Il terremoto che ha colpito il Nepal con violente scosse a partire dallo scorso 25 aprile ha lasciato sul terreno un bilancio di 8.856 morti, con più di 600.000 abitazioni danneggiate. All’indomani della prima scossa, 8 milioni di persone si trovavano in una condizione di emergenza umanitaria, di cui almeno 1 milione di bambini.

Abbiamo attivato una missione per prestare assistenza umanitaria alla popolazione locale attraverso i nostri professionisti espatriati, i partner locali e la rete di AGIRE - Agenzia Italiana di Risposta alle Emergenze. 

Il nostro intervento si è concentrato nei villaggi fuori dalla capitale, dove la violenza del terremoto ha colpito maggiormente e molte persone sono rimaste isolate, trovandosi in aree difficili da raggiungere a causa di strade inagibili. L'obiettivo è stato quello di coprire i principali bisogni emersi: dare un alloggio alle famiglie le cui case sono andate distrutte e assicurare il ripristino delle attività educative per bambini e giovani.

Rasuwa è uno dei distretti nepalesi maggiormente colpiti dal terremoto: le popolazioni vivono in villaggi isolati dall’accesso molto difficile. Qui, dopo le scosse, mancava qualsiasi bene e il 92% della popolazione ha perso la propria casa. La nostra équipe è stata tra le prime a riuscire ad arrivare via terra, portando i primissimi soccorsi dove erano arrivati solo gli elicotteri.  

Ad oggi, 572 famiglie sono state equipaggiate per la costruzione di alloggi temporanei inclusivi di servizi, adatti ad affrontare la stagione delle piogge monsoniche, in attesa di condizioni climatiche più favorevoli alla costruzione di un alloggio definitivo. La modalità adottata è stata quella del Cash for work, che ha permesso di dare alle famiglie del distretto un piccolo ma fondamentale reddito per la ripresa post-terremoto coinvolgendole in prima persona come manodopera nella ricostruzione di case e servizi igienici.

Le visite sul campo nelle aree di Yarsa e Saramthali (distretto di Rasuwa) hanno confermato anche l’inagibilità degli edifici scolastici per i danni riportati nel terremoto e hanno permesso di definire i dettagli degli interventi da realizzare per l’allestimento delle strutture scolastiche temporanee.

Più di 30 strutture scolastiche temporanee sono state allestite e dotate di servizi igienico-sanitari. I lavori sono stati realizzati e coordinati a livello locale, da ciascun School Management Committee, sempre utiilizzando la modalità del Cash for work.

In questo frangente è stata decisiva proprio una campagna di raccolta fondi, a cui hanno aderito istituzioni, enti quali la Regione Emilia-Romagna, aziende, cooperative e tanti singoli cittadini, dandoci la possibilità di intervenire a supporto della popolazione nepalese.

La solidarietà di tanti ci ha permesso di arrivare ad allestire le 31 strutture temporanee, contro le 19 ipotizzate inizialmente, per un numero di 60 aule complessive. I bambini nepalesi di Rasuwa sono tornati tra i banchi di scuola: in totale 2.142 studenti, un numero sensibilmente maggiore rispetto ai 1.520 previsti inizialmente.

È anche stato dato molto spazio alle attività di formazione per accompagnare gli insegnanti nella ripresa delle lezioni, con una particolare attenzione ai potenziali effetti traumatici riportati dagli studenti a seguito del terremoto. 79 insegnanti delle scuole primarie di Yarsa e Saramthali sono stati coinvolti in un training di 2 giorni sulla gestione del supporto psicosociologico, in collaborazione con il Dipartimento dell’Educazione del distretto di Rasuwa (DoE).

Attualmente siamo impegnati nell’attività di adeguamento delle strutture scolastiche temporanee alle condizioni climatiche invernali (winterization), secondo le norme previste dai cluster delle Nazioni Unite.

L’impegno di GVC in Nepal continua, la popolazione ha ancora bisogno di noi: unisciti alla campagna.