dall'inserimento dell’aiuto definito “non genuino” dagli stessi organismo internazionali. Il 30% degli aiuti bilaterali riguardava infatti i rifugiati, una cifra centuplicata da un anno all'altro, per sostenere l’ “emergenza Lampedusa” a seguito degli effetti della primavera araba e della crisi libica . Un altro 30% era invece composto da azioni di cancellazione del debito
Le previsioni per il 2013 (0,15-0,16%), sulla base dei dati consolidati dell’ ultimo Documento di Economia e Finanza , registrano un primo segnale di inversione di tendenza, grazie all'impegno congiunto del ministro per la Cooperazione Riccardi, del Parlamento, delle ONG e della organizzazioni della società civile italiana. Tuttavia il dato è ancora lontano dalla meta dello 0,29% della media OCSE ed è un contributo in negativo al fatto, sempre più probabile, che l’Europa e gli altri paesi sviluppati, non raggiungano nel 2015 l’ obiettivo dello 0,7%.
“Siamo convinti che investire di più nello sviluppo globale si può e si deve non solo sulla base di principi e valori, ma perché questa è la cosa giusta da fare per combattere la crisi e uscirne assieme” ha dichiarato Francesco Petrelli, portavoce della piattaforma CONCORD Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento italiano due impegni precisi:
assumere il Piano di riallineamento rispetto agli impegni internazionali per la cooperazione al 2017, che ridia un minimo di credibilità e ruolo all’Italia;
far si che almeno una percentuale dei proventi della Tassa sulle Transazioni Finanziarie internazionali, adottata di recente anche dall’Italia, venga utilizzata per finanziare progetti di lotta alla povertà e al cambiamento climatico, così come chiedono molte organizzazioni della società civile. Fonte: CONCORD Italia