Il 28 di ottobre si è tenuta a Berlino una conferenza sulla situazione dei profughi siriani, con il patrocinio del Ministro degli Affari Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, il Ministro Federale per l´Economia e la Cooperazione Gerd Müller e l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres. L'incontro, a cui hanno partecipato i rappresentanti di 40 Paesi e di organizzazioni internazionali, è stato organizzato su richiesta dei Paesi confinanti con la Siria, che negli ultimi anni hanno ospitato la stragrande maggioranza dei profughi, e dalle Nazioni Unite.

L´intento della conferenza era di "mandare un segnale di solidarietà alla regione e dimostrare che la situazione critica dei rifugiati rimane una ragione di preoccupazione per tutta la comunità internazionale1". In pratica questo significa che hanno discusso di fondi, di come convincere i Paesi donatori a stanziarne in maggior quantità e di come usarli in modo più efficace.

In Libano, su un totale di 1,5 miliardi di dollari necessari a coprire i bisogni primari dei rifugiati siriani ne sono stati stanziati solo 600 milioni. E stiamo solo parlando di interventi necessari quali la fornitura di materiale per la costruzione di tende e di latrine, l'organizzazione di programmi educativi di base o la winterization2. Tutte necessità cui al momento non si riesce a far fronte.

Altra questione chiave è stata la stabilità politico-sociale dei Paesi che ospitano i rifugiati. È anche questo un punto essenziale, considerato che nelle ultime settimane solo gli scontri a Tripoli - la principale città a nord del Libano – fra esercito libanese e membri di gruppi estremisti islamici (affiliati a ISIS o Nusra) hanno causato una ventina di vittime. Le ripercussioni della crisi siriana sono ben visibili in Libano, già profondamente diviso in fazioni politico-religiose.

Allo stesso tempo i partecipanti si sono impegnati a negoziare una risoluzione politica al conflitto in Siria, che determinerebbe una soluzione definitiva anche per i rifugiati. Si spera che questo succeda presto, anche se la crisi siriana si è nell'ultimo periodo intensificata piuttosto che attenuata.

Durante lo stesso evento, alcune ONG tedesche hanno organizzato una consultazione per il terzo settore, che ha riunito ONG tedesche ed internazionali insieme con ONG provenienti dalla Siria e dai Paesi confinanti. Una dichiarazione comune è stata stilata da includere fra i documenti ufficiali della conferenza. Questi i punti principali:

  • La comunità internazionale ha il dovere di dare supporto affinché i Paesi che maggiormente hanno accolto i rifugiati rispettino i loro obblighi e offrano protezione e assistenza. Anche il principio di non-refoulementnon-respingimento - deve essere garantito.
  • I Paesi ospitanti sono chiamati a sviluppare politiche inclusive basate sui diritti dei rifugiati.
  • La risposta umanitaria deve essere impostata su una prospettiva a lungo termine, dando la possibilità agli operatori umanitari di poter rispondere in modo flessibile ai bisogni della popolazione colpita dalla crisi.
  • Collegare azioni di emergenza a quelle di sviluppo, in modo da dare una prospettiva più ampia agli interventi, che possano coinvolgere sia i profughi sia le comunità ospitanti.
  • Facilitare l'accesso ai fondi per le ONG locali.
  • Tenere in considerazione in particolar modo le categorie vulnerabili.
  • Sulla base del principio della responsabilità condivisa, le ONG hanno lanciato un appello affinché Paesi al di fuori della regione accettino di ospitare almeno 180.000 profughi provenienti dalla Siria (il 5% del totale dei profughi) entro il 2016.

L´appello non è di grande portata, perché non definisce interventi da intraprendere sul campo, ma si basa sui principi generali di miglioramento dell´intervento umanitario. In ogni caso può essere considerato un punto di partenza per affrontare la crisi siriana in modo diverso. Tutte le organizzazioni devono infatti essere consapevoli che semplici interventi di emergenza non sono più sufficienti. Le azioni dovrebbero essere pianificate a lungo termine ed integrare interventi per i rifugiati e per le comunità ospitanti.

L'ultimo punto invece è particolarmente importante, perché i Paesi con più mezzi a disposizione sono chiamati ad essere co-responsabili e a farsi carico dei profughi. Cosa che, a livello di dibattito nazionale, richiede una certa maturità della classe politica nonché sagge politiche di integrazione.

 

Erika Bozzato -  volontaria nell'ambito del progetto europeo EU aid volunteers*.

 

In allegato puoi scaricare la dichiarazione in lingua inglese risultante dalla Conferenza di Berlino e il documento di posizionamento delle ONG che vi hanno partecipato.

Per un approfondimento sulla condizione dei profughi guarda il video di Melissa Fleming, capo Ufficio Comunicazione di UNHCR, alle TED Talk.

Per maggiori informazioni sui progetti di GVC in sostegno ai profughi siriani in Libano visita la sezione programmi del nostro sito.

 

********************************************************************

*Il progetto “Bridging the gap with volunteers: EU aid volunteers in LRRD missions” mira a sviluppare nuove forme di solidarietà a livello europeo attraverso il coinvolgimento diretto di volontari in progetti che puntano a rafforzare le comunità locali in paesi a rischio di disastri naturali o in fase di emergenza o post-emergenza. Il progetto è gestito da una cooperativa di tre ONG: GVC onlus, Alianza por la Solidaridad - Spagna e AWO International - Germania.

Per maggiori informazioni e per leggere i post scritti dai volontari vai al sito del progetto.

 


1) Traduzione dell´autore. Qui l'originale

2) Rientrano sotto il termine winterization tutte quelle azioni volte a supportare i profughi durante l´inverno, che in alcune zone del Libano è rigido, con temperature al di sotto dello zero. Per esempio la fornitura di coperte, materassi stufe, materiale da combustione, e in alcuni casi vestiti invernali.