La tensione tra Israeliani e Palestinesi è aumentata repentinamente dopo gli eventi degli ultimi giorni. A fine ottobre il tentato omicidio del rabbino nazionalista Glick da parte di un militante della Jihad islamica e la conseguente chiusura della Spianata delle Moschee, e successivamente l’attentato da parte di due Palestinesi armati alla Sinagoga di Har Hof, che ha causato la morte di quattro rabbini. Israele ha reagito duramente, annunciando la demolizione delle case degli attentatori.

L’aumento della tensione nei territori Palestinesi occupati è stato confermato anche dal nostro cooperante, rappresentante paese in Cisgiordania, Luca De Filicaia, intervistato da Radio Città Fujiko.

Luca riporta che da due settimane a questa parte “si è registrato un incremento di demolizioni nell’Area C che hanno colpito principalmente le famiglie di beduini”. Dunque non solo demolizioni dovute ai responsabili dei recenti attentati, ma anche allo spostamento delle famiglie di beduini dall’Area C, una zona posta sotto il controllo militare e amministrativo israeliano a partire dagli Accordi di Oslo.

Luca testimonia che “nell’ultimo periodo i rapporti tra Israele e il popolo Palestinese si sono fortemente inaspriti: lo stato Israeliano ha infatti intenzione di costruire altri 1.000 insediamenti a Gerusalemme Est, è stato imposto il coprifuoco ad Hawara, vicino all’omonimo check point, uno dei più importanti check point di snodo della Cisgiordania del nord, è stata chiusa la strada principale che attraversa tutta la Cisgiordania e sono aumentati i controlli”. L’incremento degli scontri e gli scoppi di violenza sia in Cisgiordania che a Gerusalemme Est non sono però riconducibili ad un’organizzazione, e non si può dunque parlare di terza Intifada.  

Secondo i dati delle Nazioni Unite di Agosto 2014, nel 2013 ben 565 costruzioni Palestinesi, di cui 208 erano edifici residenziali, sono state demolite perché prive di permessi Israeliani, permessi però raramente concessi all’interno dell’Area C. Si è così registrato un numero di 805 sfollati, di cui la metà sono bambini. Inoltre, aspetto che rende ancora più difficile la situazione, più del 70% delle comunità dell’Area C non sono collegate alla rete idrica, anch’essa posta sotto il controllo israeliano.

 

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GVC è presente in Palestina da circa vent’anni e collabora con i partner locali per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Tra le priorità degli interventi di GVC ci sono l’aumento della quantità e il miglioramento della qualità dell’acqua, sia per usi domestici che agricoli e la riduzione dei rischi per la salute causati da servizi igienici inadeguati.

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Qui puoi ascoltare la versione integrale dell’intervista di Radio Città Fujiko a Luca De Filicaia, rappresentante paese in Cisgiordania per GVC.

Per avere maggiori informazioni sulle condizioni di vita quotidiana dei Palestinesi che vivono nell’Area C controlla le date e vieni a visitare la nostra campagna di sensibilizzazione “Daily Life in Area C”, realizzata da GVC e finanziata da ECHO, che farà tappa in varie città d’Italia.