La nostra cooperante Lilli Marinello racconta i giorni convulsi nelle piazze argentine. Donne e uomini contestano la riduzione della pena ai militari accusati di lesa umanità. Grazie alla misura del “2x1”, ora, vedranno dimezzata la loro condanna. Tutto questo mentre ancora c’è chi soffre per la “desapariciòn” di un figlio, una figlia o di nipoti nati nelle carceri clandestine e mai recuperati.
10 maggio 2017, Rosario - In questi giorni, l’Argentina torna a occupare le piazze, in una nuova giornata di mobilitazione e di lotta. Questo mercoledì, come una settimana fa, le piazze del paese si sono riempite di migliaia di persone che hanno detto no alla sentenza della Corte Suprema di Giustizia che prevede la riduzione alla metà degli anni di carcere per i responsabili dei delitti di lesa umanità dell’ultima dittatura: 2x1, come nei supermarket. Se venisse approvata dalle Camere, sono centinaia i repressori che potrebbero essere scarcerati. Alcuni di questi, hanno già fatto domanda. Un colpo durissimo per la lotta delle madri che quest’anno compie 40 anni e che ha rappresentato un simbolo e un precedente per tutto il mondo: la lotta per la verità, la memoria, la giustizia. Non la vendetta. Perché i repressori e i loro complici sono stati sottoposti, in questi anni, a processi regolari, con tutte le garanzie e la protezione della legge e dello Stato.
Oggi, molti, anche appartenenti all’attuale partito di Governo, si distanziano dai giudici della Corte suprema, anche se non manca il cinismo di certi funzionari che dicono che le priorità della gente sono altre, che sono passati 40 anni e che bisogna dimenticare, che la preoccupazione della gente è “l’insicurezza e l’inflazione”. Per fortuna, la mobilitazione popolare e le reazioni politiche hanno messo un freno a quella che da molti viene definita una aberrazione giuridica, contro gli stessi trattati internazionali che il paese ha sottoscritto.
La piazza oggi è piena ed è importante restituire alle madri l’abbraccio che loro hanno dato a una società intera, quarant’anni fa, con un esempio di lotta che ha attraversato il continente e il mondo, trasformando l’enorme dolore per la perdita e “desapariciòn” di un figlio, una figlia o di nipoti nati nelle carceri clandestine e mai recuperati, in un atto di coraggio e di lotta. Molte di loro sono anziane, molte non potranno più recuperare i nipoti o i resti dei loro cari, ricostruire quelle storie di vita interrotte bruscamente, ma sono qui, come quarant’anni fa e la piazza, le piazze sono con loro.